UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PADOVA

FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA

CORSO DI LAUREA IN COMUNICAZIONE

A.A. 2009-2010

Il fotogiornalismo in Italia: le problematiche e il contributo di Amedeo Vergani


Indice

  • Federica Greggio
  • Il fotogiornalismo in Italia: le problematiche e il contributo di Amedeo Vergani

INTRODUZIONE    p. 5

1. IL FOTOGIORNALISMO: L’EVOLUZIONE DI UNA PROFESSIONE CONTROVERSA     p. 13
1.1 Breve storia delle origini del fotogiornalismo    p. 13
1.2 Il fotogiornalismo italiano    p. 15
1.3 Fase discendente e agonia del fotogiornalismo classico     p. 23
1.4 Il fotogiornalismo oggi    p. 25
1.5 «Così tanti scatti, così poche immagini»    p. 31

2. Il CONTRIBUTO ALL’AFFERMAZIONE DELLA CATEGORIA DI AMEDEO VERGANI     p. 37
2.1 La vita di Amedeo Vergani    p. 37
2.2 I Gruppi di Specializzazione dell’Informazione Visiva in Italia    p. 41
2.3 Il lavoro di Amedeo Vergani attraverso la newsletter del Gsgiv lombardo    p. 44

3. FOTOREPORTER, «VESSATI E UMILIATI»    p. 85
3.3 Violenze a danno dei fotogiornalisti    p. 85
3.2 Il prezzo pagato dai fotogiornalisti al G8 di Genova del 2001    p. 86

4. ETICA E FOTOGIORNALISMO    p. 101
4.1 Norme e regolamentazioni per i fotogiornalisti    p. 103
4.2 Il “Decalogo di autodisciplina dei fotogiornalisti”    p. 108
4.3 Fotogiornalismo e privacy    p. 110
4.4 Falsificazioni e manipolazioni delle immagini fotografiche    p. 112

OSSERVAZIONI FINALI    p. 123

 

APPENDICE    p. 129

 

BIBLIOGRAFIA    p. 149

 

SITOGRAFIA    p. 155

Introduzione

  • Federica Greggio
  • Il fotogiornalismo in Italia: le problematiche e il contributo di Amedeo Vergani

La fotografia, sviluppatasi nella prima metà dell’Ottocento1, raggiunge ben presto una posizione mediatica rilevante, essendo considerata più immediata delle parole e più precisa del disegno.

Poiché la Fotografia è contingenza pura e poiché non può essere altro che quello (è sempre un qualcosa che viene rappresentato) – contrariamente al testo il quale, attraverso l’azione improvvisa di una sola parola, può far passare una frase dalla descrizione alla riflessione ‒, essa consegna immediatamente quei “particolari” che costituiscono precisamente il materiale del sapere […]. La Fotografia può dirmelo, molto meglio dei ritratti dipinti. Essa mi permette di accedere a un infra-sapere (Barthes, 1980: 30).

Emerge anche dalle parole di Roland Barthes, che la fotografia ha innata una funzione di “informare”, fornendo dettagli e particolari di un frammento di realtà. Sembra, dunque, naturale il suo connubio con il giornalismo. Appena le tecnologie di stampa lo consentono, il mezzo fotografico viene messo a disposizione dell’informazione e la fotografia diventa così una presenza fissa all’interno dei giornali, arrivando al punto di non essere più immaginabile un periodico o un quotidiano senza immagini.

Siamo in Crimea, a metà Ottocento, tra il 1853 e il 1856: Roger Fenton è il primo fotografo inviato sul fronte di guerra, chiamato dall’Illustrated News. Le indicazioni che partono dal giornale non sono tanto quelle di documentare la tragicità del conflitto, quanto quelle di contrastare le preoccupanti corrispondenze giornalistiche che stanno turbando l’opinione pubblica. E Fenton fa diligentemente ciò che gli viene chiesto: le sue immagini non mostrano morti, soltanto soldati schierati. […] È l’esordio del fotogiornalismo (Lucas, 2004: 685).

“Fotogiornalismo” è un termine coniato, con molta probabilità, sul finire degli anni Quaranta da Cliff Edom, allora giovane professore alla Scuola di Giornalismo dell’Università del Missouri e direttore, fin dalla sua creazione, del “Missouri Photoworkshop”, una delle più famose scuole di fotogiornalismo negli Stati Uniti. Il termine coniato da Edom comprendeva all’epoca sia i fotogiornalisti come generalmente intesi, sia i “picture editor”2.

