Il falso è sempre attuale

  • didascalia: Il manifesto celebrativo del 25 aprile realizzato dalla Regione Liguria, affisso in strada.
  • firma: foto non firmata
  • fonte: andreacevasco.com
  • nota: particolare dell'immagine pubblicata sul sito
Osservatorio questa volta si occupa di una triste storia di fotografia violata, che si articola in tre movimenti. E' una storia che riguarda il giornalismo, ma non solo. E purtroppo è senza lieto fine.

Mancava poco alla festa della Liberazione del 2009 e la Regione Liguria si apprestava a preparare un manifesto celebrativo. Il testo veniva scelto dalle note di un partigiano (Aldo Gastaldi, detto "Bisagno"). La foto, invece, spunta da un mazzetto di scatti d'epoca, messi a disposizione dell'Istituto della Resistenza: quattro uomini chini su una mappa, in un interno luminoso, camicie spiegazzate ma capelli a posto e sorrisi partecipi. Una immagine frutto del lavoro di un anonimo fotografo. Apparentemente un'istantanea, ma in realtà no. Infatti si tratta di una foto posata (oggigiorno si direbbe staged), realizzata su richiesta di un cronista dell'epoca, a detta di Elvezio "Il Santo" Massai.
Partigiano anch'egli, è coprotagonista dell'immagine incriminata, e ne racconta la genesi in un'intervista pubblicata dal quotidiano Il Secolo XIX.

Non bastava, però, avere un'immagine fasulla. D'altronde andava bene anche ai giornali del 1945, sostiene Massai, che la pubblicarono come "vera". C'era ancora qualche elemento "di disturbo": le armi, una bomba a mano e una rivoltella che i partigiani tengono in bella vista sul tavolo, sono sembrate poco attuali, tanto poco da meritarsi di sparire sotto un rassicurante ritocco fotografico.
  • didascalia: Il manifesto ufficiale della Regione Liguria
  • firma: foto non firmata
  • fonte: Il Giornale del 21 aprile 2009, pagina 1
Il Giornale proditoriamente svela l'inganno e punta il dito, lasciandosi andare a considerazioni varie e svariate in un colorito articolo a firma di Diego Pistacchi, pubblicando l'immagine addirittura in prima pagina il 21 aprile scorso. Giunta e Consiglio regionale sono costretti a correre ai ripari, sconfessando la scelta dell'immagine ("non siamo stati noi") ma ormai la frittata è fatta e rimbalza tra le pagine di molti giornali (sul Corriere della Sera, ad esempio).
  • fonte: corriere.it
  • nota: elaborazione che mette a confronto lo scatto originale (sopra) e quello pubblicato sui manifesti (sotto)
Ci sarebbe da stendere un velo pietoso (soprattutto per la memoria di chi in quella Liberazione ha davvero creduto e ne ha pagato il prezzo) visto che non c'era nessun bisogno di edulcorare la realtà (anche se non è chiaro chi abbia deciso di epurare la fotografia) ne di spacciare per vera una storia realizzata con immagini costruite.

E' comunque davvero desolante rendersi conto che a scandalizzarsi per primi siano state le testate (Il Giornale in testa) che con assoluta disinvoltura praticano il fotoritocco e l'utilizzo distorto delle fotografie (tanto per citare solo gli ultimi episodi si vedano i nostri interventi "La fotografia al servizio dell'ideologia", "Fotomontaggi di cronaca" e "I nostri quotidiani e la fotografia").

Questa storia aiuterà a capire che l'uso spudorato della fotografia, piegata ai propri scopi, fa solo danni e porta ben poco lontano? Che esiste un rapporto di correttezza con chi guarda le immagini che esige serietà e onestà nell'uso del linguaggio fotografico?

Speriamo di sì, ma siamo purtroppo certi che questo non sarà l'ultimo Osservatorio con questo tema.