Il nove settembre é morta all’eta di 101 anni la regista Leni Riefenstahl, soprannominata “l’occhio del Terzo Reich “.
Tralasciando le sue indubbie capacità cinematografiche nel rappresentare il gigantismo e l'invincibilità della nazione tedesca sia attraverso il film sul congresso del partito Nazista a Norimberga (il trionfo della volontà, 1933) che quello sui giochi Olimpici del 1936,
tralasciando anche di discutere il suo ruolo, le sue frequentazioni e l’evasività dei suoi giudizi su quel terribile periodo (queste le risposte più comuni che ha sempre fornito sull’argomento e oltre le quali non è mai andata : “Non potevo sapere" - "Non si poteva fare niente" - "C'era anche del positivo" - "Abbiamo fatto anche della resistenza, in un certo modo" - "Anche le altre nazioni hanno..." - "Perché non si smette di parlare di quell'epoca)
saremmo più propensi a raccontare qualcosa del suo lavoro fotografico, intrapreso dopo la fine della guerra, una volta uscita indenne, al contrario del suo compagno di avventure e celebrazioni , architetto Albert Speer, dal processo di Norimberga .
Il reportage di cui ci occupiamo riguarda le popolazioni dei Nuba, in Sudan : lavoro che può essere preso in considerazione se non altro per quegli aspetti documentari che ci mostrano gli usi e le abitudini di quelle popolazioni : le pecche invece sono legate al fatto che non se ne intravede alcuna struttura interna che possa supportare un percorso narrativo: sembra spesso che la R. rincorra la bellezza dei corpi pensando alla magia di Olimpia: ma i Nuba non sono ne modelli ne atleti, e, forse, non c’è niente da celebrare o esaltare se non disporsi con un occhio più umile ed attento ad osservare la loro vita quotidiana .
Per questo il lavoro risulta piatto, banale e francamente sembra più quel tipo di fotografia dettata dalla curiosità dovuta alla diversità altrui come quella dei turisti catapultati in un mondo diverso
dal loro ordinario. D’altronde anche gli altri lavori con i quali ha cercato di raccontare l’Africa soffrono di questa superficialità.
E pensare che la Riefenstahl ha frequentato le montagne dei Nuba dal 62 al 77
(con una drammatica puntata anche nel 2000 nel pieno della guerra civile)
ed avrebbe almeno avuto modo di riflettere sul cosa fare di quell'argomento.
Le accordiamo le attenuanti di una signora più che cinquantenne coraggiosa e dotata di
spirito di avventura .ma dobbiamo senza dubbio registrare questo lavoro come un’occasione mancata.
bibliografia consigliata :
per capire quei tempi :
Christiane Kohl: L’ebreo e la ragazza ed Baldini e Castoldi
La storia di Irene Scheffler, giovane fotografa nella Norimberga dei primi anni trenta
Per le foto dei Nuba e tutti gli altri suoi lavori :
http://www.leni-riefenstahl.de/eng/dienuba/1.html
Marco Vacca