Si possono individuare vari motivi per i quali, da oltre un secolo, negli articoli di giornali e periodici si utilizzano, accanto ai testi scritti, anche le fotografie, o meglio le loro riproduzioni fotomeccaniche. Ne vogliamo qui ricordare almeno tre, in ordine sparso: a) fornire, a proposito dell’argomento di cui si sta parlando, informazioni nuove rispetto a quelle contenute nei testi; b) sottolineare o confermare visivamente informazioni già contenute nel testo; c) dare alla veste grafica del giornale un aspetto più attraente dal punto di vista visivo.3

La ridiscussione di queste tre motivazioni è andata di pari passo con l’evoluzione della professione in tutti questi anni, senza che delle precise regole, priorità o linguaggi si siano imposti, come invece è successo a proposito dei testi giornalistici scritti.
Il Novecento può essere considerato il secolo della rappresentazione fotografica di storie ed eventi. «L’inventario è cominciato nel 1839 e da allora è stato fotografato quasi tutto, o almeno così pare […]. La conseguenza più grandiosa della fotografia è che ci dà la sensazione di poter avere in testa il mondo intero, come antologia di immagini» (Sontag, 1978: 3).
Il presente lavoro, ponendosi l’obiettivo di analizzare le problematiche del fotogiornalismo in Italia, inizia con un primo capitolo dedicato alle origini e all’evoluzione del fotogiornalismo, con una particolare attenzione riservata alle vicende italiane. La storia del fotogiornalismo assume un andamento parabolico e raggiunge il suo apice tra le due guerre mondiali, quando si sviluppano alcune fra le esperienze più significative come la nascita dell’agenzia fotografica “Magnum” e della famosa rivista “Life”. Negli anni Sessanta e Settanta, anche per lo sviluppo della televisione, il fotogiornalismo inizia la sua fase di declino, perdendo importanza informativa all’interno dei giornali, anche se in Italia vive una seconda “età dell’oro”.
Il fotogiornalismo in Italia ha faticato a imporsi «soprattutto perché ambientato in una cultura di estrazione umanistica e letteraria, dove questi schivi personaggi, i fotoreporter, spesso poco “acculturati”, hanno avuto grande difficoltà a emergere, anche nel loro spazio naturale, il giornale» (Carrese, 1980). Questo, anche dopo l’essersi visti «riconoscere l’ovvio diritto di essere “giornalisti” a tutti gli effetti, anche quelli legali», entrando nel 1976 a far parte dell’Ordine dei Giornalisti. Tuttora c’è un rapporto di sudditanza tra giornalista d’immagine e giornalista di parola, «cui pare debba andare, per delega antica, il controllo, la gestione, anche dell’occhio del fotografo. È una remora vecchia, che in Italia, dopo vent’anni di fascismo, si è fossilizzata» (ibidem) e non si riesce a rimuovere.
Specie in Italia, il termine fotografo ha assunto un significato non certo qualificante e di scarso prestigio sociale, in quanto viene assimilato al termine di “paparazzo”, «che connota un settore specifico della fotografia giornalistica italiana, non certamente in senso lusinghiero, se la Freund4 ha scritto che i paparazzi “deprezzano ancora di più il mestiere”» (ibidem).
La difficile situazione del fotogiornalismo in Italia ha reso necessaria la nascita di svariate associazioni e gruppi, che riuniscono i fotogiornalisti per discutere e trovare soluzione alle tante problematiche della categoria. Uno di questi è il Gruppo di Specializzazione dei Giornalisti dell’Informazione Visiva, facente capo all’Unione Nazionale dei Giornalisti dell’Informazione Visiva e legato alla Federazione Nazionale Stampa Italiana. Il Gsgiv si forma a livello regionale. Il primo ad essere stato creato, ed anche il più attivo, è quello lombardo, rivitalizzato a metà degli anni ’90 da Amedeo Vergani. Il secondo capitolo del presente lavoro è dedicato a questa figura, un giornalista e fotoreporter venuto a mancare agli inizi di maggio 2010, ma che viene ricordato e stimato soprattutto per l’importante impegno all’interno del Gsgiv lombardo (di cui ne è stato l’unico presidente fino alla sua morte) e per la sua dedizione e competenza in materia di difesa della professione.
