Il premio fotogiornalistico riservato agli studenti della rivista francese Paris Match è stato vittima, quest'anno, di un colpo di scena imprevisto e, per molti versi, imbarazzante. L'edizione 2009 era infatti stata vinta da un presunto reportage sulle dure condizioni di vita di alcuni studenti universitari realizzato da due ragazzi della Scuola superiore delle arti decorative di Strasburgo. Ma nel giorno della premiazione, avvenuta a fine giugno, i due autori – Guillaume Chauvin e Remi Hubert – hanno rivelato che le loro immagini erano il frutto di una “messa in scena artistica”. Per illustrare le reali difficoltà nel mantenersi agli studi di alcuni coetanei dell'Università di Strasburgo avevano infatti fotografato dei personaggi fittizi.
I due giovani si erano concentrati, nel loro lavoro, sui più diffusi luoghi comuni relativi alle precarietà studentesca: la ragazza che si prostituisce, l'universitario che dorme in macchina, il ragazzo di colore che lavora di notte, lo studente che fruga alla ricerca di cibo tra gli scarti del mercato.
Avevano cercato, però, di essere quanto più possibile realisti e a tal fine avevano raccolto numerosi dati e testimonianze presso diverse associazioni studentesche, consigliati da alcuni professori che avevano appoggiato il loro progetto (vedi l'articolo di Le Figaro )
L'idea di proporre un finto reportage era venuta loro in mente l'anno precedente dando un'occhiata ai lavori candidati al Gran Prix 2008. «La loro visione del mondo era limitata» ha confidato Guillaume Chauvin a Le Figaro . «Sembravano più foto di vacanze che immagini di fotogiornalismo. Per llustrare la miseria presente all'estero venivano mostrati bambini dai grandi occhioni umidi. Abbiamo voluto partecipare al concorso per mettere in mostra i codici troppo spesso usati nel fotogiornalismo e per provare che qualcosa di reale può essere espresso anche per mezzo di una messa in scena».
«Abbiamo spinto i cliché al limite» ha spiegato a sua volta Remi Hubert. «Pensavamo che la cosa fosse così palesemente banale da non poter vincere... Volevamo aprire una discussione sul modo di operare di quei media che ritraggono le sofferenze umane con compiacimento e voyeurismo» (fonte: The Indipendent )
Entrambi gli autori hanno precisato di non aver voluto mancare di rispetto a Paris Match. «Siamo studenti d'arte. Se fossimo stati studenti di giornalismo non ci saremmo mai permessi una simile iniziativa» ha spiegato a Le Figaro Guillaume Chauvin. «Volevamo risvegliare le coscienze, sensibilizzare la gente su questo tema».
La giuria del concorso, dopo la rivelazione dei vincitori, aveva consegnato loro ugualmente il premio e l'assegno di cinquemila euro previsti per il primo classificato. Ma il settimanale francese l'indomani aveva poi fatto marcia indietro spiegando sul suo sito che “la messa in scena fotografica [...] non rispetta il regolamento del Grand Prix Paris Match du Photoreportage Etudiant e la filosofia che la rivista difende da sessant'anni”
I candidati della prossima edizione del concorso potranno così ambire a un doppio premio in denaro, per un totale di diecimila euro. A Guillaume e Remi resta la soddisfazione di aver messo in luce le questioni che stavano loro a cuore e di aver visto pubblicati i loro scatti su Paris Match: la verità, infatti, è stata rivelata quando le rotative avevano già fatto il loro dovere.
A tutti noi rimane il compito di riflettere su cosa sia diventato e cosa davvero significhi, nell'epoca della post-fotografia, il genere “reportage fotografico”.
Monica Nardini