London Calling

  • didascalia: no didascalia
  • firma: no firma
  • fonte: http://www.repubblica.it/2003/e/gallerie/esteri /londopo/2.html
  • titolo articolo: Attacco a Londra, il giorno dopo
  • nota: no
E questa è dura: è un attacco visivo, le parole non servono.
Com'è già successo il nostro sistema è stato attaccato mediaticamente.
Usando tutti i mezzi a nostra disposizione, colpendo in pieno il trasporto e la comunicazione. Sembra che la produttiva ubiquità che cerchiamo nella tecnologia oltre che seguirci in vita ci segua anche in morte.
L'ubiquità della morte e di conseguenza del terrore ad aumentare il senso di panico e sconforto generalizzato che si diffonde tra tutti quelli che appartengono a culture occidentali.
Quasi non si morisse una volta sola.
Il messaggio è chiaro:-"ora provate sempre più terrore", non è uno solo a dirlo.

--> FOTO

E' detto in mondovisione, sottolineando la nostra solitudine. Noi, soli.

--> FOTO

La reazione dell'occidente sarà mediaticamente adeguata?
Guardiamo le immagini che sono state diffuse: sono quelle delle testimonianze dirette, pixelate, mangiate dalla compressione software, ad aumentare se possibile l'incertezza, la non definizione della realtà, il "blur". L'angoscia si basa su quello. I sogni: degli incubi.
Il primo che cinematograficamente ha usato questa nuova sintassi visiva per esprimere "materiale onirico", il "non definito", credo sia stato Dennis Hopper in "Easy Rider", girando una scena di allucinazioni da lsd in 16mm, completamente sgranata e sfocata, abusando del mezzo tecnico. Poi si è aggiunto nell'era digitale Wim Wenders con "Fino alla fine del Mondo" girando in 120mm il film e il materiale onirico in digitale a bassa resa, pixelato. Montando alternativamente realtà e sogno.
Noi quest'alternanza, questo sincopato tra realtà e incubo, ora l'abbiamo nei media.
E' la realtà, al contrario di Wenders, ad essere sfocata e mossa, mangiata dai difetti.
Con una luce in fondo al tunnel.
Documentata da chi ha vissuto gli eventi e pubblicata in tempo zero nello stesso luogo, "internet", dove è stata poi fatta la rivendicazione.
E' la prima volta di fatto che i giornali worldwide vengono fatti con le immagini dei testimoni oculari e probabilmente il web come strumento di informazione, con questo evento, ha superato la tv.
Gli organizzatori degli attentati hanno anche potuto godersi gli effetti del loro agire sulle singole persone e sulla psiche di una cultura, e gli investigatori ne cercheranno le tracce, nei back-up dei server.

--> FOTO

E' un "incubo" perché ora possiamo vedere, nel wire, nel web, quello che hanno vissuto i superstiti.
Fuori vediamo professionisti all'opera, garanti (almeno ci provano) della sicurezza, le strade vuote, l'assenza, la sospensione della vita. Tutti tesi a reagire, e la reazione purtroppo non potrà che prevedere una meccanica violenza.

Scorrendo tutte le immagini rimane solo il gusto amaro di averle già viste in Medio Oriente.

--> FOTO

Come se la seconda intifada avesse varcato il muro.
Esportando un prototipo, un modello.