In particolare, è stato preso in considerazione l’archivio di messaggi di posta elettronica, redatti e trasmessi come newsletter agli iscritti al Gsgiv lombardo da Amedeo Vergani stesso, negli anni dal 2000 al 2010. È questa una testimonianza molto importante sia dell’opera di Vergani e del Gruppo di Specializzazione, sia dell’evolversi della categoria dei fotogiornalisti e delle problematiche emerse. I messaggi, analizzati e riassunti in un elenco presente all’interno di questo elaborato, non sono attualmente facilmente fruibili, se non contattando personalmente chi li ha ricevuti e li conserva. Tuttavia, è nelle intenzioni della famiglia di Amedeo Vergani e di alcuni organismi del fotogiornalismo italiano, renderli disponibili a tutti online, come testimonianza fondamentale dell’evoluzione e delle problematiche del fotogiornalismo italiano, nonché del lavoro di Amedeo.
Da questi messaggi, emergono molte questioni spinose. Il terzo capitolo di questo lavoro prende in considerazione il problema delle violenze ai danni dei fotogiornalisti, violenze che avvengono ad opera di persone comuni o note, ma anche di rappresentanti delle forze dell’ordine. Teatri di queste violenze e limitazioni alla professione sono sia manifestazioni e guerre, sia momenti di semplici foto di “routine”, anche per la cronaca locale e “non impegnata”. Particolare attenzione è stata posta nei confronti delle violenze ai danni dei fotogiornalisti avvenute al G8 di Genova del 2001, riportando anche una breve intervista telefonica, da me svolta, a Luciano del Castillo, aggredito durante le manifestazioni del G8 genovese.
La convinzione che la fotografia sia prova di verità è diffusa nel senso comune fin dall’esordio di questo mezzo e, fin da subito, è stata una convinzione messa duramente alla prova. Infatti, già «dal signor Fenton e da quella prima avventura fotogiornalistica si può cogliere anche una fondamentale lezione: l’occhio della fotografia è un occhio ambiguo. E con un potere immenso» (Colin, 2004: 685). Prendendo a prestito una famosa citazione cinematografica, sappiamo che «da un grande potere, derivano grandi responsabilità»5, per questo «bisogna mettere instancabilmente in guardia sull’ambiguità della cosiddetta obiettività fotografica. […]. Quello che dobbiamo sapere è che la fotografia, come tutti i linguaggi, va presa con le pinze, che non può essere in sé prova e dimostrazione di alcunché» (Scianna, 2010: 14).
A causa delle manipolazioni e falsificazioni che da sempre si possono operare sulle fotografie, fin da subito si è sentita la necessità di sviluppare un’etica del fotogiornalismo, che regolasse i limiti e le possibilità di questa professione, al fine di tutelare i destinatari delle informazioni fotografiche, ma anche i soggetti e i realizzatori delle immagini. Fortunatamente «la storia del fotogiornalismo ha straordinarie immagini (e molti uomini caduti) che provano la costante, faticosa, drammatica ricerca della verità dei fatti» (Colin, 2004: 685). Il quarto capitolo di questo lavoro fa una rapida panoramica delle norme alle quali devono fare riferimento i fotogiornalisti, per poi soffermarsi, sullo spunto di alcune significative comunicazioni al Gsgiv lombardo di Amedeo Vergani, su alcune questioni, quali: l’approvazione del “Decalogo di autodisciplina dei fotogiornalisti”, del 2010; le difficoltà sopraggiunte con l’emanazione del “Testo unico per la protezione dei dati personali” (Dlgs n. 196/2003), del 2004; alcuni casi di manipolazioni fotografiche operate da illustri quotidiani e periodici italiani, al fine di trattare il tema delle falsificazioni giornalistiche.
Le problematiche della categoria sono molteplici, tanto che molti si chiedono se il fotogiornalismo sia “una professione a rischio d’estinzione”. In quest’elaborato, tralasciando gli aspetti sindacali molto sentiti da Amedeo Vergani, si cercherà di dare una panoramica dell’attuale situazione italiana, senza pretendere di trovare delle soluzioni alle molte questioni aperte.
La realizzazione di questa tesi è stata possibile anche grazie alle preziose informazioni fornite dalla famiglia di Amedeo Vergani e grazie al contributo di Marco Capovilla6, anche e soprattutto per il reperimento dei testi della newsletter redatta da Vergani.

