Tecnofideismo

I sociologi della comunicazione la chiamano “costruzione dell’immaginario sociale” da parte dei media. Noi, meno pomposamente, la chiameremmo invece ripetizione, meccanica e acritica, di stereotipi consunti e di triti luoghi comuni. Ci riferiamo alla serie di perle di saggezza popolare e di tecnoentusiasmi infilati da Jaime D’Alessandro nel suo articolo “Scatti da campione”, all’interno della rubrica Hi Tech apparsa a pagina 36 di Repubblica del 4 febbraio 2012. Articolo rintracciabile anche online sul sito di Repubblica.
Questa la sequenza:

- il collega fotogiornalista Giorgio Fochesato “ha iniziato a fotografare quasi per caso”,
- dopo un viaggio esotico ha caricato le foto su una piattaforma di vendita di foto online e ha presto constatato che “iStock ne prese solo alcune, ma le vendette subito”,
- forte di questo inaspettato successo, il giovane 33enne “ha lasciato il lavoro per dedicarsi alla fotografia”,
- adesso “gira il mondo e guadagna di più rispetto a quando faceva l’informatico”,
- “guadagna fra gli ottantamila e i centomila dollari l’anno”,
- “si possono realizzare scatti splendidi con apparecchi di fascia media”,
- “grazie agli algoritmi di correzione, il risultato è da cornice e prescinde sempre di più dalla nostra abilità”.

Se questa serie di affermazioni dovesse essere presa sul serio, se ne potrebbe dedurre che:

1 – per fare il fotografo non occorre alcuna preparazione specifica,
2 – si entra nel mercato del lavoro molto in fretta e in età relativamente piuttosto giovane,
3 – lavorare per le agenzie fotografiche è un’occupazione economicamente molto lucrativa,
4 – non è necessario avere esperienza, conoscenze tecniche, preparazione culturale e tantomeno scrupoli di natura deontologica, perché tanto il risultato è garantito dalla tecnologia impiegata negli apparecchi,
5 – essendo questo risultato “da cornice”, ci si può immaginare che possa essere vantaggiosamente riciclato anche in ambito artistico,
6 – non occorre nemmeno investire grandi capitali per fare ingresso in questa professione dorata, perché è sucfficiente possedere apparecchi di fascia media,
7 – questa occupazione è anche piacevole dal punto di vista esistenziale perché permette di viaggiare e conoscere il mondo.

Tra tutte le precedenti affermazioni, che nell’esperienza reale solitamente trovano ben poche conferme, soltanto una avrebbe meritato, da parte del giornalista, un serio approfondimento: l’avvento una decina di anni fa e il progressivo consolidamento sul mercato delle cosiddette agenzie di microstock. Un comparto della fotografia che, se praticato in maniera consapevole, professionale e costante può effettivamente portare a ritorni economici non trascurabili. Su questo tema, che da anni appassiona molti fotografi, soprattutto giovani, vi invitiamo a leggere, ad esempio, sia la breve voce dedicata a questa specializzazione da wikipedia ( in italiano   o  in inglese ) sia anche quanto ha da raccontare sull’argomento l’associazione nazionale fotografi professionisti .

Adesso, cari colleghi fotografi che da qualche anno vi state chiedendo angosciosamente se non sia il caso di cambiare professione a causa della profonda crisi che ha investito e stravolto il nostro mercato, smettetela di piagnucolare e di lamentarvi e seguite le orme così magistralmente, eppur semplicemente, tracciate dal collega Fochesato, e splendidamente raccontate dal collega giornalista D’Alessandro, profondo conoscitore del mondo della fotografia.
Ci rendiamo conto che si tratta di una pagina “leggera” e di intrattenimento, diciamo pure una di quelle pagine con i “consigli per gli acquisti” tanto graditi agli inserzionisti, e non di un editoriale di Limes o di Problemi dell’Informazione, ma siamo anche consapevoli che questo genere di articoli, soprattutto se ripetuti per anni in tutti i quotidiani, periodici e siti internet, finiscono per “costruire un immaginario sociale” tanto sfavillante quanto privo di fondamento.

Marco Capovilla