Immagini senza tempo

  • didascalia: Tremonti, Solbes, Prodi
  • firma: fotografia non firmata
  • fonte: La Repubblica, 8 aprile 2004, prima pagina
  • titolo articolo: Italia ammonita, Berlusconi attacca Prodi
Capita a volte di discutere, tra fotografi, sulla opportunità-necessità di specificare la data in cui le foto sono state scattate, assieme alle altre informazioni (chi? dove? cosa? perché?) che danno significato e contestualizzano l’immagine destinata ad usi giornalistici.
E mentre tutti, generalmente, sono d’accordo sull’indicazione scrupolosa della data nel caso in cui si tratti di immagini relative ad eventi riconoscibili e di valore “storico” o almeno documentario, quali ad esempio manifestazioni, incidenti, attentati o comunque eventi di grande risonanza mediatica, molte sono le riserve dei colleghi quando si parla di ritratti. Si ritiene infatti che, a differenza dei fatti di stretta attualità, i ritratti si possano e si debbano prestare a molteplici utilizzi, ben al di là dell’occasione contingente in cui sono stati fatti. Si intuisce immediatamente che, a prescindere da discussioni teoriche sull’opportunità di pubblicare a distanza di mesi il ritratto di un politico, di un personaggio dello spettacolo o di un cittadino coinvolto in qualche fatto di cronaca, quello che i colleghi contrari alla datazione (e le agenzie che li rappresentano) tendono a salvaguardare è la “vendibilità” dell’immagine, il suo potere commerciale ben oltre il momento in cui l’immagine è stata prodotta.
Non stupisce, quindi (e, a dire il vero, chiunque segua questo nostro spazio dell’Osservatorio di fotoinfo oramai non si dovrebbe stupire più di niente), che il 9 aprile 2004 la Gazzetta del Sud abbia pubblicato in prima pagina una fotografia che ritrae Solbes, Tremonti e Prodi che risale come minimo a molti mesi prima.
  • didascalia: Tremonti con Solbes e Prodi
  • firma: fotografia non firmata
  • fonte: La Gazzetta del Sud, 9 aprile 2004, prima pagina
  • titolo articolo: Prodi si scusi o si dimetta
La notizia alla quale la foto è collegata è quella della verifica del rispetto dei parametri del Patto di Stabilità da parte dei vari stati membri dell’Unione Europea e delle polemiche relative alle cifre del deficit dell’Italia. La notizia veicolata dalle parole è, in sostanza, del giorno prima, mentre la fotografia è vecchia di almeno cinque mesi. La stessa foto, a dire il vero, la pubblica anche la Repubblica del giorno precedente, sempre in prima pagina, sempre a commento (commento?) della notizia sullo sforamento dei parametri di Maastricht.
  • didascalia: Tremonti, Solbes, Prodi
  • firma: fotografia non firmata
  • fonte: La Repubblica, 8 aprile 2004, prima pagina
  • titolo articolo: Italia ammonita, Berlusconi attacca Prodi
Ritroviamo però la stessa immagine, con lo stesso taglio e quasi identica collocazione in pagina anche sulla Repubblica del 26 novembre 2003, e poi sempre sulla prima di Repubblica del 25 novembre 2003 (in questo caso, però, Prodi è stato eliminato assieme a quasi metà foto) e a pagina 17 della Repubblica del 24 novembre 2003 (anche in questo caso manca Prodi, la foto è in bianco e nero ed è stata girata di 180 gradi orizzontalmente in modo che Tremonti guardi verso l’interno della pagina). In quei giorni si discuteva sempre di Patto di stabilità, e i protagonisti erano, oltre a Prodi (presidente UE) e a Tremonti (presidente di turno del consiglio Ecofin), i responsabili economici di Germania e Francia, stati che non risultavano in regola con i valori del Patto di stabilità.
  • didascalia: Tremonti, Solbes e Prodi
  • firma: fotografia non firmata
  • fonte: La Repubblica, 26 novembre 2003
  • titolo articolo: Strappo sul patto di stabilità
Una foto di grande successo, non c’è dubbio. Una foto forse preferita ad altre per il tono meno “ingessato” rispetto a tante altre scattate in simili occasioni ufficiali in cui i politici se ne stanno spesso sull’attenti. Qui, invece, vediamo Solbes che, un po’ inclinato di lato, la giacca slacciata, la mano sul fianco, lo sguardo sorridente e il tono informale, sembra ammiccare alla volta del nostro ministro dell’economia. Anche Prodi, è colto in un atteggiamento apparentemente affabile, mentre Tremonti se ne sta, lui sì rigido ed impettito, ad ascoltare, ripreso di profilo.
  • didascalia: Tremonti e Solbes
  • firma: foto non firmata
  • fonte: La Repubblica, 25 novembre 2003, prima pagina
  • titolo articolo: Patto di stabilità all'Ecofin - braccio di ferro
Non sappiamo a quando la foto risalga. Non sappiamo che fotografo l’abbia fatta. Non sappiamo quale agenzia l’abbia messa in circolazione e da quanto tempo. Osserviamo però che il mondo della fotografia giornalistica va in perfetta controtendenza rispetto al mercato delle news in generale, dove tutto è pensato per la ricerca di contenuti giornalistici freschi, dell’ultimo minuto, in esclusiva, prodotti e resi disponibili istante per istante, ora per ora.
  • didascalia: Pedro Solbes e Giulio Tremonti. A sinistra, Schroeder
  • firma: fotografia non firmata
  • fonte: La Repubblica, 24 novembre 2003
  • titolo articolo: L'Europa di Maastricht al bivio - l'Ecofin decide il destino del Patto
Per inciso, anche il mercato dei beni di consumo è alla ricerca, spesso esasperata, della novità: nel mercato delle scarpe, delle magliette e delle motociclette il meccanismo della moda decreta l’obsolescenza precoce degli articoli della stagione appena passata, che quindi si deprezzano e vengono smaltiti dai negozi a prezzi di realizzo. Ciò innesca un’irresistibile corsa all’acquisto e contemporaneamente, dall’altra parte, una urgenza di produzione di merci nuove (o fintamente nuove) da proporre al pubblico. Nella fotografia giornalistica, in cui l’immagine di un incontro tra rappresentanti politici va bene anche a molti mesi, a volte anni, di distanza, sembrerebbe quasi di assistere alla proposta di un “altro modello di consumo”, che prevede, in un’ottica di rispetto dell’ambiente, il riutilizzo e il riciclo, assieme al superamento del concetto di moda e di “stagionalità” dei beni di consumo. Dal nostro punto di vista, si tratta certamente di un’ipotesi affascinante nel campo delle merci, degli oggetti e dei beni in generale, al fine di arginare una corsa sempre più esasperata al consumo spesso fine a sé stesso. Questo stesso approccio è invece inaccettabile nel campo dell’informazione giornalistica.
Se l’argomentazione riferita alle foto non convince, proviamo ad immaginare un editoriale pubblicato in prima pagina di un quotidiano e poi ripubblicato, a distanza di sei mesi, dallo stesso giornale, oltre che da qualche altra testata, magari concorrente e poi nuovamente pubblicato in altre occasioni, magari in forma ridotta, con qualche passo tagliato: tutto ciò sarebbe giudicato dai lettori un segno inequivocabile di declino definitivo della testata giornalistica che commettesse tale madornale errore o che fosse costretta ad una strategia editoriale di risparmi di questo tipo. Come mai per le fotografie non si utilizza analogo metro di giudizio? Marco Capovilla