 

 

Note:

1 È un’invenzione dalla paternità incerta, anche se viene considerata una data significativa il 1839, anno in cui Louis-Jacques Daguerre definisce la tecnica del dagherrotipo.

2 John Morris (1998), Get the picture, Random House, New York, (reperito nel sito www.fotoinfo.net, sezione “Glossario”).

3 Capovilla Marco, Fotografia e “postfotografia”. La manipolazione digitale delle immagini giornalistiche tra semplificazione, estetica e censura, nel dossier “Fotogiornalismo” di “Problemi dell’informazione”, 2/2003.

4 Gisele Freund (1909 – 2000) è una fotografa tedesca e una voce autorevole del fotogiornalismo al femminile.

5 Citazione dal film Spiderman (Sam Raimi, 2002), reperita su http://it.wikiquote.org/wiki/Spider-Man.

6 Fotogiornalista dal 1985, lavora per i principali periodici italiani. Attualmente è il presidente dell’associazione Fotografia&Informazione.

Conclusioni

  • Federica Greggio
  • Il fotogiornalismo in Italia: le problematiche e il contributo di Amedeo Vergani

«Oggi più nessuno è capace di costruire
un arco a volta e vorrei che non accadesse
lo stesso al giornalismo fotografico»
(Mario Dondero)

 

 

Tralasciando i temi più di carattere sindacale, molto sentiti da Vergani e dal Gsgiv (anche in accordo alla natura sindacale del gruppo), dal presente lavoro emergono alcune delle più sentite problematiche del fotogiornalismo attuale. Esso appare complicato da una molteplicità di questioni spinose, tra cui: una storica disattenzione nei confronti della categoria; l’assenza di riconoscimento sociale, che comporta, in più occasioni, umiliazioni e ostacoli allo svolgimento della professione e, nei casi più gravi, vere e proprie violenze; l’estromissione da parte delle testate della figura del fotoreporter, quindi la diffusa pratica delle collaborazioni esterne, e il conseguente disagio dei lavoratori autonomi, ma anche l’inconsistenza dei compensi; le restrizioni e i divieti sempre più severi in materia di privacy; il bombardamento di immagini di ogni genere a cui si è sottoposti ogni giorno e il dilagare del dilettantismo all’interno della professione; la perdita di credibilità della categoria in seguito all’uso, ed abuso, di ritocchi, falsificazioni e fotomontaggi. Quelle citate sono solo alcune delle tematiche che affliggono il fotogiornalismo da anni, ma bastano a dare un quadro generale della crisi che grava sul settore e a far comprendere la necessità di concreti miglioramenti, sia per il bene dei fotogiornalisti, che per la qualità dell’informazione visiva proposta ai lettori.
Molto è cambiato dall’epoca d’oro del fotogiornalismo e dei grandi reportage. «Nell’improvvisazione e povertà del fotogiornalismo vecchio secolo, c’era comunque il piacere della scoperta, c’era la curiosità dei singoli professionisti», afferma Uliano Lucas86. E si chiede, in una sua riflessione, e la domanda appare fondamentale, se ora, quando ormai sembra passata un’eternità dalle prime esperienze del fotogiornalismo italiano, la storia ci abbia portato verso un reale progresso di questa professione.

Questa eternità che separa “gli albori della storia” dalla sua maturità può essere realmente definita con la parola “progresso”? Può proprio essere vista come un percorso lineare verso il meglio, come un’evoluzione darwiniana che porta ad un “progressivo” miglioramento del mestiere, cresciuto grazie alle battaglie civili e sindacali, al miglioramento della tecnica, alle esperienze e agli errori del passato?87

