Grazia Neri Makadam e i videotelefoni

Emage, laboratorio multimediale dell'agenzia fotogiornalistica Grazia Neri, ha prodotto Makadam, un mensile free-press realizzato per dare spazio alla fotografia scattata esclusivamente con i telefonini della nuova generazione.  

Riflessione

E così la premiata agenzia Grazia Neri si diletta nel semplice gioco dello stare nel mainstream delle fesserie di moda. Chiunque può diventare fotografo, pur utilizzando un succedaneo di macchina fotografica. Tutti potranno arricchire lo stock di immagni e addirittura guadagnarci su, se le stesse verranno impiegate per usi ed iniziative editoriali, sottraendo un 75 per cento del ricavato (a noi miseri professionisti con anni di esperienza e suole consumate ci succhiano via il 50-55%, quindi cari foto-telefonisti fatevi furbi e cominciate ad alzar almeno la posta!) Niente in contrario verso queste intriganti modernità se a prendere iniziative del genere sono gli addetti ai lavori della telefonia mobile o chi quei telefoni produce, ma se a impegnare risorse ed energie su progetti simili è una seria e storica agenzia fotografica italiana vuol dire che siamo almeno un po’ scesi di tono. Una volta si presupponeva che da quelle parti si investisse per  produrre del buon fotogiornalismo, per migliorare la conoscenza propria ed altrui, adesso si preferisce elevare il voyeurismo e la cretineria ad immagine titolata. Ritenere che per capire e rappresentare il mondo basti guardare attraverso qualche buco della serratura era un concetto al quale non mi sembra fossimo ancora arrivati...ed invece eccoci qua!

Auguri allo staff di Emage!

 Marco Vacca

*riceviamo e pubblichiamo, sollecitando nuovi interventi sul tema*

Caro Marco

ho letto la tua riflessione su Makadam e vorrei farti, farmi e farci - parlo di noi che facciamo questo mestiere- alcune domande.
Siamo proprio sicuri che il diritto di raccontare appartenga a pochi e che per poterlo esercitare serva la patente di professionista?
Siamo proprio sicuri che le immagini che mia zia scattaquotidianamente nel suo ambiente  non siano culturalmente, socialmente e giornalisticamente interessanti?
Siamo proprio sicuri che se al G8 non ci fossero state 10, 100, mille telecamerine avremo avuto la stessa consapevolezza di quello che è successo?
Siamo proprio sicuri che la fotografia, quella che racconta un epoca, la gioia e la sofferenza, le abitudini e le anomalie, non debba essere protetta e salvata prescindendo dal nome degli autori?
Siamo proprio sicuri che non spetti ai professionisti e agli operatori del settore aiutare i cosiddetti dilettanti a meglio esprimersi?
Siamo proprio sicuri che sia possibile raccontare il mondo solo con una macchina fotografica "di marca"  e non anche con i suoi succedanei, come tu chiami i telefonini?
Siamo proprio sicuri che il cellulare con fotocamera sia solo una moda e non sia altrettanto modaiolo e più anacronistico girare con la Leica al collo? Professionisti o dilettanti che siano?
Tante domande. A qualcuna so rispondere a qualcuna sto ancora pensando.
Forse sarebbe meglio che ci pensassimo tutti e in fretta.
E, forse, dovremo anche smetterla di chiuderci in sterili e antiquate corporazioni.

Marcello Mencarini
direttore responsabile di Makadam