Le fotografie del Guardian

  • didascalia: Sun seekers relax on the beach at Littlehampton, West Sussex, yesterday, where the temperature reached 26C (79F). Thermometers in London at one point touched 30C (86F)
  • firma: Jonathan Brady/PA Wire
  • fonte: The Guardian, 20/08/2012, pagina 4
  • titolo articolo: Pebble dash. Sunshine fills beaches

Durante i mesi estivi la nostra redazione ha continuato il consueto monitoraggio sui mezzi di comunicazione, anche internazionali. In particolare, è stata notata una insolita “distrazione” che ha portato il Guardian, una delle nostre testate preferite, a pubblicare la stessa fotografia due volte nello stesso numero. Lunedì 20 agosto, infatti, alle pagine 4 e 8 del quotidiano londinese è apparsa la stessa foto-notizia, impaginata con un taglio leggermente diverso, ma con identico titolo e quasi identica didascalia.

  • didascalia: Sun seekers relax on the beach yesterday at Littlehampton, West Sussex, where the temperature reached 26C (79F)
  • firma: Jonathan Brady/PA Wire
  • fonte: The Guardian, 20/08/2012, pagina 8
  • titolo articolo: Pebble dash. Sunshine fills beaches

Non abbiamo spiegazioni plausibili dell’accaduto, se non il fatto che, come spiegato nella didascalia dell'immagine a pagina 4, il termometro a Londra ha toccato i 30 gradi centigradi, un record che per gli algidi standard inglesi evidentemente ha messo in difficoltà i redattori del Guardian.
Da notare che negli stessi giorni sui siti dei quotidiani italiani abbiamo assistito alla solita carrellata di immagini di futile intrattenimento, che vi risparmiamo per evitare accostamenti tra realtà incommensurabili.

  • didascalia: Passengers on the roof of an overcrowded train heading from Dhaka to Jamalpur, as millions of people returned home from the capital to celebrate the Eid al-Fitr holiday
  • firma: Andrew Biraj/Reuters
  • fonte: The Guardian, 20/08/2012, pagine 16-17 e pagina web Eyewitness: http://www.guardian.co.uk/world/picture/2012/aug/20/eyewitness-bangladesh#_
  • titolo articolo: Bangladesh

I più strenui sostenitori, all’interno della redazione di fotoinfo.net, dell'assoluta superiorità del Guardian in fatto di fotografie, nel notare la “venialità” e la scarsa significatività della distrazione redazionale sopra descritta, mettono invece in luce quanto illuminate siano le scelte del quotidiano britannico sull'informazione visiva, a partire, per esempio, dall’app per iPad denominata Eyewitness. Grazie a essa, ogni giorno viene proposta un'immagine fotogiornalistica di grande qualità ed efficacia informativa che va a formare un archivio i cui ultimi mesi sono liberamente consultabili su iPad. Le immagini, di grande impatto, sono d’altra parte proprio le stesse che quotidianamente il giornale cartaceo pubblica in doppia pagina, nel cosiddetto “centerpiece”.

  • didascalia: Audience members wave flags during the traditional finale to the Last Night of the Proms at the Royal Albert Hall
  • firma: Yui Mok/PA
  • fonte: http://www.guardian.co.uk/world/picture/2012/sep/09/eyewitness-london#

A pagamento, invece, si possono ottenere altre tre immagini al giorno scelte dalla redazione fotografica del quotidiano tra le migliori immagini che i network o i fotografi di staff sono stati in grado di produrre. A dire il vero, sul sito le immagini, più di un migliaio, sono visibili gratuitamente, a partire dalla prima, pubblicata oltre tre anni fa. Ma la mobilità e la elegante comodità dell’iPad hanno un prezzo.

Un tempo i fotografi riuscivano a contrattare con gli editori compensi diversificati a seconda dell'utilizzo che delle loro foto veniva fatto. Da tempo le cose sono cambiate e siamo quasi certi che i fotografi, le cui fotografie entrano a far parte della selezione di Eyewitness, non ricevono alcun bonus per questo ulteriore utilizzo delle loro immagini, che nel caso dell’app a pagamento generano nuovi utili all’editore. I fotogiornalisti, in base a questi contratti "flat", che significano accordi onnicomprensivi, non vengono più premiati economicamente per la pluralità degli usi delle loro immagini, ma soltanto avendo maggiori occasioni di visibilità. Solita pacca sulla spalla, insomma e un “bravo!” virtuale.

Alcuni colleghi sostengono che, a conti fatti, il fotogiornalismo è diventato soltanto una parte dell'attività professionale: quella che rende il fotografo "visibile", che lo fa sentire "impegnato" e soddisfatto per aver dato un fondamentale contribuito, con le proprie testimonianze visive, all'informazione sugli eventi della contemporaneità. Le fonti di sostentamento i fotogiornalisti, sempre più spesso, devono andarsele a cercare altrove: nella fotografia utilizzata per la comunicazione aziendale, nel comparto commerciale, nella pubblicità.

Marco Capovilla