Universita' Roma Tre

Facolta' di Lettere e Filosofia

Corso di Laurea in Discipline delle Arti, della Musica e

A.A. 2002-2003

Tendenze attuali del fotoreportage di guerra


Indice

  • Elena Pasquini
  • Tendenze attuali del fotoreportage di guerra


1. La fotografia nella società……………………...pag. 3
Il rapporto che intercorre tra la fotografia e l’informazione, cenni di sociologia del giornalismo, cos’è il fotogiornalismo.

2. La legislazione italiana: breve analisi…………pag. 10
L’art. 528 del codice penale, l’art. 15 della legge sulla stampa 47/1948, l’art. 21 della Costituzione. I criteri secondo cui le norme sono applicate alla realtà. Il concetto del buon gusto.

3. Conversione al digitale.
Problematiche e inquietudini…………………pag. 22
Il fotoritocco elettronico. Qualche esempio di manipolazione fotografica. L’affievolimento dell’autonomia interpretativa del free lance. L’agenzia VII. Cosa archiviare.

4. Fotogiornalismo oggi, in Italia…………...…...pag. 29

4. a) Per non dimenticare. 11 settembre 2001 ……pag. 30
Note sulla storia del settimanale; l’intento dell’inserto; modalità di lavoro; il formato; il lavoro d’impaginazione e composizione; la scelta della sequenza; l’utilizzo del colore; alcune fotografie in particolare.

4. b) Fronti di Guerra…………………………………pag. 49
L’idea dell’iniziativa editoriale; l’intento perseguito; il lavoro d’impaginazione e di composizione; il formato; l’utilizzo del bianco e nero o del colore; la scelta della sequenza; gli autori in opera; i finanziatori; alcuni scatti in particolare.

5. Bibliografia……………………………………pag. 68
6. Appendice ……………………………………pag. 70

Introduzione

  • Elena Pasquini
  • Tendenze attuali del fotoreportage di guerra

Capitolo 1.

LA FOTOGRAFIA NELLA SOCIETÀ

Uno degli assiomi della critica alla modernità asserisce che la ripetuta esposizione ad immagini cruente diminuisce l’impatto che esse hanno sul nostro sistema nervoso e che in tal modo, quindi, si alza la soglia del “vedibile”. Quanto c’è di vero in questo? Quest’idea si limita a denunciare l’erosione del senso della realtà, criticando in modo conservatore la diffusione d’immagini cruente, perché la realtà, quella quotidiana, continua ad esistere al di là dei tentativi di indebolirne l’autorità. Nella versione più radicale di questa critica non c’è più nulla da difendere. La realtà ha abdicato per diventare immagine. Ci sono solo rappresentazioni: media.

Il critico Furio Colombo - giornalista, scrittore e Senatore della Repubblica Italiana - indica i servizi fotografici realizzati durante la guerra di Spagna (1936-1939), come l’inizio di quella “sceneggiatura delle tragedie del mondo” che ha spinto la realtà verso lo spettacolo. Anche Goffredo Fofi, sul Sole 24Ore afferma: «Nel campo della fotografia qualche novità la si vede, di recente, con i magazines dei grandi quotidiani e con il maggior rilievo che a foto significative hanno cominciato a dare testate molto diverse tra loro come l’”Indipendente” e “l’Unità”. Troppo spesso tuttavia la stampa, anche in fatto di foto, continua a preferire il sensazionale al significativo, l’estremo al comune, il gridato al narrato.[…] Impera una grande superficialità e raramente gli inviati intendono scoprire e spiegar le realtà nelle sue pieghe come nelle sue evidenze; e sembrano invece vieppiù schiavi della televisione e della sua effettistica immediatezza, della sua ricattatoria morbosità» . L’arrivo delle notizie attraverso la televisione ha aumentato il desiderio di passare ogni limite nel mostrare la faccia della tragedia come apparente dimostrazione di coraggio e alto grado di credibilità: lo spettatore difficilmente sospetta mai della veridicità dell’immagine di una disgrazia. Lo stesso Robert Capa, nel 1954, aveva confidato ad un amico di temere che la televisione avrebbe rappresentato un rischio per il fotogiornalismo: la caratteristica della tv di integrare immagini e parole avrebbe potuto emarginare il fotografo nel ruolo di mero esecutore. Il pericolo è stato evitato trasformando la fotografia intesa come pura registrazione d’eventi in fotografia concepita come foto-storia, come consapevolezza storica.

