Informazione, illustrazione, decorazione, fregio, stencil

  • firma: fotografia non firmata
  • fonte: La Repubblica, 9 dicembre 2007, pagine 30-31
In questa rubrica spesso stigmatizziamo i comportamenti, che sembrano oramai inestirpabili, della stampa nostrana, nella quale le fotografie sono utilizzate come generiche illustrazioni, o come riempitivi, oppure come macchie di colore. La Repubblica, secondo quotidiano nazionale per diffusione e campione indiscusso in questi usi poco edificanti della fotografia nel campo giornalistico, ancora una volta ha voluto sorprenderci, riuscendoci.
Domenica 9 dicembre è apparsa una doppia pagina in cui la fotografia ha fatto un salto di statuto che mai ci saremmo aspettati, né, tantomeno, augurati: dimenticata la sua funzione informativa, archiviata per un momento quella più banalmente illustrativa, superata perfino quella semplicemente decorativa, è diventata, nell’economia della doppia pagina, un vero e proprio fregio. Un fregio, sì, come quegli ornamenti architettonici con andamento orizzontale che allietano e illeggiadriscono le pareti, a volte troppo serie e cupe, di vecchi palazzi nobiliari. O forse no, nemmeno di un fregio si tratta, in questo caso, ma di uno stencil.
L’articolo (C’era una volta il Belgio) a cui si accompagna la fotografia apparsa alle pagine 30 e 31, affronta il tema del vuoto di potere in Belgio a sei mesi dalle elezioni politiche. E dunque, se ancora si ritiene che ci debba essere coerenza tra testo ed immagini in un mezzo d'informazione, ci si dovrebbe aspettare di vedere nella pagina delle foto che parlano di attualità politica, delle foto che aggiungono informazione, che integrano l'analisi dell'abnorme situazione politica che il Belgio sta vivendo da mesi. Invece, le legittime aspettative del lettore sono destinate a rimanere deluse. Non soltanto per la scelta (banale e generica) delle immagini stesse, ma soprattutto per le scelte dell'impaginazione.
  • firma: fotografia non firmata
  • fonte: La Repubblica, 9 dicembre 2007, pagine 30-31
La fotografia originale, che è quella in alto a sinistra nella pagina, riproduce una serie di facciate tipiche di altrettante abitazioni storiche, le Case delle Corporazioni, nel mercato di Bruges, importante città del nord del Belgio.
  • firma: fotografia non firmata
  • fonte: La Repubblica, 9 dicembre 2007, pagine 30-31
La stessa fotografia, ribaltata sinistra/destra per rotazione lungo l'asse verticale, occupa per intero la parte in alto della pagina di destra. Naturalmente le scritte “Le panier D’Or”, “Restaurant” e tutte le altre, sono state così ribaltate e pertanto rese illeggibili.
  • firma: fotografia non firmata
  • fonte: La Repubblica, 9 dicembre 2007, pagine 30-31
Ma il vero prodigio, ciò che rende la doppia pagina in questione più simile ad una scatola di cioccolatini che a un quotidiano, più parente di una carta per i regali di Natale che di un impaginato di giornale, è il tocco finale delle quattro foto in basso.
  • firma: fotografia non firmata
  • fonte: La Repubblica, 9 dicembre 2007, pagine 30-31
Qui c’è la prova definitiva che la maestria dei grafici di Repubblica si colloca a livelli, al momento, inarrivabili: le foto, oltre ad essere state ribaltate come quelle già descritte in alto, per fare in modo che la pagina di destra sia la copia speculare di quella di sinistra, sono state anche ribaltate sotto-sopra, in modo che la pagina abbia un suo centro intorno al quale, proprio come sul coperchio di una scatola di caramelle, o in un gioco dell’oca, tutto gira e si rispecchia. O come i graziosi stampini con cui si decorano le stanze da letto dei bambini.

E' pur vero che Eugenio Scalfari nel lontano 1987, nel presentare il nuovo magazine "Il Venerdì", aveva parlato di funzione "esornativa" della fotografia, ma qui sembra quasi che l'ufficio grafico del quotidiano abbia preso fin troppo alla lettera le sue parole.

Sottoporremo questa pregevevole impaginazione alla SND (Society for News Design - http://www.snd.org/ ) o ai membri di Visual Editors (http://www.visualeditors.com/ ) per farli morire d’invidia e mostrare loro le nuove frontiere del design grafico dei giornali italiani.

Marco Capovilla