Deportati su treni di lusso

  • firma: foto non firmate
  • fonte: La Repubblica, 2 settembre 2006 - pagina 21
  • titolo articolo: In quella valigia ad Auschwitz tutta la tragedia di mio padre
La Repubblica ha ricevuto e pubblicato lo scorso 6 settembre una lettera da parte di Nedo Fiano, un deportato ad Auschwitz che mantiene un ricordo molto vivido di quel drammatico periodo della sua vita, e in particolare dei treni utilizzati per le deportazioni degli ebrei nei campi di sterminio nazisti. L'autore della lettera, dopo aver osservato che la foto che illustrava un articolo apparso qualche giorno prima era “non coerente con l’articolo” chiede al quotidiano, con tono garbato ma anche fermo, maggiore attenzione nell’utilizzo delle immagini, dato che una fotografia fuorviante come quella pubblicata da Repubblica può, in casi come questi, diventare veicolo di “pericolose falsità”. Concordiamo completamente, ringraziando l’attento lettore e testimone per questo vigile monitoraggio dell'utilizzo della fotografia sui mezzi di informazione, almeno per quando riguarda i temi a lui più vicini. Aggiungiamo che l'esito involontario di una illustrazione di tipo didascalico come questa, confondendo valigie con vittime, e inopinatamente privilegiando le prime, vuoi per superficialità, vuoi per fretta, è quello di alimentare il revisionismo, che proprio sulle immagini relative alle condizioni dei deportati ha prodotto alcune tra le più vergognose pagine di "riscrittura della storia".
  • didascalia: Deportati. Ad Auschwitz furono deportate 1,3 milioni di persone. Di queste 1,1 non sopravvissero
  • firma: foto non firmata
  • fonte: La Repubblica, 2 settembre 2006
Pubblichiamo qui di seguito la lettera di Nedo Fiano, deportato ad Auschwitz.

Caro Direttore, ho letto con vivo interesse l’articolo “In quella valigia ad Auschwitz tutta la tragedia di mio padre” su Repubblica di sabato 2 settembre.
Voglio però parlare della grande fotografia che è stata scelta per l’articolo. La fotografia di una stazione ferroviaria francese – come si evince chiaramente dalle uniformi dei poliziotti – con un treno passeggeri in sosta, con facce sorridenti e ammiccanti dai finestrini, con viaggiatori in giacca e cravatta e con passeggeri a terra con aria serena e tranquilla.
Quella fotografia può far credere che: le deportazioni degli ebrei verso i Campi di Sterminio si facessero impiegando delle normali vetture passeggeri; le cravatte, le camicie e gli indumenti dei deportati fossero in ordine; i volti degli uomini fossero rasati e sorridenti; non ci fosse la presenza dura e impietosa degli SS.
I deportati venivano caricati sui carri bestiame a pugni e calci. In media ogni carro portava da 50 a 70 persone tra donne, bambini e vecchi. I viaggi, a seconda della provenienza, duravano da una a due e anche tre settimane, senza cibo e con pochissima acqua!
All’arrivo nei Campi di Sterminio molti erano i morti e tutti i sopravvissuti erano deboli e storditi per la fame, la sete e la paura. Io sono tra i pochi sopravvissuti e ricordo benissimo la scena della partenza e dell’arrivo…
Se la redazione non dispone di una fotografia idonea, coerente con l’articolo, meglio è rinunciare all’immagine, piuttosto che presentare una pericolosa falsità.
Nedo Fiano
deportato A5404