In ogni caso, negli ultimi anni si è adottato più volte il termine di “guerra mediatica” per i conflitti che coinvolgono le forze belliche di nazioni imponenti a livello mondiale. Parlare di una realtà diventata spettacolo, però, equivale ad universalizzare il modo di pensare di una piccola popolazione istruita che vive nei paesi ricchi del nostro pianeta; implica che al mondo non ci sia reale sofferenza mentre un’analisi attenta del panorama mondiale delle guerre tuttora in corso, sottolinea il fatto che non tutte le sofferenze sono rese visibili; ammette di accettare supinamente ciò che ai vertici delle nazioni “potenti” è più comodo far credere all’opinione pubblica. Permane, in aggiunta, l’idea che il desiderio d’immagini che documentino la crudeltà di una guerra rappresenti una forma di sciacallaggio commerciale. Nel 1930 un insigne esteta della guerra, Ernst Jünger, osservò che non c’é guerra senza fotografia perfezionando così l’irresistibile identificazione tra macchina fotografica e arma da fuoco, tra l’atto di “mirare” a un soggetto e quello di mirare ad un essere umano. Il fotografo rischia la sua vita allo stesso modo di coloro, civili o militari, che sono nel mirino della sua macchina fotografica anche se, come è intuibile, talvolta il rendiconto economico è l’unica ragione per partire verso mete in cui impera la legge del più forte, visto che nella nostra cultura lo shock è divenuto uno dei più importanti criteri di valore e incentivi al consumo.

Nella storia del fotogiornalismo italiano, però, si legge che alcuni dei nostri fotografi più insigni, come Gian Battista Colombo, Antonio e Nicola Sansone, Calogero Cascio, Caio Garrubba, Alfa Castaldi ed altri hanno abbandonato la strada lavorativa che si erano tracciati per documentare il loro tempo attraverso “gli occhi” della macchina fotografica. Per informare attraverso la fotografia, non solo per mestiere ma per passione, come un’occasione per conoscere e raccontare il mondo.

Fotogiornalisti dunque? Quest’ultimo è un termine che sembra essere poco utilizzato e interiorizzato. Domenico Stinellis, fotografo e photoeditor della sede romana dell’Associated Press ne ha parlato nel suo intervento al convegno «Arti visive e nuovi linguaggi: la qualità del rapporto Fotografia e Informazione» organizzato dall’inserto «Domenica» del Sole 24Ore a Milano nel settembre 2001, fornendo delle indicazioni precise per separare le fotografie illustrative da quelle giornalistiche. Egli afferma che non tutto ciò che appare nelle pagine di un giornale può essere definito fotografia giornalistica. Numerose immagini che compaiono nel corpo d’articoli e servizi sono realizzate con lo scopo di “illustrare” la storia narrata dal giornalista. Esse quasi indistintamente non rappresentano un fatto ma l’idea di un fatto. Nel mondo anglosassone queste rientrano nel genere delle fotografie d’illustrazione. Il presupposto dell’obiettività è dichiaratamente abbandonato a favore di una diversa sintassi della creatività.

Una fotografia giornalistica si differenzia dalle altre anzitutto per la finalità: il fine del giornalista dovrebbe essere quello d’informare, cioè rendere disponibile al lettore il maggior numero possibile d’informazioni rispetto ad un evento che si verifica qui e ora. Il fotogiornalismo, inoltre, si distingue nell’ambito della fotografia d’informazione per il suo carattere eventuale e contingente. Il fatto si verifica in un preciso momento del fluire spazio-temporale che non è né reversibile né personalizzabile e nel quale «il fotogiornalista dovrebbe essere una figura “astorica”» , essere al di sopra delle parti, cioè non influire o provocare l’evento. Per quanto riguarda l’aspetto “creativo” del suo lavoro, il fotogiornalista deve servirsi di un mezzo, tecnico o espressivo, di cui sono note le potenzialità: non conoscere le possibilità fornite dal mezzo potrebbe produrre una contro-informazione. Lo spettatore ha il diritto di sapere, anticipatamente e con chiarezza, se l’immagine che gli si propone è d’archivio o se è stata ripresa con un particolare obiettivo che modifica, per esempio, la prospettiva.

