Magnum atti di nascita

  • didascalia: Boy soldier, Cina, Hankou, 1938
  • firma: Robert Capa / International Center of Photography / Magnum Photos
  • fonte: copertina del catalogo della mostra, Silvana Editoriale, € 28,00

Fino all'8 febbraio del 2015 a Cremona è possibile scoprire qualche cosa di più, oltre il mito, della storia di Magnum. Sono in mostra  reportage di Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David "Chim" Seymour e George Rodger. E questi reportage sono significativi perché prodotti dopo la costituzione - il 22 maggio del 1947 - della prima agenzia fotografica cooperativa nella storia. E gli autori sono, come noto, i soci fondatori dell'agenzia, insieme a Wiliam e Rita Vandivert e Maria Eisner.
    La mostra si apre con i "classici" del repertorio di Capa, dalla fotografia del miliziano colpito a morte durante la guerra civile spagnola nel 1936 a quelle dello  sbarco in Normandia e dell'avanzata degli alleati in Europa insieme però ad alcune immagini poco viste della guerra sino-giapponese del 1938 fra cui spicca il ritratto del "ragazzo soldato" che il curatore di mostra e catalogo, Marco Minuz, ha scelto per i manifesti e per la copertina del catalogo edito da Silvana Editoriale. Il corpo centrale della sezione dedicata a Capa è il reportage su Israele. Immagini poco conosciute dal grande pubblico che documentano la vita del nuovo stato: cerimonie ufficiali con David Ben Gurion, l'arrivo degli immigrati, i lavori agricoli, l'istruzione religiosa, il villaggio per immigrati ciechi. Le  fotografie riprese fra il 1948 e il 1950, riflettono - anche nelle didascalie particolarmente accurate ed esplicative - la voglia di documentare nei dettagli la nascita di una nazione.

  • didascalia: ISRAEL. Haifa. 1949-50. Woman carrying luggage accompanied by a small boy
  • firma: Robert Capa
  • fonte: International Center of Photography / Magnum Photos

Ma la prima sorpresa della mostra è vedere finalmente tre foto di un genere frequentato da Capa ma poco visto e conosciuto: i set cinematografici. Silvana Mangano in "Riso amaro" di Giuseppe De Santis, José Ferrer in "Moulin Rouge" di John Huston e Anna Magnani diretta da Jean Renoir in "La carrozza d'oro".
Queste tre immagini non compaiono nel catalogo ma vengono citate indirettamente nella bella cronologia dedicata all'autore e curata, come quelle di Rodger e di Seymour, da Vanessa Giusti. Capa inizia a lavorare per il cinema nell'immediato dopoguerra nel periodo trascorso a Hollywood, quando era legato sentimentalmente a Ingrid Bergman; nel 1946 è infatti fotografo di scena per Notorius di Alfred Hitchcock e, qualche anno dopo, nel 1952 ritorna a realizzare servizi nel modo del cinema "per dare impulso all'attività dell'agenzia". Negli ultimi anni mostre, cataloghi e libri hanno iniziato ad occuparsi delle fotografie di Capa andando oltre il mito - che nasconde senza negare - senza fermarsi cioè alle foto della guerra o di impegno civile per mostrare anche gli altri territori della professione. In questa direzione vanno la mostra a Passariano di Codroipo - "Robert Capa. La realtà di fronte" - e il relativo catalogo dove comparivano molte delle immagini riprese sui set cinematografici e il libro "Capa a colori" che contiene anche fotografie di moda riprese a Parigi e Roma.

  • didascalia: SUDAN. Kordofan. The lethal bracelets are used by the men of Kao to fight. They weigh two kilos and have two inch double flanges. The object of the bracelet seems to be to crack open the skull of their opponent. A bracelet fighter of Kao-Nyaro tribe challenges a fellow tribesman to come and fight. The Nuba tribe from the Korong Jebels (hills) in the Kordofan area of Southern Sudan are herdsmen with cattle that graze in the lower valleys. In 1949, Sudan was ruled by a Condominium government of British and Egyptians. Though the Nuba follow their own culture and rituals, the region is ruled primarily by nomadic Arabs. 1949.
  • firma: George Rodger
  • fonte: Magnum Photos

Per George Rodger solo un tema in mostra ma di grande impatto e qualità: un reportage del 1949 sulla tribù dei Nuba, pubblicato da Life e National Geographic e poi uscito in Francia in un libro edito da Delpire nel 1955.  Due settimane di lavoro di ripresa, in Kordofan, una regione del Sud Sudan, per un reportage che oggi definiremmo di documentazione antropologica sulla vita e i costumi di una tribù che ha avuto soltanto pochissimi contatti con il resto del mondo.  Le immagini di Rodger furono le prime di un occidentale in quella regione e per l'epoca furono senz'altro di forte impatto anche per la nudità totale di moltissimi corpi. Probabilmente proprio queste nudità ne hanno limitato la conoscenza e diffusione; la fotografia più vista è quella dei due lottatori "sconfitto in un incontro di lotta porta sulle spalle il vincitore", un ritratto di due corpi possenti ma soprattutto dove gli organi sessuali sono o tagliati dall'inquadratura o del tutto coperti: dove il lettore di quella singola fotografia non può immaginare che i lottatori siano completamente nudi.

  • didascalia: SUDAN. Kordofan. A young unmarried girl of the Messakin Tiwal tribe. 1949.
  • firma: George Rodger
  • fonte: Magnum Photos

Nella ventina di immagini selezionate per mostra e catalogo Minuz ha privilegiato i temi più significativi del lavoro del fotografo inglese: la bellezza delle donne con il corpo disegnato con le cicatrici, la vita quotidiana della tribù, le abitazioni, il rituale dei combattimenti.

