Omaggio a Editta Sherman

È del 25 ottobre, pochi giorni prima della sua morte, avvenuta il 1° novembre, a 101 anni, l’assegnazione a Editta Sherman del premio come Distinguished Photographer per il 2013 da parte di "Women In Photography International" (WIPI), associazione professionale di fotografe che riconosce con questa onorificenza il lavoro di colleghe che hanno dato un valido contributo alla cultura fotografica nel mondo.

 

Jean Ferro, presidente di WIPI, è commossa per la contemporaneità degli eventi e felice per aver potuto dare a Editta questo riconoscimento da viva: il premio, che è stato assegnato nelle precedenti edizioni a nomi come Annie Leibovitz, Sylvia Plachy e Carrie Mae Weems, è infatti per fotografe viventi che si sono particolarmente distinte nella loro professione. La stessa Editta era felicissima di questo ulteriore omaggio alla sua carriera.

  • fonte: Women In Photography International

Editta Sherman, nata a Filadelfia nel 1912 da genitori italiani, ha imparato giovanissima a fotografare dal padre Nunzio Rinaolo, che aveva uno studio fotografico nel New Jersey.

 

Dopo il matrimonio e la nascita di cinque figli, ha continuato la sua carriera di attenta e sensibile ritrattista nella New York degli anni Quaranta fotografando, in un mirabile bianco e nero, artisti, poeti, musicisti e attori come Tyrone Power, Henry Fonda, Maurice Chevalier, Yul Brynner, fino ad arrivare, in anni più recenti, a ritrarre Veruschka e Andy Warhol, che l’ha anche voluta nel suo film "Il Detective".

 

Il suo studio, per più di sessant’anni, ha avuto un indirizzo prestigioso: era infatti lo Studio 1208, all’ultimo piano del Carnegie Hall, edificio in cui, grazie al filantropo Andrew Carnegie, molti artisti avevano la possibilità di avere in affitto spazi di vita e di lavoro a prezzi calmierati.

 

Tra loro, negli anni si sono succeduti Leonard Bernstein, Marilyn Monroe, Marlon Brando, Isadora Duncan ed Enrico Caruso, costituendo una comunità stimolante e creativa che ha profondamente influenzato le coraggiose scelte di vita di Editta, che, nonostante la morte prematura del marito, ha continuato la sua attività di fotografa facendosi carico da sola dell’educazione dei figli con estrema serenità.

 

La sua mostra fotografica più conosciuta "Photography on parade", visitata da un numero incredibile di persone, è stata esposta nel 1967, nel mezzanino della Grand Central Station, la stazione ferroviaria principale di New York.

 

Recentemente, nell’anniversario dei suoi 100 anni, altra mostra importante contenente ritratti di celebrità: "Camera studies 1940-1990", alla 25 CPW Gallery, 25 Central Park West di New York.

 

Nel gennaio del 2014 uscirà il volume "Studio 1208 - Camera Studies by Editta Sherman", la cui bozza lei stessa aveva già visionato poco prima della sua scomparsa.

 

Il contributo di Editta è stato davvero prezioso sia dal punto di vista della creatività che della tecnica. Famosa la sua affermazione, attualissima in era digitale: «Ricorda che è la persona che sta dietro la fotocamera e non la fotocamera che fa la differenza».

 

Fotocamera che, nel suo caso, era una Kodak di grande formato 8'x10' accanto alla quale ha posato anche per il film-documentario "Lost Bohemia", girato, nell’arco di otto anni, dal fotografo Josef Astor che come Editta, soprannominata "la duchessa di Carnegie Hall," ed altri artisti ha vissuto in questo paradiso creativo, chiuso nel  settembre 2010, in occasione dei lavori di rinnovamento da parte della Carnegie Corporation.

 

Durante la sua lunga vita, ricca di impegni lavorativi e familiari notevoli (era nonna e bisnonna di 31 bambini), vissuti con uno spirito giovane e scanzonato, oltre a collaborare con le sue fotografie con giornali e riviste, molte sono state infatti le esperienze in cui è stata la protagonista – modella nel suo caso è un termine restrittivo – di foto di altri colleghi.

 

La più famosa e complessa ha dato origine, nel 1978 al volume "Facades" in cui, per il fotografo Bill Cunningham, ha posato con abiti d’epoca di fronte a più di cento edifici che hanno documentato duecento anni di storia del costume e di stili architettonici di New York.

 

Lo stesso Francesco Scavullo ha voluto che posasse per il suo libro "Women".

 

Mi piace ricordare Editta, che ha mantenuto una notevole civetteria e un’incredibile freschezza di spirito fino alla fine dei suoi giorni, con questa intervista di qualche mese fa:

 

 

 

Patrizia Pulga
Charter Member di Women In Photography International 
www.womeninphotography.org