Rapporto di Reporters sans Frontière

Nel Rapporto di Rsf sulla linertà di stampa nel mondo, un volume di più di 600 pagine, abbiamo scoperto molti casi che riguardano direttamente l'informazione visiva e ne riportiamo qui alcuni. Negli Stati Uniti (pp.174/177) dove gli effetti del'11 settembre si fanno ancora sentire "più che l'informazione, l'amministrazione Bush cerca di controllare la sua immagine" soprattutto per ciò che riguarda la base militare di Guantanamo dove sono detenuti i presunti membri di Al-Qaida. Il 10 gennaio del 2002 a numerosi giornalisti viene notificata l'interdizione a diffondere le immagini dell'imbarco a Kabul di venti prigionieri per Guantanamo; il portavoce del Pentagono spiega che le immagini sarebbero degradanti per i prigionieri e quindi contrarie al dettato delle convenzioni internazionali. Ma i media aggirano l'interdizione. L'11 settembre a Guantanamo la camera di una troupe di Rai1 è perquisita dalle autorità militari che sospettano la presenza di riprese effettuate in luoghi non autorizzati. Da questo momento il lavoro di tutta la stampa a Guantanamo sarà ancor più controllato. Il 16 settembre è arrestato dalla polizia pakistana, al confine pakistano afghano, l'aiuto operatore della televisione Al-Jazira Sami Al-Haj; il comunicato della polizia giustifica l'arresto con il fatto che il passaporto, perduto il 15 dicembre del 2001, del dipendente della tv araba "potrebbe essere male utilizzato da sconosciuti". Al-Jazira riceve ad aprile 2002 - dal Comitato internazionale della Croce Rossa - la comunicazione che Sami Al-Haj è detenuto a Guantanamo. Alla fine dell'anno l'avvocato della televisione non ha ancora ottento il visto per gli Stati Uniti. Nel capitolo dedicato a Israele e ai territori occupati (pp 560/575) viene riportata, fra le altre, la vicenda dell'italiano Raffaele Ciriello, fotoreporter accreditato dal Corriere della sera, ucciso a Ramallah il 13 marzo 2002 ( vedi anche news). In Francia (pp 429/436), "il paese con una legislazione sulla stampa fra le più retrogade, in materia di libertà d'informazione, nell'Unione europea" molti sono i fotoreporter e operatori aggrediti e picchaiti durante manifestazioni politiche pubbliche. Il 4 aprile la Corte di Cassazione francese ha dichiarato innoceti i 9 fotoreporter che inseguivano l'auto della princepessa Diana Spencer dalle accuse di omicidio, ferite involontarie e mancata assistenza a persona in pericolo. Per Italia (pp442/445) non si parla di operatori dell'informazione visiva ma di un paese dove "il pluralismo dell'informazione non è garantito, la sola grande democrazia occidentale dove la maggioranza dei media audiovisivi, sia pubblici che privati, sono controllati, direttamente o indirettamente, dal potere costituito."
Carlo Cerchioli 5 maggio 2003