  • didascalia: INDIA. Maharashtra. Bombay. 1947. An astrologer's shop in the mill workers' quarter of Parel.
  • firma: Henri Cartier-Bresson
  • fonte: Magnum Photos

In questa rievocazione storica degli albori di Magnum, Henri Cartier-Bresson è rappresentato dal suo lavoro sull'India del 1948 e dai funerali di Gandhi. Accanto alla molte immagini che possiamo mettere nella categoria dei "classici", da quella celeberrima delle donne mussulmane, riprese di spalle sul monte Hari Parbal in Kashmir, mentre pregano rivolte verso il sole che sorge da dietro l'Himalaya, all'astrologo di Bombay e - in apertura - il verticale del bambino denutrito in braccio alla madre che sembra volergli proteggere la testa con la mano aperta sullo sfondo di una grande ruota di carro, troviamo le immagini di Gandhi ripreso alcune ore prima della sua morte e che sono senz'altro le meno viste.

  • didascalia: INDIA. Delhi. Birla House. 1948. GANDHI dictates a message, just before breaking his fast.
  • firma: Henri Cartier-Bresson
  • fonte: Magnum Photos

La parte più interessante del reportage sono i funerali di Gandhi. Bresson qui si deve misurare con i tempi rapidi di una cronaca in perenne divenire; qui non può aspettare di mettere in asse cuore, occhio e cervello, deve più semplicemente documentare il segretario di Gandhi che guarda le prime fiamme alzarsi dalla pira e la straordinaria partecipazione di popolo che cerca di vedere l'urna con le ceneri nel treno che le trasporta. Manca quell'effetto di sospensione, tipico di Bresson, dato dall'azione del singolo colta nel suo apice che fa di ogni fotografia una storia a sé. Con i funerali siamo di fronte a immagini corali dove il soggetto è la moltitudine e dove la storia vive più nella sequenza del reportage che in ogni singola fotografia.

  • didascalia: ITALY. Vatican city. Black seminarists playing volley-ball. 1949.
  • firma: David Seymour
  • fonte: Magnum Photos

L'ultima sezione della mostra è dedicata a David "Chim" Seymour. Il visitatore è accolto dalla fotografia di una Venezia estiva con il distributore Esso e il benzinaio in paglietta sulla sedia a sdraio in riva al Canal grande attraversato da una gondola. La scena un poco paradossale, con quel benzinaio che non ha molto da lavorare nella totale assenza di automobili, trasmette una certa ironia. Spensieratezza arriva invece dai seminaristi in tonaca che giocano a pallavolo sullo sfondo della cupola di San Pietro.  Ma sono le uniche immagini che muovono al sorriso. Il reportage centrale - i bambini bisognosi del dopo guerra - eseguito per l'Unicef nel 1948 è toccante e a tratti cupo. Un lavoro svolto in tre mesi fra Polonia, Ungheria, Austria, Germania, Italia e Grecia e pubblicato anche da Life. Una bella scelta: alla splendida immagine panoramica degli "Scolari che camminano verso casa attraverso le macerie del ghetto di Varsavia", dove i piccoli pezzi di macerie su un lontano orizzonte di fabbriche con ciminiera fumante, rendono benissimo la distruzione totale della città, seguono i ritratti dei bambini che con le loro espressioni raccontano - più degli ambienti e dei luoghi - la povertà e le sofferenze che l'Europa dovette affrontare nell'immediato dopoguerra.

  • didascalia: Ioannina. Refugees from the civil war areas. 1948. A little boy watches skeptically as he is poured UNICEF milk (reconstituted powdered milk) distributed for the first time at the refugee camp.
  • firma: David Seymour
  • fonte: Magnum Photos

Oltre gli avvenimenti e i loro protagonisti, le fotografie in mostra testimoniano bene la comune sensibilità, rafforzata sui teatri di guerra, di questo primo nucleo fondatore della Magnum. Se, nella spinta verso la costituzione dell'agenzia, sono state forti le problematiche professionali, senz'altro un ruolo importante l'hanno giocato anche le affinità umane.  Dalle quattro interviste nel catalogo ai fotografi Mario Dondero e Abbas, allo storico della fotografia Italo Zannier e a John Morris, photo editor prima alla redazione di Life a Londra durante la guerra, e successivamente per Ladies' Home Journal e poi direttore di Magnum, emergono il ruolo di Capa motore trainante nella costituzione dell'agenzia e quello di Seymour organizzatore. Emergono bene stili e personalità differenti dei fondatori ma soprattutto emerge la filosofia di fondo di un'etica professionale che impone di raccontare la realtà.

  • didascalia: A sinistra (foto david Seymour): Basilicate. Matera. A troglodyte village. A peasant girl leading her family's horse back from the fields to her cave home. A destra (foto Robert Capa) FRANCE. Bram. March, 1939. Former member of the Barcelona Philharmonic at a concentration camp for Spanish refugees.
  • firma: David Seymour (a sinistra) e Robert Capa (a destra)
  • fonte: Magnum Photos e International Center of Photography

Mostra e catalogo si completano a vicenda con i testi e soprattutto con le cronologie che permettono di raffrontare i percorsi - di vita e professionali - dei singoli protagonisti della vicenda. Persino la cronologia di Bresson, un poco algida ma voluta così dalla Fondazione HBC, ci dà una notizia che i più hanno dimenticato: Bresson "termina il suo rapporto con Magnum" nel 1966 "nonostante l'agenzia  continui a gestire il suo archivio".  E nonostante Bresson non smetta di fotografare; l'anno dopo accetta  infatti l'incarico da IBM per il progetto "Man and Machine".



Carlo Cerchioli

 

Per le informazioni sulla mostra visita il sito http://www.mostramagnumcremona.it/

 

 

 

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