Ma ancora, se un progresso vi è stato, ora ci troviamo di fronte ad una «professione a rischio d’estinzione»? Una possibile risposta, sorta da un articolo all’interno del sito di Lsdi88, è che «il “mestiere” del fotogiornalista sta attraversando una crisi profondissima. I campanelli d’allarme, un po’ su tutti i fronti della professione, sono tali e consolidati nel tempo da configurare prospettive, forse non da “de profundis”, ma certamente di radicale mutazione».
Le mutazioni avvengono e devono avvenire, per sanare la situazione della categoria, su diversi fronti. Dalla parte del lettore, è necessaria maggiore consapevolezza e conoscenza dell’immagine visiva. Nel bombardamento di immagini giornalistiche, pubblicitarie, televisive o da rete globale, a cui siamo sottoposti, è necessario sviluppare una sensibilità, uno spirito critico e una capacità di selezionare e analizzare gli stimoli che riceviamo, appropriandosi almeno un po’ dei codici di interpretazione delle immagini. «Dentro questo enorme blob melmoso e indifferenziato di immagini tutto si trasforma e si superficializza in spettacolo. Questo rende molto più difficile distinguere e orientarsi» (Scianna, 2010: 32). Inoltre, si dovrebbe perdere il sentito e diffuso bisogno dell’immagine spettacolare, eccessivamente macabra o scioccante. «Nessuno è innocente nella catena etica del fotogiornalismo, dal lettore al fotografo, passando attraverso agenzie, giornalisti, direttori, editori» (Scianna, 2010: 24).

Molti fotografi e direttori di giornali utilizzano questo argomento come sanatoria per ogni scrupolo etico: io faccio, pubblico quello che vuole il lettore. […] Economicamente inoppugnabile. Ma non sempre ciò che è economicamente inoppugnabile lo è anche moralmente. […] Le fotografie possono mentire o dire la verità. La credibilità risiede nell’autorevolezza della fonte. Però, si può essere autorevoli e usare le pulsioni umane trasformandole in merce. Questa operazione si chiama pornografia. E la pornografia non riguarda soltanto il sesso. (Scianna, 2010: 24)

«L’editoria, e quindi anche il fotogiornalismo, hanno adottato una metodologia di marketing: producono ciò che il mercato richiede, e questo è sbagliato»89. È sbagliato poiché abbassa il livello del fotogiornalismo e della fotografia, svalutandoli, e rendendoli maggiormente una professione apparentemente alla portata di tutti.
I fotogiornalisti possono essere l’occasione di rivitalizzazione anche per la carta stampata, riuscendo a dare ai lettori pubblicazioni originali, lontane dal sensazionalistico o dal fotomontaggio abusato, anche per «ridefinire la funzione, attualmente offuscata, delle pagine pubblicate ogni giorno o ogni settimana e che non propongono nessun punto di vista»90.

Sono ancora i fotografi la chance per quella carta stampata che utilizza la fotografia. Quelli e quelle che decidono di lanciarsi sull’attualità con dei punti di vista personali, differenti, visuali, impossibili per le televisioni “accelerate” dalla preoccupazione dell’immediatezza. Quelle e quelli che decidono di indagare sul lungo periodo e di rivelare degli aspetti delle nostre società che le grandi macchine della televisione non possono penetrare. Quelle e quelli che s’insinuano nel territorio dell’avvenimento e si fanno dimenticare per rivelare, mettere differentemente in evidenza, graffiare, raschiare dove prude, portare l’immagine nella piaga.91

L’analisi compiuta dà anche l’idea dell’impegno, portato avanti fino all’ultimo, di Amedeo Vergani, fotogiornalista competente e dedito interamente a lottare per la sua categoria. Il suo modo di scrivere e comunicare, fatto di conoscenza, approfondimento e dialettica, bastano a cogliere il suo porre gli interessi collettivi prima di tutto. Le molte battaglie combattute sul fronte del riconoscimento e della valorizzazione della professione, nonché il suo lavoro fatto di costanza e competenza, lo rendono una figura insostituibile tra i colleghi. “Insostituibile” è proprio il termine che ricorre costantemente richiedendo informazioni e notizie, su di lui e sul suo operato, ai suoi colleghi fotoreporter.
Probabilmente non ha ottenuto tutti gli obiettivi che avrebbe voluto per la sua categoria, ma la sua vita, passata a difendere instancabilmente i diritti dei fotogiornalisti, non è stata sicuramente sprecata, anzi rimane impressa nei pensieri dei colleghi, di chi l’ha conosciuto o di chi semplicemente si è imbattuto nei suoi scritti o nelle sue fotografie.
Restano ancora moltissime battaglie da combattere per l’affermazione ed il riconoscimento della categoria, probabilmente ora più che in passato. Il fatto di riportare un documento che riflette gli avvenimenti non basta più, poiché questo è alla portata di tutti. Resta quindi da ridefinire la funzione dell’immagine nell’informazione. «Con l’irruzione delle immagini digitali, capita ora alla fotografia ciò che accadde alla pittura, nell’Ottocento, con l’irruzione della … fotografia. È compito di quest’ultima ora dimostrare che i Cézanne, i Malevic e i Picasso della fotografia devono ancora giungere»92. È necessario, come quando è nata la stampa illustrata, ridare importanza ai fotogiornalisti ed interrogarsi sulle  possibilità ed i limiti attuali della fotografia e delle tecnologie esistenti e sul ruolo del fotogiornalismo stesso. Questo per ridare dignità e riconoscimento alla professione, sanando il maggiore e fondamentale problema della categoria, per poi ridiscutere tutte le altre questioni. Solo così il fotogiornalismo potrà dimostrare di essere «la Fotografia per antonomasia, un’espressione alta, sublime, di un linguaggio che offre insostituibili possibilità di memoria, di veicolazione e, perché no, di poesia» (Zannier, 1993: 6).

