Cosa mettere in valigia

David Randall nella sua rubrica su”Internazionle” cita David Halberstam, grande penna del giornalismo statunitense appena deceduto in un incidente: ”Ho imparato che più ricerche fai e meglio scrivi , più hai dettagli più storie da raccontare e ne acquisti in autorevolezza”

Mi è stato chiesto di scrivere come si organizza un servizio fotografico, Così una volta tanto, uscendo dal seminato di fotoinfo proverò a raccontare come ci si prepara ad un viaggio, ad un reportage in un paese straniero. Quel che dice Halberstam vale anche per la fotografia, più ne sai e più puoi andare a cercare cose e storie che raccontino quel paese: in fin dei conti ho sempre pensato che la fotografia è solo una scusa per aumentare le proprie conoscenze, un modo per mettere il naso dove altrimenti non sarebbe possibile. E allora, però, come si cerca, cosa si mette in Valigia ?

Tanti anni fa, prima di internet, ricercare notizie su di un paese era molto più difficile, adesso un paio di domande mirate su un motore di ricerca rendono le cose più semplici. La capacità a questo punto sta nel mondare il flusso eccessivo di informazioni e tener per buone soltanto quelle che possono sembrare a noi utili ai fini della nostra storia: prima di partire per un mio recente viaggio in Africa mi era stato detto che sarei andato a visitare una miniera d'oro: il giorno dopo con un paio di clic azzeccati già avevo in mano le piante della miniera e letto brani dell'ultimo annual report della compagnia proprietaria che non mi faceva presagire nulla di buono. Ed infatti...

Volete sapere vita morte e miracoli sul paese che visiterete ? Dal pil alla religione, dalle città più importanti al tipo di governo o alle risorse del sottosuolo ? tenetevi forti e non storcete la bocca : non c'è niente di meglio che il sito della CIA : the CIA factbook, è per ovvie ragioni, quanto di meglio si possa avere in fatto di informazioni del genere, di dati nudi e crudi . E' sicuramente un buon inizio.

Andate in un paese islamico ? È bene che diate un occhio al calendario per vedere se vi ritroverete in pieno Ramadam. Le attività si riducono, magari i mezzi pubblici non vanno, e la gente per via del digiuno può capitare che non sia così disponibile.

In un viaggio la disponibilità economica è importante ma non è tutto e dovete ancora di più aguzzare l'ingegno. Sentite questa: un mio collega giornalista in giro per il Senegal ha pensato bene di prendere contatto con l'università di Dakar per cercare qualcuno che gli facesse da guida. Ne ha trovato uno che parlava anche uno splendido italiano ed ha ingentilito il viaggio citando brani di Leopardi. Cosa chieder di più?

Partite per luoghi non esattamente civilizzati dove l'energia elettrica è ancora una variabile di lusso? Forse allora è meglio lasciare a casa l'attrezzatura digitale, fare scorta di normali batterie stilo e ritornare alla ancora ineguagliata pellicola.

Si va in Africa in zone malariche? Lasciate perdere il tanto decantato Lariam, che dà insonnia e crisi depressive (che in certe situazioni di disagio non sono raccomandabili): molto meglio allora la tradizionale clorochina, la paludrina, un buon antizanzare, la zanzariera, il fornelletto e soprattutto a letto presto: il giorno da quelle parti comincia alle 5.30-6 e lavorare sotto il cocente sole africano fa male, e per soprammercato la luce fa schifo. Non ho mai capito l'attitudine di molti fotografi di vestirsi come dei trogloditi sia in viaggio che in città, evidentemente non hanno mai visto James Nachtwey all'opera, altrimenti adotterebbero delle mise ben più sobrie. Riconoscere un fotografo all'orizzonte non è detto sia una bella cosa e poi il decoro della persona è anche una sorta di rispetto per gli altri che si incontrano. Andreste mai a ad un primo appuntamento vestiti sciatti? Ecco, è la stessa cosa quando si fa questo mestiere. I campioni dell'idiozia sono poi quelli che amano le tenute militari ed in certe zone instabili del mondo non è esattamente l'abbigliamento giusto da indossare.

Il capitolo scarpe è poi una mia speciale fissazione: comode, da trekking, alte a scarponcino, non di cuoio ma in goretex (più fresche e traspiranti); ne fanno di magnifiche, leggere, traforate; che il piede sia sempre comodo, coperto e al riparo da blister ferite e morsi vari (sono loro, i piedi, che vi portano, un fotografo zoppo non fa delle buone foto). Infilate il naso in qualche negozio di montagna e vi innamorerete di questi prodigi della tecnica e dei materiali.

Se si parte per aree del pianeta con il preciso intento di raccontarle, solitamente al seguito di una Ong che ha progetti in loco, sarà comunque buona norma farsi un giro sui vari siti delle agenzie Onu (Unhcr,Wfp, Irin News, ) per avere notizie ufficiali, non tralasciando però anche una visita alle pagine di organizzazioni meno ingessate dalla politica delle Nazioni Unite, come International Crisis Group, Human Right Watch e International Rescue Committee, sempre serie e ben documentate nelle analisi su zone di instabilità.

Un giro nell' archivio della rivista Internazionale (acquistabile on line sul sito del giornale su cd rom) è una delle poche cose interessanti da consultare sul versante italiano. E vi garantisco che non dovrebbe mai mancare nella propria biblioteca. Per il resto che vi guidi l'esperienza (se ne avete), il senso acquisito (se ne avete) per le situazioni praticabili e quelle da cui forse è bene star lontani. Soprattutto se non avete persone fidate su cui fare conto.

Non pensiate che i vostri principi vi possano salvare in situazioni difficili, tantomeno lo sposare le problematiche di chi è oppresso. E comunque le lenti dell'ideologia non sono quelle dell'informazione. Non ci si improvvisa giornalista o fotoreporter da un giorno all'altro soltanto per desiderio di giustizia o di avventura (la triste vicenda di Enzo Baldoni insegna, ma se ne potrebbero citare diverse altre). I criteri di chi vive lontano dal vostro mondo e/o in condizioni di estremo disagio non saranno mai uguali ai vostri. Un uomo bianco è per definizione merce ricca da scambiare. Ci sarebbe poi da affrontare il versante dei siti di discussione come lightstalker, dove convengono i fotoreporter: lì si possono chiedere con garbo, cortesia e senza esagerare, consigli ed informazioni spesso di prima mano su zone del mondo. Ricordatevi che le informazioni in questo mestiere sono una linfa vitale, spesso conquistata con fatica e non è detto che tutti siano disposti a condividerle. Da ultimo:

Non dimenticate di comperare sempre i giornali locali quando possibile (c'è sempre qualcosa di stampato in qualche lingua che voi possiate comprendere).

Mettete sempre in borsa Lonely Planet.

E poi ancora: avete bisogno di mappe dettagliate di zone che mai troverete al Touring Club? Un salto sulla Cartographic Section delle Nazioni Unite nonché su Reliefweb.

Da ultimo vi chiederete, nell'epoca di internet e degli hyperlink perchè mai non vi ho segnalato direttamente gli indirizzi citati: perchè non è cosi difficile trovarli, il resto sta al vostro impegno ed interesse.

Tutto qui, per ora. Torneremo con altri consigli dispensati da altre mani ed altre teste.

Buon viaggio e buone foto.

Marco Vacca