Il futuro del (foto)giornalismo

Un articolo di Marie Bénilde, apparso sull'edizione italiana di Le Monde Diplomatique del 28 Settembre 2008, dal significativo titolo "Giornalista, o copista multimediale?" ci spinge ad alcune riflessioni sul futuro del fotogiornalismo.

Uno dei problemi principali di un'informazione sempre più multimediale (fatta e consumata per e su internet) è quello della concentrazione di notizie, degli imbuti informativi online. I motori di ricerca che raccolgono e distribuiscono notizie a milioni di utenti sono i siti di informazione più consultati (riuniscono news provenienti da altri siti e dalle agenzie di stampa: ad esempio orange.fr), ma non hanno una linea editoriale, e quindi il "rischio è l'appannamento, l'estinzione di identità di ogni testata in nome di un aumento della produttività, a scapito della qualità", scrive la Bénilde. “Il professionista dell'informazione si trasforma in lavoratore «multisupporti» e «multicompiti»”. Un corrispondente di Liberation ha ammesso di lavorare 15 ore al giorno per il blog del giornale, sottraendo tempo ed energie al suo lavoro principale di operatore dell'informazione.

Cosa fa dunque il giornalista oggi, si domanda la Bénilde? Rende noto ciò che già lo è, mostra ciò che già si vede: non approfondisce, non indaga, non esprime opinioni, non cerca la verità, non è indipendente.
Ma questo è proprio quello che invece si dovrà fare per sfruttare al meglio le potenzialità di internet: e qui si può inserire con successo la fotografia, e questo è quello che già alcuni fanno: prima di tutti il Washington Post con i suoi contenuti multimediali disponibili anche in podcast; un quotidiano (online) nel quotidiano (offline), che - ad esempio, ma è solo uno dei tanti - ci fa entrare nelle scuole superiori USA (con metal detector, guardie private, casino e ingestibilità degli studenti) facendocene vivere il clima e l'atmosfera non propriamente pedagogica né didattica.
Oppure come fanno certi siti definiti di contro-informazione (fa sempre una certa tristezza chiamarli così perchè in realtà fanno solo il loro dovere), siti indipendenti che analizzano e prendono posizione; magari siti che trattano argomenti settoriali (come fotoinfo.net) ma che, appunto, propongono un approfondimento indipendente e utile.

I siti "dipendenti" cercano di rimpinzarsi di video, di scimmiottare la tv, di seguire gusto e pensiero dominanti.

I contenuti multimediali su internet vengono fruiti volentieri, perchè simili al video, alla televisione, veloci e - diciamolo - talvolta superficiali come essa. Chi li guarda nota la pubblicità che gli sta a fianco.
I sedicenti siti di informazione rischiano di diventare contenitori pubblicitari il cui scopo è quello di assecondare le richieste degli utenti/clienti degli inserzionisti. Ancora una volta i mass media vanno a traino della pubblicità, assecondano invece di proporre, sfruttano invece di informare.

