Washington, il National Geographic e il lavoro gratuito

Dopo quello della Caritas, sul quale ci siamo già espressi, ecco a voi un altro concorso in odore di truffa, questa volta indetto dal prestigioso National Geographic.

L’International Photography Contest funziona più o meno così: ogni redazione delle varie edizioni del National Geographic in giro per il mondo indice un premio locale (Local Contest) in un periodo compreso tra il 1 dicembre 2006 e il 31 ottobre 2007; il premio è suddiviso in categorie (people, landscapes, animals, photo essays); le foto dovranno essere inviate rigorosamente in formato digitale; ogni vincitore locale parteciperà alla selezione internazionale che avverrà tra il 21 e il 27 novembre 2007.

Bene, e cosa mette in palio una delle più famose riviste del mondo?

Il vincitore internazionale (scelto tra i vari vincitori locali) si vedrà pubblicato sul National Geographic e si vedrà pagato il viaggio per la premiazione a Washington D.C., sede centrale della National Geographic Society, per un massimo di $ 2.000 (che dovrà anticipare lui, esibendo una carta di credito valida alla reception dell’hotel prima della registrazione).

E poi?
Basta.
Anzi no!

Per contraccambiare l’onore e la gloria perpetue a lui donate dalla National Geographic Society egli dovrà perpetuamente rinunciare a tutti i diritti sulle immagini inviate per il concorso, a tempo indeterminato, come recita il bando di concorso:

By entering the Contest, all entrants grant a royalty free irrevocable perpetual non-exclusive license in the entries to Authorized Parties, and acknowledge that Authorized Parties may use the entries and a name credit in any media now or hereafter known, without the restriction, including commercially using and exploiting the entries to fullest extent possible).

Inoltre tutte le immagini potranno essere usate (e anche modificate) per qualsiasi scopo (anche commerciale) dalla rivista e dai suoi sponsor.

Come se non bastasse, questo vale per tutti i partecipanti al concorso, non solo per i vincitori.

Ai partecipanti resta però il dovere di procurarsi tutte le liberatorie necessarie a pubblicare l'immagine delle persone fotografate:

If the photograph contains any material or elements that are not owned by the entrant and/or which are subject to the rights of third parties and/or if any persons appear in the photograph, the entrant is responsible for obtaining any and all releases and consents necessary to permit the publication and use of the photograph in a manner set forth in the Official Rules without any additional compensation. If any person appearing in any photograph is under the age of majority, the signature of a parent or legal guardian is required on each release.

In parole povere: partecipo al concorso, non vinco, e domani o tra dieci anni posso vedere una mia foto pubblicizzare una bibita o una macchina fotografica o un abbonamento al National Geographic senza vedere il becco di un quattrino. Se invece partecipo al concorso e vinco, pubblicano il mio lavoro rimborsandomi solo le spese per una visita in redazione.

Ancora una volta è difficile non vedere dietro queste operazioni un metodo per raccogliere gratuitamente belle immagini da utilizzare negli anni e senza limiti.

I criteri di valutazione delle immagini partecipanti all'International Photography Contest (Judging Criteria) sono due: la creatività (Creativity) e la qualità fotografica (Tecnica? Nel regolamento si parla di Photographic quality). Le immagini scelte nelle edizioni precedenti in effetti sono ottime e professionali. Non si tratta dunque di un concorso per fotoamatori ma per seri professionisti.

Dunque viene da fare un’ulteriore considerazione.

Evidentemente sono più importanti la veicolazione delle proprie foto e il mezzo che le diffonde rispetto al lavoro che sta dietro alla realizzazione di un reportage: chi decide di partecipare all'International Photography Contest - se lo fa conoscendo le regole ed essendo consapevole che queste comportano moltissimi doveri e pochissimi diritti per i fotografi - stabilisce che regalare una foto o un servizio al National Geographic è un buon investimento per il prosieguo della carriera.

Il professionista partecipa credendo che il suo nome posto accanto ad una foto usata dal National Geographic sia garanzia di ampliamento della propri immagine ed evidentemente foriero di nuove opportunità professionali.

Ma siamo sicuri che sia così?

La sopravvivenza di un fotografo non dipende dalla vittoria ad un concorso, mentre sempre più spesso la sopravvivenza di una rivista dipende da quanti fotografi le regalano immagini. Senza questi ultimi doni la rivista muore. Ma forse senza questo tipo di rivista il fotografo respirerebbe.

Pensiamoci.


Leonardo Brogioni