 

 

Note:

86 Uliano Lucas, L’illusione di riempire un vuoto, nel dossier “Fotogiornalismo” di “Problemi dell’informazione”, 2/2003.

87 Ibidem

88 Redazione Lsdi,  Fotogiornalismo: una professione a rischo d’estinzione?, 08/01/2009, dal sito di Lsdi.

89 Dall’intervento di Riccardo Marcialis al convegno, organizzato dalle associazioni “Fotografia&Informazione” e “Enzo Nocera”, La foto sul giornale, del 27/05/1995, reperibili all’interno del sito www.fotoinfo.net. 

90 Caujolle Christian, Da Abu Ghraib allo Tsunami, tutti testimoni, tutti reporter. Morte e resurrezione del fotogiornalismo, marzo 2005, Le Monde Diplomatique.

91 Ibidem.

92 Ibidem.

Bibliografia

  • Federica Greggio
  • Il fotogiornalismo in Italia: le problematiche e il contributo di Amedeo Vergani

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Articoli

Tutti gli articoli, di seguito riportati, sono stati consultati nella loro versione online, fra agosto e settembre 2010.

Il Corriere della Sera
Carioti Antonio, «Ignorate Greta Garbo»: veline da ridere del Minculpop, 23/11/2004, da http://archiviostorico.corriere.it/2004/novembre/23/Ignorate_Greta_Garbo_veline_ ridere_co_9_041123086.shtml

Fotografia&Informazione
Bergamini Matteo, Fotomontaggi di cronaca, 10/01/2009, da http://www.fotoinfo.net/articoli/detail.php?ID=743

Capovilla Marco, Informazione, illustrazione, decorazione, fregio, stencil, 20/12/2007, da http://www.fotoinfo.net/articoli/detail.php?ID=644

Cerchioli Carlo, I capelli del Presidente, 25/05/2003, da http://www.fotoinfo.net/articoli/detail.php?ID=554

Zennaro Luca, Non mi fotografi, prego!, 09/02/2009, da http://www.fotoinfo.net/articoli/detail.php?ID=751

La Provincia di Como
Emilio Magni, Addio ad Amedeo Vergani, maestro fotoreporter, 02/05/2010, da http://www.laprovinciadicomo.it/stories/Homepage/130384_addio_ad_amedeo_verg
ani_maestro_fotoreporter_e_viaggiatore/

La Repubblica
Articolo non firmato, G8, 130 arresti convalidati, 78 gli stranieri, 24/07/2001,vda http://www.repubblica.it/online/politica/gottoundici/inchiesta/inchiesta.html

Ginori Anais, Continuavano a colpire cantando Faccetta Nera e un inno a Pinochet, 26/07/2001, da http://www.repubblica.it/online/politica/gottododici/testuno/testuno.html

Le Monde Diplomatique
Roskis Edgar, Così tanti scatti, così poche immagini. Fotoreporter, una professione in crisi, gennaio 2003, da http://www.monde-diplomatique.it/ ricerca/ric_view_lemonde.php3?page=/LeMonde-archivio/Gennaio2003/0301lm03.01.html&word=fot
ogiornalismo

Roskis Edgar, Dall’istantanea autentica alle manipolazioni facili. Il fotogiornalismo ha perso credito, novembre 1998,da http://www.monde-diplomatique.it/ricerca/ric_view_lemonde.php3?page=/LeMonde-archivio/Novem re-1998/9811lm21.01.
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Caujolle Christian, Da Abu Ghraib allo Tsunami, tutti testimoni, tutti reporter. Morte e resurrezione del fotogiornalismo, Marzo 2005, da http://www.monde-diplomatique.it/ricerca/ric_view_lemonde.php3?page=/LeMonde-archivio/Marzo-2005/0503lm03.01.html&word=fotogiornalismo