Ma le richieste del pubblico sono altre rispetto a quanto imposto dagli organi di informazione (on e off line). Ce lo dice la ricerca statistica "Il futuro del giornalismo", indagine condotta da Astra Ricerche per l'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, presentata il 1° ottobre 2008 durante il convegno "Il futuro del giornalismo" svoltosi all'Università Statale di Milano.
Secondo Astra Ricerche l'immagine dei giornalisti in Italia è pessima per il 32% e cattiva per il 23% degli intervistati, ma - attenzione! - "il 50% degli intervistati chiede un giornalismo che aiuti non solo a sapere ma anche a capire, grazie anche a una sorta di attivitaÌ educativa che aiuti la crescita del lettore/ascoltatore sensibilizzandolo, arricchendolo, maturandolo (una domanda che eÌ del 37% degli italiani dai 15 anni in su)".
Inoltre: "Se, quindi, il giudizio sulla situazione attuale dell’offerta mediatica eÌ negativo per il 55%, solo la metaÌ (27%) valuta come nulla (12%) o scarsa (15%) l’utilitaÌ del giornalismo versus il 19% che la considera media, il 16% che la reputa alta e il 38% che la ritiene addirittura altissima: insomma, appare fortissima e dominante (73%) la domanda di professionisti della comunicazione non commerciale contemporaneamente forti, competenti, avvocati della veritaÌ, appassionati, irrinunciabili".
E non è finita, dice Astra Ricerche: "Al fondo, lo scenario piuÌ probabile parla della crescita a medio termine della domanda sociale di approfondimento (attivata sia dall’innalzamento ulteriore del livello di scolaritaÌ, sia dalla diffusione di Internet, sia dal ‘contraccolpo’ dell’orgia informativa indifferenziata e dequalificata, sia dal diffondersi del macro-trend del ‘meno ma meglio’). Anche se oggi cioÌ puoÌ apparire paradossale, le previsioni parlano dell’estendersi del bisogno di un giornalismo capace di fornire la soluzione ad alcune esigenze-chiave: quelle di selezione, di sintesi, di gerarchia di rilevanza, di interpretazione (contestualizzazione, spiegazione e commento), di orientamento".
E conclude: "Il recupero di qualitaÌ e di credibilitaÌ dei media diverraÌ un’esigenza imprescindibile degli investitori pubblicitari, con abbandono del modello ‘colonialista’ a favore di un inedito interesse alla qualitaÌ del prodotto editoriale e specialmente della sua relazione col cittadino. (...) Ora la pubblicitaÌ e le relazioni pubbliche avranno bisogno della rivalorizzazione della qualificazione dei media e dunque di un giornalismo competente, autonomo, critico, etico: l’unico in grado di salvare la pubblicitaÌ sui vecchi e sui nuovi media".

La fotografia - soprattutto quella giornalistica - può inserirsi in questa dinamica, sfruttandola a vantaggio del pubblico, dei mass media, degli investitori pubblicitari. Di fronte ad una foto lo spettatore si ferma, guarda con più attenzione l'immagine e il suo contenuto (anche, ma non soltanto, per riflesso inconscio). Quindi sta alla fotografia usare il linguaggio multimediale (offrendo contenuti e immagini interessanti) e non subirlo (seguendo la superficialità attuale di molti mass media). Il fotogiornalismo ha questa possibilità e ha dimostrato di essere efficace.

Purtroppo però i prodotti multimediali in Italia, e forse anche altrove, sono realizzati addossando su una persona sola competenze diverse (per risparmiare, pensando alla quantità più che alla qualità). Ma l'esperienza di Mediastorm e Territoires de Fiction dovrebbe invece insegnare che multimedialità significa mettere insieme competenze e creatività diverse per ottenere prodotti di alta qualità grazie all'aggregazione di professionalità provenienti da vari soggetti.

Al fotogiornalismo il compito di abbattere questo sistema mediatico conservatore: nel momento in cui permette agli spettatori di voltare e fermare lo sguardo su eventi e notizie che fanno la differenza, alla ricerca della verità con l'approfondimento. Lontani da questa tv, lontano dall'intorpidimento culturale, vicino alle richieste degli utenti.
La fotografia si è diffusa come mezzo per produrre ricordi, nel momento in cui il ricordo diventa memoria ecco che abbiamo il fotogiornalismo. Che si deve sfruttare, soprattutto nell'era di internet, soprattutto in un momento in cui la memoria viene presa a picconate quotidianamente, soprattutto quando anche internet rischia di diventare un mezzo per distruggerla.

Leonardo Brogioni

Fonti

" Giornalista, o copista multimediale? "
di Marie Bénilde, Le Monde Diplomatique, ediz. italiana, 28 settembre 2008

" Il futuro del giornalismo " [PDF]
indagine di Astra Ricerche svolta per l'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, presentata il 1 ottobre 2008 durante il convegno "Il futuro del giornalismo" svoltosi all'Università Statale di Milano
" Sintesi. Il futuro del giornalismo " [PDF]