Fotografia e scuola: docenti di fotografia o docenti di multimedialità?

La riforma della scuola superiore, che si sta compiendo in questi mesi, comporterà probabilmente la sparizione dell’insegnamento della fotografia. Abbiamo già pubblicato l’appello delle associazioni di categoria in difesa di questa disciplina (il cui codice è A065 Tecnica Fotografica).

Riportiamo l’analisi di una docente, Alessandra Attianese, che mette in luce problemi e rischi connessi alla riforma, nella complessità di un sistema non facile da sviscerare. A seguire il commento di Marco Capovilla, presidente di Fotografia&Informazione

  • didascalia: L'ITSOS Albe Steiner di Milano, scuola a forma di fotocamera
  • fonte: Google Earth

I problemi posti da una riforma delle scuole superiori principalmente orientata ad una politica di tagli, sono molteplici. A tre anni dal suo avvio la riforma procede infatti con un andamento “stop and go”, a suon di decreti definitivi, invalidati dai successivi, o da bozze provvisorie, generando il caos più totale. Questo significa che le scuole, già a partire dalla riduzione da 36 a 32 ore dell’orario settimanale, hanno dovuto apportare cambiamenti rilevanti al loro impianto didattico senza sapere bene la direzione che la trasformazione avrebbe assunto negli anni successivi.

Inoltre la soppressione di alcuni ordini o indirizzi di studio (si pensi agli Istituti d’arte) ha creato un enorme problema relativo alla gestione del personale docente delle classi di concorso eliminate. A questo si è aggiunta la revisione delle classi di concorso che, con un iter parallelo, ha accorpato discipline considerate affini, condizionando la formazione degli organici.

La disciplina Tecnica fotografica è “confluita” in una nuova classe di concorso, Tecnologie e tecniche delle comunicazioni multimediali, dove docenti di diverse discipline sono chiamati a insegnare nuove materie generiche. Questo comporta la perdita di professionalità e competenze specifiche. Vediamo perché.

L’ultima bozza ministeriale, stabilisce che il Dirigente scolastico possa decidere autonomamente a quali classi di concorso presenti nel suo Istituto attribuire le cattedre delle nuove discipline, fatto salvo l’obbligo di evitare gli esuberi del personale.

Ne consegue che ogni scuola, in base al suo organico, si può trovare in una situazione differente, senza che sia garantita quella uniformità dei curricoli di cui la riforma aveva fatto bandiera.

In questa situazione molti docenti con una specifica formazione e competenza nella propria disciplina saranno obbligati a improvvisarsi, pur di non perdere il posto di lavoro. Il famoso posto fisso, l’incarico a tempo indeterminato, esiste infatti solo nell’immaginario collettivo: un docente che non trova ricollocazione e non accetta un trasferimento in altra provincia o in altra qualifica, oggi può essere licenziato.

La riforma contiene poi molte approssimazioni rispetto ai profili in uscita.

Negli Istituti Tecnici, ad esempio, si prevede uno studente che abbia competenze varie e nessun “sapere” specifico. D’altra parte questo studente sarà formato da un docente che avrà competenze nella disciplina d’appartenenza e che solo in base alla sua storia personale e alla sua formazione individuale potrà trasmettere saperi multidisciplinari, in quanto la confluenza nelle nuove classi di concorso non prevede aggiornamenti e formazione specifica per il docente.

A Milano e provincia lo stato delle cose è allarmante. Ogni scuola ha adottato misure diverse. I più penalizzati sono gli Istituti Professionali a Indirizzo Servizi Commerciali (Opzione: Promozione commerciale e pubblicitaria), che nel giro di un paio d’anni vedranno scomparire totalmente la materia, nonostante le richieste dell’utenza che gli Open day di questi giorni hanno confermato.

Gli Istituti Professionali Industria e Artigianato hanno già perso il 45% del loro monte ore complessivo relativo all’insegnamento di Tecnica fotografica, che nei prossimi due anni si ridurrà ancora di un altro 10%; inoltre non esiste nessuna garanzia che nei singoli Istituti l’articolazione fotografia venga attivata.

Nei Tecnici la situazione è molto complessa. La riforma ha attivato un nuovo Indirizzo di Grafica e Comunicazione, con i problemi di confluenza già evidenziati. Rispetto ai pochi Istituti preesistenti con una tradizione in queste discipline, ce ne sono molti altri che ne hanno chiesto l’attivazione, ma in questo contesto non è chiaro chi insegnerà e cosa.  

L’ITSOS (Istituto Tecnico Statale a Ordinamento Speciale) Albe Steiner di Milano, forte di una storica sperimentazione, ha ottenuto uno statuto speciale (Articolo 11) e per cinque anni verrà monitorato dal Ministero.

Le modifiche al piano di studi e all’orario non sono state indolori.

Forse riuscirà a mantenere il suo statuto, ma si spera che al termine di questa fase provvisoria possa diventare una nuova opzione.

