Il fotografo fantasma.

  • fonte: Repubblica del 20 settembre 2007
Articolo "Io, con gli schiavi del mare", con annuncio in prima pagina: reportage su tre intere pagine sulle condizioni dei clandestini in attesa di imbarcarsi dalla Tunisia verso l'Italia. Il servizio è molto dettagliato e contiene anche parecchi riferimenti alla vicenda dei due giornalisti (uno di Repubblica, Francesco Viviano, uno delle Iene, Luigi Pelazza) e alle loro traversie per arrivare a stare nel covo dello scafista insieme ai futuri clandestini. Il racconto si interrompe bruscamente prima dell'imbarco, facendo intuire che la traversata non è mai stata fatta dai due reporter.
  • didascalia: Gli sbarchi infiniti. Clandestini a Lampedusa dopo essere stati soccorsi.
  • firma: Alessandro Fucarini/AP
  • fonte: Repubblica del 20 settembre 2007
Il testo è accompagnato da una foto di apertura (a colori, generica sugli sbarchi d'immigrati in Italia) di agenzia (AP, autore Alessandro Fucarini), che ci suggerisce alcuni elementi della storia (la durezza della traversata, gli uomini spossati, la destinazione raggiunta). Nota bene: questi elementi non saranno presenti nel reportage, ma sono stati reputati imprescindibili dalla redazione.
Nelle due pagine che ospitano il vero cuore del racconto, invece, troviamo una serie di immagini in bianco e nero, realizzate nello stesso ambiente. Le foto sono firmate (Nicola Barraco) e hanno solo una didascalia molto generica, valida per tutte (senza dettagli sulle singole immagini). La didascalia recita: Il "covo". I nordafricani nel magazzino di La Chebba in attesa di imbarcarsi. Foto di Nicola Barraco.Possiamo dedurre che le fotografie sono state scattate nello stesso ambiente (d'altronde il racconto è particolarmente claustrofobico) dal ripetersi di alcuni particolari dell'arredamento. Le persone che vengono inquadrate corrispondono alle descrizioni fatte nel testo. Insomma, molti elementi ci fanno pensare che le foto siano autentiche e che siano davvero relative al reportage.
  • didascalia: Il "covo". I nordafricani nel magazzino di La Chebba in attesa di imbarcarsi.
  • firma: Nicola Barraco
  • fonte: Repubblica del 20 settembre 2007
Però nel testo non si fa mai cenno alla presenza di un fotografo. Nemmeno ad un suo rapido blitz. Certo è possibile che si sia voluto semplicemente estrometterlo dal racconto, ma è strano, perché avrebbe avuto titolo di far parte del pathos della vicenda. Inoltre, supponiamo che non sia stato semplice convincere gli aspiranti clandestini, e/o lo scafista, ad accettare la presenza di un terzo italiano, munito di fotocamera, in una situazione tanto delicata. Ma è stato di sicuro accettato, perché i soggetti mostrano di essere tranquillamente consapevoli della sua presenza. Perché non raccontare di lui, quindi?
Perché rovinare un servizio ben fatto con un apparato paratestuale (didascalie) penoso e un'omissione clamorosa di spiegazioni sull'origine delle immagini?
Potevano anche essere collocate fuori dal testo, come si è fatto per segnalare il servizio televisivo delle Iene.
Forse le immagini sono tratte dalle riprese fatte da Pelazza? Allora perché inventarsi un terzo nome per il fotografo?
Oppure hanno così poca importanza da non meritare nessuna spiegazione?