Licenziato foreporter del New York Times

Il 13 gennaio 2003 il quotidiano New York Times ha licenziato il fotoreporter Edward Keating, che lavorava nello staff della rivista da undici anni e che l’anno scorso aveva vinto il premio Pulitzer per una fotografia scattata nei giorni immediatamenti successivi all’11 settembre. Il motivo della dolorosa e tormentata decisione di allontanare Keating (ci sono voluti quattro mesi), va ricercato nel comportamento tenuto, secondo il N.Y.Times, dal fotoreporter: egli stava seguendo, nello scorso mese di settembre in una località dello stato di New York, le reazioni degli abitanti di Lackawanna dopo l’arresto, tra la popolazione di quella cittadina, di alcuni presunti fiancheggiatori di Al Qaeda. Secondo la ricostruzione basata sul racconto di alcuni testimoni, fotoreporter essi stessi, Keating avrebbe convinto un bambino di 6 anni, dopo aver ottenuto il permesso della madre, a seguirlo al di là della strada e a posare per lui con una pistola giocattolo di fronte all’ insegna del negozio dove erano stati eseguiti gli arresti dall’FBI. L’insegna recava la vistosa scritta “Arabian Foods”. Sempre secondo le testimonianze dei tre colleghi, Keating avrebbe diretto le mosse del bambino indicandogli le posizioni da tenere, violando in tal modo la regola principe del fotogiornalismo di news, che prevede l’assoluto divieto di “inscenare” le fotografie o di ottenerle attraverso una più o meno esplicita “regia” delle azioni dei soggetti fotografati. Inoltre, la gravità del comportamento è stata ulteriormente peggiorata dal messaggio implicitamente suggerito da tale immagine: ”i bambini figli di immigrati di origine araba vengono educati all’odio e all’uso delle armi fin da piccoli”. Il bambino, Brandon Benzo, non risulta inoltre essere di origine araba. A sua discolpa, il fotoreporter ha rilasciato una dichiarazione nella quale continua a negare di aver condotto il bambino davanti al negozio e ammette soltanto di aver fatto dei gesti per attirare il suo sguardo. “Io stimolo le persone a fare qualche cosa semplicemente ‘piantando un seme’ (‘planting a seed’), ma altrimenti mi limito a seguire ciò che fanno spontaneamente.” Il codice deontologico del New York Times, come pure di tutta la stampa americana e anche delle principali associazioni di categoria vieta esplicitamente questi comportamenti. Sorge immediato il confronto con la situazione nel nostro paese, per quanto riguarda il fotogiornalismo, i codici deontologici e la pratica quotidiana e non si tratta di un bel confronto. Marco Capovilla, 28 gennaio 2003