Voglio subito fugare ogni critica mettendomi al riparo da ogni considerazione agiografica facendo alcune ammissioni necessarie al riguardo: sono un grande estimatore del Presidente Obama e amo l' America. Questo non significa che non risieda in me spirito critico sufficiente per vedere le distorsioni e le brutture del Paese: Ma non è questo il tema.
Vi parlerò di una galleria di foto sul sito della Casa Bianca che mostra una selezione delle migliori immagini dell' anno passato. Mettiamo le cose in chiaro: quelle immagini sono fatte per vendere un prodotto, e il prodotto, fuor di metafora è il presidente Obama. A questo servono i fotografi ufficiali. Altro tema non da poco è che anche il potere, nella sua veste ufficiale, va raccontato per immagini!
Nonostante questo “vulnus” sono rimasto impressionato dalla freschezza delle fotografie, dalla pulizia, dalla capacità narrativa in ogni singolo fotogramma scelto. Quello che mi attrae di questa galleria e di molte altri presenti sul sito della Casa Bianca o su Flickr è che gli sguardi di chi vi è ritratto non sono mai posati: l'indubbia bravura del fotografo di essere trasparente e quasi assente dalla scena rende le foto fresche e vere. Sono certo che non sia facile raccontare la vita dell' uomo più potente ed esposto del mondo con tanta naturalezza ma penso che Pete Souza (il fotografo ufficiale del presidente Obama) dopo 4 anni ci abbia fatto l'abitudine e come lui tutti i reporter accreditati alla Casa Bianca per i quali è stata creata un'apposita associazione: la WHNPA.
Immagino sia un lavoro esaltante e quel che mi rimane dalla visione di queste e molte altre fotografie è che c'è sempre un impegno nel rendere ogni nuova foto una sfida: contro il manierismo, l'abitudine, la banale celebrazione del potere. Souza o chi per lui cava anche il sangue dalle rape quando c'è ben poco su cui fare agio o quando la situazione è sempre la stessa. Anche una rappresentazione di uno degli innumerevoli incontri del presidente diventa fresca e credibile.
Adesso però guardatevi il sito del Quirinale o quello di palazzo Chigi
Già l'uso dei nomi sa di vecchio ed artritico: in questo si parla di “fototeca” e laboratorio fotografico, qualcosa che sa di museale e che tradisce la sensazione che al dipartimento in oggetto non si sono forse accorti che le cose sono cambiate (oppure forse usano ancora la pellicola e quindi...) Però mi vedo già l'autore delle immagini aggirarsi dentro una giacca stropicciata e brandire un potente METZ d'annata con tanto di staffa e un improbabile borsa che pencola dalla spalla. Potremmo fermarci qui perché con un tale background non ci si può attendere sorprese: le foto infatti sono penose rappresentazioni ufficiali.“Bisogna fare la foto” altrimenti nessuno crederà che quell'evento sia accaduto: la fotografia ridotta all'esistente, al formato tessera, al certificato di esistenza in vita. E il fotografo, suo malgrado è trattato come un elettricista.
Poi dicono che le istituzioni sono lontane dalla vita del cittadino e l'ingresso di questo nei palazzi è interdetto, concerti del Quirinale a parte. E' sempre stato cosi: intellettuali, forze di sicurezza, politici, hanno sempre visto la fotografia dalla parte sbagliata sottovalutandone la potenza. Gli intellettuali perché la fotografia usa un altro alfabeto che loro non maneggiano e quindi li mette in disparte, Le forze di sicurezza invece hanno sempre messo dei beceri ex spioni a coprire il ruolo delle relazioni esterne, almeno fino ad un po' di tempo fa. Provate a pensare quanta elasticità potessero avere nei confronti della fotografia.
Certo che se non si pensa minimamente a raccontare la vita e cosa succede al Quirinale, se si pensa che i palazzi del potere e chi li abita debbano essere sempre e comunque al riparo dagli occhi di tutti ( anche di quelli accreditati) è evidente che il ruolo della fotografia sia relegato soltanto alle passerelle. Mi viene in mente una foto del presidente Napolitano che incontra il compianto Lucio Dalla. Solita roba: la stretta di mano. Ora andatevi a guardare Barak e Michelle Obama con Bruce Springsteen oppure in questa galleria quelle con B.B. King o con i Led Zeppelin. Non voglio certo sminuire la bravura di L.D. Il problema è che le cose bisogna pensarle, e pensarle fotograficamente se quell 'evento vuoi farlo fruttare. Mi ha sempre stupito questa mancanza cerebrale del potere di raccontarsi e quindi di affidarsi a gente capace e di mestiere.
Lo avevano capito Hitler e Mussolini. Lo sa benissimo Berlusconi che su questo ( e ben altro) ha costruito il suo successo: è l'unico ad avere un fotografo di corte.
Quel che resta è affidato ai fotografi di cronaca e di politica che occupano l'area.
Tornando al tema: Obama circondato da Don Cheadle e George Clooney, in palestra dopo una partita di basket. Il cartello “home” perfettamente inquadrato eppure sembra buttato lì per caso, in alto a destra risalta come un pugno in un occhio e racconta molto più della congrega stessa. Siamo a casa, questo è quel che la foto ci dice. Eppure quel “home” è contrapposto a “guest” che indica la panchina della squadra ospitante. Sarà un caso che quella fotografia sia stata scattata lì ?
Forse no, probabilmente no. Ma questo è quel che ci rimanda, “siamo a casa”, sono a casa: gli attori, il presidente, gli amici di Clooney. E come fai a non comprare un prodotto simile !!
Questo i politici, i presidenti italiani non lo hanno mai capito, anche le persone migliori non comprendono l'importanza di comunicare che, alla fine, responsabilità del paese a parte, si è uguali agli altri. Le infinite Gag di Silvio Berlusconi, la bandana, la canottiera di Bossi, in tutto il loro orrore, questo vogliono significare: apparentemente annullano le distanze ed è per questo che poi magari gli italiani riescono a perdonare/dimenticare più in fretta le malefatte di questi personaggi; sei uno di noi, se sei come noi, ti assolviamo per autoassolverci.
Certo non voglio arrivare a tanto, ma almeno vedere la nostra First Lady che fa la gara dei sacchi al Quirinale come Michelle O. mi piacerebbe assai !