Appunti sul Fotogiornalismo: una riflessione dopo il convegno di Roma

Il 24 Aprile 2010 a Roma si è svolto il convegno "Appunti sul fotogiornalismo: la questione italiana", organizzato da Officine Fotografiche, Punto di Svista, Il Fotografo e CultFrame, quattro realtà culturali che hanno voluto dedicare un'intera giornata alle problematiche del settore, riuscendo a riunire un pubblico di circa cento persone composto da decine di giovani fotografi professionisti, studiosi, fotoamatori, appassionati, docenti, editori, addetti ai lavori e semplici fruitori delle immagini giornalistiche.

La mattina è stata occupata dalle relazioni di Maurizio G. De Bonis (CultFrame), Sandro Iovine (Il Fotografo), Leonardo Brogioni (Fotografia&Informazione), Giorgio Cosulich, Emanuele Cremaschi e Alessandro Grassani (fotogiornalisti).

Nel pomeriggio si è svolto il dibattito con il pubblico: un vero e proprio dialogo tra i relatori e l'assemblea. E' stato il momento culminante e più importante dell'incontro. Il fatto che un centinaio di persone siano state quattro ore a discutere insieme e approfonditamente di fotogiornalismo è già un dato rilevante. Significa che il settore è attento e bisognoso di confronto, forse di conforto. In un momento drammatico per l'economia tutta e quindi anche per l'editoria, operatori e fruitori dell'informazione visiva sentono l'esigenza di ritrovarsi nella collettività. Mal comune mezzo gaudio, ma non solo.

Durante il dibattito molti sono stati i momenti in cui - in maniera aperta e sincera - i professionisti si sono chiesti cosa si può fare per arrivare a fine mese facendo i fotogiornalisti. Altri si sono soffermati su questioni riguardanti etica e deontologia professionale. Altri ancora su quali siano cause ed effetti della patologie da cui è afflitta l'editoria italiana, che invece di essere il punto di riferimento per il fotogiornalismo appare gravemente arretrata rispetto a quella di altri paesi vicini.

Tutte questioni fondamentali che hanno evidenziato la preparazione degli operatori del settore nonostante la storica arretratezza culturale della fotografia italiana. Quasi degli autodidatti dell'informazione visiva che grazie ad un personale sforzo tentano di uscire da sabbie mobili ataviche.

Una mostra attualmente in corso a Roma rivela come i problemi del fotogiornalismo italico abbiano radici antiche. In occasione del 150° anniversario della Spedizione dei Mille, il Museo Centrale del Risorgimento al Vittoriano esporrà l’album fotografico, realizzato da Alessandro Pavia e appartenuto a Giuseppe Garibaldi, con i singoli ritratti dei partecipanti alla Spedizione del 1860. Si legge in un articolo di Gianluca Nicoletti (La Stampa del 01/05/2010): Alessandro Pavia ebbe la grande idea di fare un album delle figurine con tutti i partecipanti all'impresa dei Mille. (...) Valente fotografo pensò che tale evento meritasse di essere ricordato. (...) Pavia per completare tutte e mille le foto girò per l'Italia per ben cinque anni. (...) La sua storia raccontata per immagini fotografiche era, tra l'altro, un'idea di divulgazione rivoluzionaria in un'epoca ancora così lontana dalla moderna civiltà dell'immagine. (...) La molla che spinse Pavia nella sua epica impresa era anche quella del business (...) ma fece male i conti, forse aveva anticipato troppo i tempi (...). Tentò la carta del testimonial di lusso. Garibaldi in persona scrisse ai suoi amici d'Italia per una sorta di colletta. (...) Non servì a nulla, Alessandro Pavia morì in totale miseria in un ospizio per poveri di Milano.

Quanti fotografi oggi hanno fatto i conti meglio di quanto li fece Alessandro Pavia e quindi hanno rinunciato a fare delle fotografie? Quanti lavori fotografici non sono mai stati realizzati, sono andati perduti, hanno minato alla base la nostra memoria?

La recentissima scomparsa di Amedeo Vergani (una delle pochissime persone, se non l'unica, che si è profondamente impegnato affinché alla precarissima situazione dei fotogiornalisti venga restituita dignità, sia dentro al sindacato sia fuori, nel mondo del lavoro, come ha scritto Marco Capovilla) fa apparire ancora più difficile, ma non impossibile, la ricerca di una riforma del settore che faticosamente stanno portando avanti soprattutto i fotocronisti, con una protesta che dimostra quanto sia improrogabile una regolamentazione che nel fotogiornalismo italiano non c'è mai stata.
La discussione appassionata e competente che si sta sviluppando in queste ore su Fotocrazia, blog di Michele Smargiassi, prova quanta attenzione, partecipazione e quindi importanza si stia dando in Italia alla questione etico-deontologica nel fotogiornalismo.

Tutti temi affrontati durante tutta la giornata dell'incontro "Appunti sul fotogiornalismo".

Ne è emerso un settore maturo.
In italia esiste un pubblico attento, esistono fotografi di livello internazionale, esistono photo editor competenti, esistono perfino alcune scuole che lentamente stanno migliorando il livello di formazione dei giovani, esistono inserzionisti che hanno bisogno di testate credibili anche nell'uso della fotografia.
C'è insomma una domanda, anzi, una pressante esigenza di sana informazione che il fotogiornalismo italiano può soddisfare egregiamente. Mancano solo gli editori e occorre fare in modo che la loro imprenditorialità utilizzi al meglio le potenzialità di uno scenario già pronto per canali di diffusione che risultano ancora totalmente inadeguati.

Leonardo Brogioni
  • nota: fotogramma del film "Full Metal Jacket", uno spezzone del quale è stato mostrato da Maurizio De Bonis durante il suo intervento al convegno "Appunti sul fotogiornalismo: la questione italiana"