LSDI
Redazione LSDI, Amedeo Vergani morto all’improvviso, 02/05/2010,
da http://www.lsdi.it/2010/05/02/amedeo-vergani-morto-all-improvviso/
    
Redazione LSDI,  Fotogiornalismo: una professione a rischo d’estinzione?, 08/01/2009, da http://www.lsdi.it/2009/01/08/fotogiornalismo-una-professione-a-rischio-di-estinzione/

Redazione LSDI, Fotografi, “vessati e umiliati”?, 07/12/2008, da http://www.lsdi.it/2008/12/07/fotografi-%E2%80%9Cvessati-e-umiliati%E2%80%9D/



Altri contributi

Archivio della newsletter del Gsgiv lombardo, negli anni 2000/2010, redatta e trasmessa da Amedeo Vergani.

Atti del convegno, organizzato dalle associazioni “Enzo Nocera” e “Fotografia&Informazione”, La foto sul giornale, del 27/05/1995 (reperibili all’interno del sito www.fotoinfo.net).

Atti sul G8, dal sito di “Amnesty International”
Da http://www.amnesty.org/en/library/asset/EUR30/012/2001/en/7a15fdf7-d8b3-11dd-ad8c-f3d4445c118e/eur300122001en.pdf

Atti dell’audizione di Paolo Serventi Longhi, durante l’indagine conoscitiva alla Commissione Parlamentare d’inchiesta del 04/09/2001, sulle violenze subite dai giornalisti durante i fatti del G8 di Genova.
da http://documenti.camera.it/Leg14/BancheDati/resoconti/indagini/01c01/indag/sui_fatti_di_genova/2001/0904/s010.htm

RAFFAELE FIENGO, Come sta cambiando il giornalismo, lezione sui rapporti tra carta stampata e web tenuta, nella primavera del 2005, alla Cattolica di Milano.

MARCO CAPOVILLA/CARLO CERCHIOLI/ULIANO LUCAS/ GILLES SAUSSIER, dossier Il fotogiornalismo, all’interno della rivista “Problemi dell’informazione”, 2/2003.



Sitografia

www.amedeovergani.com
Sito del fotogiornalista Amedeo Vergani, che raccoglie parte delle sue pubblicazioni. Consultato il 06/09/2010.

www.amnesty.org
Sito dell’associazione “Amnesty International”. Consultato il 09/09/2010.

www.corriere.it
Sito del quotidiano Il Corriere della Sera. Consultato il 06/09/2010.

www.fotoinfo.net
Sito dell’associazione Fotografia&Informazione. Consultato il 08/09/2010.

www.fnsi.it
Sito della Federazione Nazionale Stampa Italiana. Consultato il 18/09/2010.

www.garanteprivacy.it
Sito ufficiale del Garante della privacy. Consultato il 15/09/2010.

www.laprovinciadicomo.it
Sito del quotidiano La Provincia di Como. Consultato il 02/09/2010.

www.lsdi.it
Sito ufficiale del gruppo di lavoro Libertà di Stampa/Diritto all’Informazione. Consultato il 06/09/2010.

www.monde-diplomatique.it
Sito di Le Monde Diplomatique, pubblicato in Italia con “Il Manifesto”. Consultato il 15/09/2010.

www.odg.it
Sito del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Consultato il 15/09/2010.

www.repubblica.it
Sito del quotidiano nazionale La Repubblica. Consultato il 10/09/2010.

www.sergiocecchini.it
Sito del fotografo Sergio Cecchini, contenente un apposito dossier riguardante i fatti del G8 di Genova. Consultato il 30/09/2010.

www.sindacatogiornalistiveneto.it
Sito ufficiale del Sindacato dei Giornalisti della regione Veneto. Consultato il 06/09/2010.

www.storiaxxisecolo.it
Sito con un’apposita sezione dedicata al G8 di Genova del 2001, “Speciale G8”. Consultato il 10/09/2010.

it.wikipedia.org
Sito dell’enciclopedia libera fruibile online. Consultato il 02/09/2010.