Il caso Cofferati

  • didascalia: Divisi sul cinese. A Camaldoli divergono le opinioni su Sergio Cofferati di Giuliano Amato (foto in alto) e Romano Prodi (a destra con il leader della Cgil)
  • firma: fotografie non firmate
  • fonte: la Repubblica, 14 luglio 2002
Il 14 luglio 2002 su la Repubblica compare, a pagina 19 in taglio basso, una foto di Romano Prodi e Sergio Cofferati che si stringono la mano sorridendo al fotoreporter. La fotografia è a corredo, insieme ad un ritrattino di Giuliano Amato, di un pezzo di Umberto Rosso, inviato del quotidiano a Camaldoli, al seminario - a porte chiuse - dei partiti della coalizione dell'Ulivo. Il titolo, Camaldoli «benedice» Cofferati, rispecchia il contenuto dell'articolo, collage di una serie di dichiarazioni che consacrano il segretario della Cgil "fra i pesi massimi della coalizione". Il problema è che non c'è una dichiarazione esplicita di Prodi e soprattutto che Cofferati non era presente al seminario. Già durante la giornata giornali radio e tg parlano dell'irritazione del presidente dell'Unione Europea per quella fotografia non realistica. Irritazione più che giustificata perché il giorno dopo, il 15, apprendiamo sempre da la Repubblica, che "Prodi non ha mai accennato al segretario della Cgil nei tre giorni di incontri, non ne ha accennato neanche ieri nel discorso di chiusura" e apprendiamo anche il suo stupore "«di vedere mie foto insieme a Cofferati, come se avesse partecipato al convegno...»" (Marco Marozzi, Prodi tace sul Cinese «Il mio compito è unire», pag 7) . E anche il Corriere della sera riportando tutti i temi trattati da Prodi, all'interno del convegno e all'esterno con i giornalisti, cita le parole del presidente UE che " ha rimproverato un giornale che aveva pubblicato una sua vecchia foto con Cofferati «come se a questo convegno avesse partecipato il segretario generale della Cgil»" (Sergio Stimolo, Camaldoli Prodi chiude il «caso Cofferati», pag 10). Dopo aver notato che i pezzi sul seminario di Camaldoli sono interessanti per indagare il lavoro dei giornalisti su come si fa la cronaca di un evento a "porte chiuse", su come "i politici non sanno stare lungo lontano dai taccuini dei giornalisti" (Stimolo), su come attribuire significato a dichiarazioni raccolte di seconda mano, su come usare le virgolette nei titoli, ci ricordiamo che nel Libro de estilo del quotidiano spagnolo El Pais nel capitolo 5 - dedicato alle fotografie e ai grafici - si legge: "Deve porsi la massima attenzione nella pubblicazione di fotografie d'archivio utilizzate come semplici illustrazioni di contenuto d'attualità" (...) "In ogni caso, nella didascalia, si dovrà sempre riportare la data e la situazione a cui corrisponde (la foto ndr).". Va da se che la Repubblica non è dotata di alcun libro di stile e nella didascalia non c'é alcuna data. Sembra piuttosto che nella redazione del quotiano romano si faccia perenne riferimento all'ormai vetusta dichiarazione del suo fondatore Eugenio Scalfari che considera le fotografie soltanto "esornative" dei testi scritti (U.B., Bello, ma è uno sfoglia e getta, Prima, anno XV, n.156, sett. - ott. 1987). Romano Prodi alla fine della sua conferenza stampa ha invitato i fotografi a fare attenzione al signore accanto lui che «si chiama Pat Cox (presidente dell'europarlamento ndr), non Cofferati». Sergio Stimolo dalle colonne del Corriere interpreta queste parole "Come dire: sono e resto in Europa" fuori dalle polemiche interne alla coalizione dell'Ulivo. Noi - più prosaicamente - pensiamo soltanto che abbia parlato ai fotografi ma si rivolgesse a chi sceglie di pubblicare fotografie d'archivio.