Anja, Camille e Andy

da Q Code Magazine

 

 

Poco meno di due mesi sono passati tra la morte di Anja Niedringhaus, Camille Lepage e Andy Rocchelli, tre fotogiornalisti uccisi nell'esercizio della professione.

Anja è deceduta in Afghanistan il 4 aprile 2014 mentre stava documentando i preparativi per le elezioni politiche del paese, Camille è stata trovata morta il 13 maggio 2014 nella Repubblica Centrafricana dove da un paio d'anni fotografava la crisi e la crescente violenza nella regione, Andrea (Andy) è stato vittima di una pioggia di colpi di mortaio durante la guerra civile in Ucraina il 24 maggio 2014. Tutti e tre colpiti durante sparatorie o battaglie.

Anja Camille e Andy non erano giornalisti improvvisati, non erano avventurieri, non erano delle teste calde.

Fotografa esperta la prima (tanto da meritarsi il Premio Pulitzer nel 2005 insieme ai colleghi della AP), giovane ma con una solida formazione professionale la seconda (laureata in giornalismo in Inghilterra alla Southampton Solent University), da tempo sul campo in Russia e Ucraina il terzo (uno dei membri fondatori del collettivo di fotografi Cesura).

Tristemente ma semplicemente vittime del rischio insito in questa professione.

Nel film "War photographer" di Christian Frei, il fotogiornalista James Natchwey (fotografo di guerra per antonomasia insieme a Robert Capa) dice: Potrebbe succedere a chiunque di noi, in qualsiasi momento. E tutti noi sappiamo che questa è una possibilità concreta ogni volta che usciamo, è ciò con cui ci confrontiamo ogni giorno. Ce lo aspettiamo, fa parte del lavoro, lo sappiamo fin dall'inizio. Nessuno se ne rammarica o si compatisce; fa parte del gioco.


It could happen to any of us, anytime. And we all know that this is a distinct possibility every time we go out, everyday it’s what we face. It comes with the territory, it’s part of the job, you go in knowing that from the beginning. Nobody feels sorry for themselves; it’s just part of it. (James Nachtwey)


Circa sei mesi fa, in un'intervista a Petapixel, Camille disse: Voglio documentare i conflitti dimenticati (...) Non posso accettare che certe tragedie vengano tenute sotto silenzio perché nessuno può farci dei soldi. Ho deciso di farlo da sola, di portarle alla luce, a qualunque costo.


I can’t accept that people’s tragedies are silenced simply because no one can make money out of them. I decided to do it myself, and bring some light to them no matter what. (Camille Lepage)


Sono solo tre righe ma raccontano moltissimo: parlano di vocazione, di indipendenza, di coraggio e di solitudine. Caratteristiche proprie di molti giornalisti, ma che portate su un territorio a rischio o in un paese in conflitto diventano pericolosissime. No matter what dice Camille, ad ogni costo: significa che aveva imparato a convivere con il rischio. Come afferma ancora Nachtwey: La paura non è importante; l'importante è come gestirla. Sarebbe come chiedere a un maratoneta se sente dolore. La questione non è se lo sente, ma come lo sopporta.


Fear is not what's important; it's how you deal with it. It would be like asking a marathon runner if he feel pain. It's not a matter of whether you feel it; it's how you manage it. (James Nachtwey)


Andy trascorreva tre mesi all'anno in Russia e campava realizzando book fotografici per donne in cerca di marito su siti internet. Il ricavato gli serviva per finanziare i suoi progetti fotogiornalistici, perché - disse in un'intervista video per RadioBici - se non produci niente non sei indipendente.

Camille aveva deciso di andare a vivere in Sud Sudan due anni fa per lavorare come freelance, poi si era trasferita nella Repubblica Centrafricana per seguire la crisi di un paese pericoloso con pochissimi giornalisti stranieri sul suo territorio. Quindi non era certo una giornalista embedded, tutt'altro. Qualcuno la potrebbe definire una fotografa "scomoda" e lei l'avrebbe certo preso come un complimento, perché - sempre citando James Nachtwey - se una persona si assume il rischio di porsi nel bel mezzo di una guerra per comunicare al resto del mondo cosa sta succedendo, vuol dire che sta cercando di negoziare la pace. Forse questo è il motivo per cui ai responsabili delle guerre non piace avere i fotografi attorno.


In a way, if and individual assumes the risk of placing himself in the middle of a war to communicate to the rest of the world what's happening, he's trying to negotiate for peace. Perhaps that's the reason for those in charge of perpetuating the war do not like to have photographers around. (James Nachtwey)