Visto a San Giuliano

La rivista Visto ha pubblicato in un numero di Dicembre alcune foto sulle vittime del terremoto in Molise. In primo luogo l'immagine - scontata - delle bare dei bambini morti: rubata nel Palasport di San Giuliano a cui era vietato l'accesso a telecamere e fotografi, consegna alla quale tutti gli operatori dell'informazione avevano concordato di attenersi per rispetto alle famiglie delle vittime. E qui c'è una prima infrazione dell'etica professionale, perchè violando l'accordo si è mancato alla parola data dai colleghi. Ma ancora più grave è la pubblicazione di una seconda serie di fotografie, rubate questa volta al cimitero, e cioè le riproduzioni direttamente dalle tombe delle facce dei piccoli morti nella scuola.
Non solo la rivista qui vince uno speciale premio per necrofilia a mezzo stampa, non solo offende di nuovo pesantemente le famiglie, non solo ferisce tutti coloro che nella vita cercano di mantenere un livello minimo di sensibilità.
Ma oltretutto la publicazione di queste fotografie ha reso difficile, quasi impossibile il lavoro a tutti i fotografi che sono ripassati nella zona del terremoto. Inevitabilmente, la diffidenza e l'ira della gente di San Giuliano (e forse qualche querela) si è riversata su chiunque fosse munito di macchina e obiettivo. E' questo un effetto finora un po' sottovalutato del giornalismo-spazzatura: rendere difficile, forse impossibile, un lavoro serio a chiunque viene dopo. Visto ha fatto di San Giuliano terra bruciata per l'informazione responsabile e corretta e questo avviene ogni volta che si verifica un caso analogo. Pur senza voler fare del moralismo, forse è il caso che gli operatori dell'informazione dotati di un livello minimo di sensibilità comincino a pensare a misure di autodifesa contro una certa informazione, per la quale più che di trash è probabilmente il caso di parlare di napalm. Roby Schirer