Altra caratteristica fondamentale della fotografia giornalistica è la didascalia, un breve testo, di due o tre periodi al massimo, che contiene tutte quelle informazioni che non sono direttamente deducibili dall’immagine ma che la riguardano, come la tecnica della ripresa, il nome dell’autore e, in generale, le notizie ricavabili dalle “cinque W” del giornalismo anglosassone (Who, What, Where, When, Why). Riguardo all’esigenza della didascalia, Stinellis si avvicina alle idee di Benjamin e Keim . Questo breve testo sembra rassicurare il lettore riguardo alla decodifica di un linguaggio che molto spesso non conosce e che, in ogni caso, risulta ambiguo nei suoi significati. L’attitudine a leggere le immagini, così sviluppata nel Medioevo, si è andata via via affievolendo con la diffusione della stampa. La “seconda rivoluzione” nel campo dell’informazione, l’introduzione dei sistemi di stampa appunto, ha spinto il lettore a non riconoscere più con facilità il “piano lessicale” presente nella fotografia. La diffidenza nei confronti dell’immagine nella nostra cultura, abituata a leggere le emozioni e i pensieri attraverso le parole, si riflette, per esempio, nella difficoltà degli storici ad accogliere sullo stesso piano fonti archivistiche e orali e iconiche. Anche Susan Sontag è consapevole di questo pregiudizio poiché afferma che i moralisti sperano sempre di salvare l’immagine con le parole. Si potrebbe obiettare che la didascalia, anche se è lo stesso autore della fotografia a scriverla, è caratterizzata dal gusto e dallo stile dell’epoca in cui viene redatta e influenza la lettura dell’immagine. Il testo può istituire dei rapporti gerarchici tra gli elementi che compongono la fotografia, e indurre perciò il lettore a ricercare alcuni particolari prima di altri e solo in seguito dedicarsi ad uno studio personale dell’immagine.

Lo schema di Domenico Stinellis, in generale, ha come obiettivo quello di indicare la correttezza e l’onesta come caratteristiche fondamentali della fotografia giornalistica, che proponga al lettore un fatto raccontato attraverso l’immagine.

Bibliografia

  • Elena Pasquini
  • Tendenze attuali del fotoreportage di guerra


- «Trenta» – Fronti di Guerra
- Per non dimenticare, 11 settembre 2001, numero speciale di «Panorama»
La maggior parte delle informazioni relative ai fascicoli di Panorama e Trenta è stata fornita all’autrice durante le interviste con Pasquale Chessa (Panorama) e Federico Mininni (Trenta)

