La saga dell'indifferenza

In generale continua la saga dell'indifferenza anche al cospetto di immagini che vengono dai vari fronti di guerra. Già difficilmente digerisco la mancanza di rispetto nei confronti del riconoscimento dell'autore nel tran-tran quotidiano della stampa. Figuriamoci ora che si rischia la pelle per portare il pubblico a conoscenza di quel che succede sui vari fronti dell'Iraq. La Repubblica, as usual, continua la sua scandalosa tradizione di usare le fotografia come le mitiche figurine del Formaggino Mio: senza autore e con delle didascalie da libro per bambini. L'Unità si gongola nel dibattito se sia lecito pubblicare immagini crude come quelle che solo una guerra può fornire, senza porsi prima il problema della veridicità delle immagini stesse che usa e evidentemente senza pubblicarle con le didascalie a corredo. (vedi a questo proposito il nostro Osservatorio Solo il Corriere si spinge ben più in là nel corredare con crediti autore ed agenzia le foto che pubblica nella sua versione on line. Il Nuovo usa didascalie ma non firma le foto, (anche qui figlie di nessuno). In tutti i giornali comunque si fa molto uso di immagini televisive. Ma è così difficile fare come fa, ad esempio, il Washington Post nella sua rubrica on line dedicata all'Iraq? Ci si può trovare, molto spesso, anche nome e cognome delle persone, militari o civili che siano, riprese nelle foto. Le didascalie sembrano dei veri e propri articoli che completano molto esaurientemente l'immagine. Ci vuole così tanto? Eppure le agenzie che usano i giornali esteri sono molto spesso le stesse che usano i giornali italiani.
Marco Vacca