Ed eccoci al paradosso: dopo la cosiddetta rivoluzione digitale del web 2.0, le persone sono diventate produttrici dirette di contenuti di narrazione e, nel caso specifico della fotografia, mai come ora l’immagine è diventata il canale di espressione più diffuso, privilegiato per la sua immediatezza.

La storia ci insegna che ogni rivoluzione tecnologica ha prodotto un’evoluzione del linguaggio e la fotografia oggi è al centro di questa trasformazione.

Questo non significa che all’aumento della sua diffusione corrisponda automaticamente un innalzamento della qualità delle immagini prodotte: l’immediatezza data dall’intuizione non può essere scambiata per conoscenza. Solo ridando centralità alla scuola nel processo di formazione, l’apprendimento del linguaggio fotografico sarà possibile.

Chi la scuola la costruisce ogni giorno vuole evitare il rischio di una ulteriore frammentazione e ritiene necessario un ripensamento che tenga conto delle attuali realtà territoriali, attivando una progettazione partecipata in un tavolo di lavoro con il Ministero e la Regione.



Alessandra Attianese, docente dell’ITSOS Albe Steiner di Milano

(Coordinamento A065 Lombardia)

P.S.

La Classe di concorso A065 o (65/A) è ufficialmente "Tecnica fotografica".

Con la confluenza la A065 viene inserita in "Tecnologie e tecniche delle comunicazioni multimediali" insieme a:

- 44/A Linguaggio per la cinematografia e la televisione

- 62/a tecnica della registrazione del suono

- 63/a tecnica della ripresa cinematografica e televisiva

- 64/a tecnica e organizzazione della produzione cinematografica e televisiva 


- 67/a tecnologia fotografica, cinematografica e televisiva

e andrà ad insegnare queste materie:

– Scienze e tecnologie applicate

– Progettazione multimediale

– Organizzazione e gestione dei processi produttivi 5° anno

– Tecnologie dei processi di produzione

– Laboratori tecnici

 

 

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Il commento di Marco Capovilla, presidente di Fotografia & Informazione.

La battaglia che i docenti della classe di concorso A065 (Tecnica Fotografica), costituiti in un Coordinamento Nazionale, stanno conducendo è sacrosanta. A loro va tutto l’appoggio di chi ritiene che la materia “Fotografia” variamente declinata dal versante tecnico a quello storico, linguistico e culturale in generale, sia un elemento importante nella formazione di giovani del ventunesimo secolo, un’epoca dominata, anzi letteralmente rivestita in ogni suo spazio pubblico e privato da immagini fotografiche.

Rimane il fatto che gli istituti scolastici a cui si riferiscono i docenti della classe A065 sono in numero assai limitato rispetto al panorama nazionale di scuole secondarie di secondo grado (le “superiori” di una volta, per chi non ha dimestichezza con il rinnovato lessico ministeriale). Dico questo non per svalutare la loro legittima battaglia, ma semmai per sottolineare come in Italia non sia mai arrivata quella ventata di rinnovamento che, fin dagli anni ’80 del secolo scorso, ha permesso l’introduzione graduale in moltissime scuole straniere, soprattutto nei paesi anglosassoni, della materia “media education”, vale a dire “educazione ai mezzi di comunicazione”, con un’attenzione particolare all’insegnamento della lettura critica dell’immagine fotografica. I licei artistici e gli istituti tecnici e professionali di cui parlano i docenti della A065 rappresentano al massimo qualche punto percentuale sul totale delle scuole secondarie di secondo grado italiane. Nella stragrande maggioranza di queste, siano esse licei classici o scientifici, linguistici o delle scienze umane, istituti tecnici del settore economico o del settore tecnologico, l’insegnamento della fotografia non è per nulla previsto. Altro che “media education”, e la sua sorella “visual literacy”!

Un po’ come se, davanti all’evidenza dell’imporsi della lingua inglese come lingua planetaria di comunicazione, essa venisse soppressa dai curricula di tutti gli ordini di scuole, nell’indifferenza generale.

La fotografia, come abbiamo potuto leggere nell’articolo precedente, rischia di essere fagocitata e diluita nel più ampio raggruppamento A-60 (Tecnologie e tecniche delle comunicazioni multimediali). La situazione è quindi diventata paradossale e la riforma rischia di portare nella scuola italiana un'uniformità del tutto anacronistica, perché avrà come conseguenza il fatto che nessuno, nemmeno quel superstite uno o due per cento di "privilegiati" a cui i docenti della classe di concorso A065 ancora insegnano, imparerà più nulla sulla fotografia, nel frattempo diventata – però – linguaggio universale nel mondo globalizzato.

Segnaliamo infine la pagina web dedicata alla questione dall’Associazione Nazionale Fotografi Professionisti Tau Visual, sulla quale è visibile un video con l’opinione di Roberto Tomesani, suo fondatore e coordinatore generale, e dalla quale si può accedere a un documento tecnico e dettagliato preparato dal Coordinamento A065.