Video Stills

Molte fotografie tratte da video vengono pubblicate regolarmente da quotidiani e periodici on line e talvolta - sempre più spesso - stampate sulle edizioni cartacee degli stessi.
Diversi fotografi di staff di quotidiani statunitensi (figura professionale ignota ai nostri giornali) stanno iniziando ad usare delle videocamere ad alta risoluzione per riprendere gli eventi da documentare, estraendo le immagini fotografiche utili alla pubblicazione dai brevi filmati realizzati, senza troppi rimpianti per il momento decisivo di bressoniana memoria.
Vari sono gli esempi (cliccando qui una galleria su PDN) : Karen T. Borcher del San Jose Mercury News ha ripreso il sindaco della città, recentemente incriminato, all'uscita del suo ufficio, traendone un'immagine pubblicata il giorno successivo sulle pagine del quotidiano; Craig Porter del The Detroit Free-Press, Richard KociHernandez sempre del San Jose Mercury News, David Leeson senior staff photographer del Dallas Morning News stanno utilizzando videocamere ad alta risoluzione la cui affidabilità, qualità ottica e definizione permettono loro di estrarre dei frames video che hanno caratteristiche utili alla stampa tipografica.
In particolare Leeson ha utilizzato la sua nuova HD digital camcorders per la copertura dell'uragano Katrina, arrivando a dichiarare: "Non potevo credere al livello qualitativo delle immagini, e ho capito che da quel momento per la mia attività tutto sarebbe stato diverso."

Le camcorders in uso al Morning News e al Mercury News producono immagini di 1920x1080 pixel e vengono vendute a meno di 5.000 $. Per l'editing, il Mercury News utilizza Apple iMovie (che costa circa 79 $), il Morning News usa Apple Final Cut Pro (più caro), inoltre questi giornali utilizzano software di ritocco per migliorare la qualità delle immagini.

Non tutti però sono convinti: la qualità dei frames video è più che sufficiente o appena sufficiente?
Jack Rowland (deputy director of photography del St. Petersburg Times) ha detto: "L'utilizzo dei fermo immagine sembra essere per noi un passo nella direzione opposta alla qualità. Solo perchè lavoriamo in un quotidiano non significa che non dobbiamo pensare ad una qualità delle immagini simile a quella delle riviste".

La domanda su cosa si prospetta nel futuro tecnologico dei fotoreporter di cronaca emerge quindi prepotentemente.

Negli States il dibattito si svolge all'interno delle redazioni e riguarda la qualità delle immagini, in Italia invece cosa succede?

Abbiamo avuto notizia di immagini tratte da frames video da una lettera che l'associazione Fotoreporter Roma ha inviato al direttore del Corriere della Sera , in essa viene scritto:
"Egregio direttore, siamo un gruppo di fotoreporter romani che lavora sia per agenzie sia come freelance e vorremmo portare alla sua attenzione un fenomeno molto grave che si è ripetuto diverse volte negli ultimi tempi: l’utilizzo dei fermo-immagine televisivi al posto delle foto, sia nella versione on-line sia in quella cartacea del suo giornale.
Non è purtroppo un fenomeno nuovo, ma finora era rimasto limitato a casi particolari, in situazioni in cui magari non erano disponibili fotografie.
Ultimamente invece si è verificato in circostanze la cui “copertura” fotografica era sovrabbondante e di ottima qualità: i funerali dei militari morti in Iraq e Afghanistan, l’insediamento del presidente Napolitano al Quirinale, il giuramento del governo Prodi, la fiducia al Senato al governo stesso.
Noi crediamo che tale utilizzo sia scorretto, perché lede il concetto giornalistico della presenza fisica sui fatti, la cronaca diretta raccontata da un testimone oculare. Tralasciando l’aspetto legale, che riguarda eventualmente la testata televisiva le cui immagini vengono “prelevate”, noi vorremmo sottoporle un’altra questione che ci riguarda direttamente: perché, avendo a disposizione tutto il materiale fotografico immaginabile, di agenzie italiane e straniere, di freelance, in tempo pressoché REALE, la sua testata ricorre all’uso dei fermo-immagine presi dalla tv?
Innanzi tutto il livello qualitativo dei suddetti fermo-immagine è davvero scadente, di gran lunga inferiore alle foto digitali. Ma soprattutto crediamo sia una ingiusta punizione nei nostri confronti “premiare” con la pubblicazione (e relativo pagamento) chi invece di lavorare sul posto, come facciamo noi tutti, (...) se ne sta tranquillamente seduto nel proprio ufficio collegando la televisione ad un pc. (...)
In un avvenimento come quelli citati, chiederebbe ad un suo redattore di raccontarne la cronaca standosene seduto comodamente davanti al monitor? Raccontando ciò che qualsiasi spettatore può comodamente vedere dalla sua poltrona? senza il colore che giornalisti esperti sanno raccogliere facendo di un giornale, un grande giornale?
Noi crediamo di no, perché se il Suo giornale ha una grande tiratura e vuole continuare a mantenerla o farla crescere si avvarrà della propria autonomia intellettuale ed etica. (...)"

Siamo andati a cercare le immagini cui fa riferimento la lettera e in effetti sul sito del Corriere della Sera, nella sezione "Video / Gallery", sono presenti varie gallerie le cui fotografie sono chiaramente dei fermo immagine tratte dalla televisione (potete vederle cliccando sui links seguenti): oltre ai funerali dei militari uccisi in Iraq (2 maggio 2006) e all'insediamento del presidente Napolitano al Quirinale (16 Maggio 2006), abbiamo trovato l'elezione di Bertinotti alla Camera (29 Aprile 2006), il saluto di Parma e dell'Italia al piccolo Tommy (8 Aprile 2006), la frana ad Ischia (30 Aprile 2006), lo scontro tra treni nel Frusinate (20 Dicembre 2005).

Le fotografie - palesemente estratte da filmati passati sulle televisioni nazionali (lo si nota anche dalla grossolanità di certi interventi di ritocco tesi a mascherare i loghi dei tg presenti nel fermo immagine) - sono accreditate allo stesso autore (firmate "Arcieri") e tutta l'operazione riesce a rendere tragicomici perfino i tristi eventi ripresi, giacchè è impossibile non pensare al sedicente fotografo come ad un novello Icaro con il dono dell'ubiquità, capace di rendere visibile lo stereotipo del fotoreporter che volteggia come uno sciacallo sopra i corpi delle vittime.

Ma ancora più inquietante è il notare che per questo genere di immagini c'è un mercato, c'è una domanda oltre che un'offerta, forse addirittura esiste una domanda prima dell'offerta: l'immagine del fotografo italiano indolente che sta con i piedi sulla scrivania in attesa di vedere alla tv le immagini da salvare sul proprio computer è una creatura degli stessi giornali italiani. Perchè? La risposta è insita nella lettera dei colleghi romani quando fa riferimento ai costi: evidentemente questi fermo-immagine costano meno, e ai quotidiani italiani delle fotografie solo questo interessa.

Altro che dibattiti in redazione sulle nuove tecnologie e sulla qualità dell'immagine, come sta avvenendo in questi giorni negli Stati Uniti!

Leonardo Brogioni