A ciò si aggiungono le seguenti pubblicazioni:
- AA.VV., “dossier/il fotogiornalismo”, Problemi dell’informazione, numero 2/2003, il Mulino, Bologna.
- Arciero Gianfranco, Leggi e regolamenti della fotografia, VI edizione, Nuova Arnica Editrice, Roma 2002.
- Arciero Gianfranco, “il mondo racconta”, articolo contenuto in Fotografia Reflex, Roma, novembre 2003.
- Baraghini Marcello e Turchi Daniele, Farsi un libro, Biblioteca del Vascello, Stampa alternativa, Roma 1990.
- Benjamin Walter, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1955), traduzione di Enrico Filippini, Einaudi, Torino 2000.
- Carlotti Anna Luisa (a cura di), Problemi di storia del giornalismo, Pubblicazioni dell’I.S.U.- Università cattolica, Milano 1997.
- Carpenter Edmund, Linguaggi Nuovi, in La comunicazione di massa, a cura di E. Carpenter e M. McLuhan, La Nuova Italia, Firenze
- Farina Roberto, Fotografia: istruzioni per l’uso, Nuova Arnica Editrice, Roma 1998.
- Ferrarotti F., Mass media e società di massa, Laterza, Bari 1992.
- Fioravanti Giorgio, Il manuale del grafico: guida alla progettazione grafica e all’impaginazione del prodotto editoriale, Zanichelli, Bologna 1987.
- Jaubert Alain, Making people disappear. An Amazing Chronicle of Photographic Deception (1986), traduzione dal francese a cura di International Translation Center, Permamon – Brassey’s International Defense Publishers, New York 1989.
- Keim J.A., La fotografia e l’uomo, ed. Paoline, Alba 1974.
- Lucas Uliano & Bizzicari Maurizio (a cura di), L’informazione negata: il fotogiornalismo in Italia 1945 – 1980, Dedalo libri, Bari 1981.
- Murialdi Paolo, La stampa italiana dalla Liberazione alla crisi di fine secolo, Laterza, Bari 1998.
- Nuvolone Pietro, Trent’anni di diritto e procedura penale, Cedam, Padova 1969.
- Rivoir Silvana, “il soldato fotografato e fotografo”, Rivista di storia e critica della fotografia, Priuli &Verlucca editori, Anno 1, numero 1, Ivrea ottobre 1980.
- Schwarz Angelo, “la retorica del realismo fotografico”, Rivista di storia e critica della fotografia, Priuli &Verlucca editori, Anno 1, numero 1, Ivrea ottobre 1980.
- Sontag Susan, Sulla fotografia (1973), traduzione di Ettore Capriolo, Einaudi, Torino 1978.
- Susan Sontag, Davanti al dolore degli altri, traduzione di Paolo Dilonardo, Mondadori, Milano 2003.

Articoli e interviste on line:
- www.ilariaalpi.it/article.php?sid=327
- Oreste Pivetta, “il dolore delle guerre scolpito nelle immagini” in www.unita.it/index.asp??SEZIONE_COD=&TOPIC_ID=234 , marzo 2003

- Dal sito di Fotografia e Informazione (www.fotoinfo.net ) i seguenti contributi:
Balena Isabella “il ruolo del Photoeditor: intervista a Giovanna Calvenzi”.
Brogioni Leonardo, “Quel che resta dell’immagine”.
Capovilla Marco “ Rileggendo Il messaggio fotografico di Roland Barthes”, marzo 2003.
Ceravolo Giuseppe, Mattoni Alice, Tozzi Serena, “Intervista a Marco Vacca, Marco Capovilla, Carlo Cerchioli”, 21 maggio 2002.
Cerchioli Carlo, “Rapporto di Reporters Sans Frontière”, 5 maggio 2003.
Morris John, estratto da Get the picture, Random House, New York, 1998
Pucci Rino, “Giornalismo per immagini: informare o illustrare?”, 2002.
Stinellis Domenico, “Arti visive e nuovi linguaggi”, 30 settembre 2001
Trevisaut Mara – tesi di laurea “Produzione, usi e fruizione della fotografia di guerra nel XX secolo”, Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Udine.
Vacca Marco, “La saga dell’indifferenza”.

- www.nomad-village.it , “limiti e opportunità della fotografia digitale consumer tra presente e futuro”, 28 marzo 2003.
- Vitali Raffaele, “il giornalismo fotografico è morto?”, «il Ducato on line» in www.uniurb.it/giornalismo
- www.senato.it per i riferimenti legislativi.
- www.odg.it
- www.dagospia.com , “la manipolazione delle immagini”
- www.seven.com , www.electaweb.com , www.comune.verona.it , per le informazioni riguardanti l’agenzia fotografica VII.
- List.peacelink.it, per le notizie sul Libro bianco di Genova.

- In www.digitaljournalist.it i seguenti interventi:
Howe Peter, “James Nachtwey”
Miller David, “Eliminating trhuth: the development of war propaganda”
Pierce Bill, “Nuts & Bolts”, gennaio 2004
Pilger John, “Freedom of the Press”, 10 luglio 2002