Quale marketing di quale immagine?

Decine di fotografie, tutte con protagonisti vip del mondo dello spettacolo, dello sport e addirittura della politica.
Immagini rubate dai paparazzi - tutti collaboratori della stessa agenzia, la Coronas di Fabrizio Corona - che ritraggono vari personaggi in situazioni o compagnie compromettenti.
Immagini per le quali sembra siano stati versati dei compensi all’agenzia (decine di migliaia di Euro) da parte dei soggetti ripresi, per far sì che non venissero pubblicate o diffuse.
Se si è trattato di una vera e propria operazione di estorsione - organizzata dal titolare dell’agenzia Fabrizio Corona, forse in combutta con l’impresario Lele Mora (agente di star italiane di prima grandezza) e altri loschi personaggi (che procuravano donne di malaffare a uomini malfattori per inscenare situazioni pruriginose da trasformare in scoop fotografici) - lo stabilirà l’inchiesta in corso.

Una vicenda particolare che riguarda il settore della fotografia editoriale in generale.

Ricatto o favore?

Prima di tutto colpisce la richiesta di denaro indirizzata ai soggetti ripresi invece che a testate giornalistiche.
A chi non frequenta il jet set risulta incomprensibile sentire alcuni personaggi - oltre allo stesso Corona - che faticano a vedere la differenza tra ricatto o favore: un personaggio famoso che non vuole far uscire foto compromettenti paga il fotografo o l’agenzia che le ha realizzate e ringrazia, perchè sa che il paparazzo autore dello scoop deve essere ricompensato e se non lo fa lui ci penserà una rivista che poi non esiterà a pubblicare le immagini. Alcuni chiamano questo scambio "legge del mercato", ma la differenza con il ricatto è davvero sottile.

Fino a poco tempo fa accordi sottobanco tra fotografi e personaggi, tra redazioni e vip, contribuivano alla realizzazione di uno scoop, al conseguente incremento delle vendite di una rivista e talvolta alla creazione di un personaggio (essere protagonisti di una notizia di cronaca rosa, vera o inscenata che fosse, garantiva l’ingresso nel mondo delle celebrità): con grande soddisfazione di tutti.
La stampa era lo star system. Erano proprio i rotocalchi rosa a versare fiumi di inchiostro sul gossip e a sborsare cifre da capogiro per immagini "scandalistiche".
Ma - evidentemente - adesso non sono più disposti a farlo, o meglio, non se lo possono permettere, non hanno più la stessa disponibilità economica. Chiunque vuole spendere poco per le fotografie (che si trovano dappertutto a prezzi stracciati, se non gratis), ovunque viene ridotto il budget per l’acquisto di immagini.
Nel sistema mediatico globale e nello star system, oggi l’editoria conta poco, non ha il potere di creare il personaggio, ma solo quello di consolidarne una fama che la televisione ha stabilito.

L’immagine - certo - è ancora tutto, anzi è talmente importante da non poter essere messa nelle mani di un paparazzo, nè di un accordo tra un paparazzo e un personaggio in cerca di notorietà, nè di un patto tra un vip e una rivista. L’editoria non ha più potere e non ha più i mezzi economici che le permettevano certe operazioni: va a traino della televisione, l’unica che tiene il banco.

E allora che fanno paparazzi ed agenzie fotografiche? Addirittura prima di tentare la strada della vendita alla redazione intraprendono quella della rivendita diretta al vip ripreso, operazione che facilmente può trasformarsi in ricatto.

Il tutto deriva da un eccesso di domanda, che ha provocato un eccesso di offerta, che il mercato editoriale fatica ad assorbire: tante le testate che si occupano di gossip o di celebrities, troppi i fotografi professionisti che si sono indirizzati verso quel settore, troppe le immagini realizzate. Una saturazione che ha creato dei mostri, pronti a proliferare nei periodi di recessione e figli di un giornalismo che da molto tempo si è fatto infotainment invece che informazione.

Files e movente

A questo punto però, a chi si occupa o si interessa di fotografia non può non venire in mente un altro aspetto della questione.
Se provo ad immedesimarmi nel povero-ricco personaggio ricattato, la prima garanzia che dovrei chiedere, a chi mi offre immagini compromettenti in cambio di denaro, è quella della consegna di un originale, cioè di un’immagine unica che poi magari provvederò a distruggere.
Ma nell’era della fotografia digitale (quella in cui è difficile pensare che i paparazzi ancora usino i rullini) nessuno potrà mai garantirmi che l’immagine consegnata (ovvero un file) è l’originale, perchè nessuno potrà mai garantirmi che quella fotografia è unica.
Chiunque abbia usato un computer sa che un-immagine digitale è immediatamente riproducibile, immediatamente condivisibile, immediatamente eliminabile e quindi - se preziosa - immediatamente si provvederà ad eseguirne una copia e ad archiviarla in luoghi sicuri. Tutti i fotografi lo fanno con grande dispendio di risorse economiche in hard disk o supporti mirati alla creazione di archivi e di copie di backup (come dimostra la recente notizia della scoperta di un archivio segreto di Corona ).
La riproducibilità esatta dei files comporta un’assenza di certezza sulla loro unicità.
Ben stupido sarebbe il vip che sborsa decine di migliaia di Euro per qualche file che nasce per essere copiato, che è riproducibile per definizione.
Questo aspetto tecnico fa cadere il movente dell’operazione ricattatoria e costringe a guardare da un altro punto di vista gli episodi di di cui tanto si stanno occupando i mass media.

L-immagine conclusiva

Più interessante infatti sarà vedere chi ci guadagnerà da questa vicenda: in fin dei conti sono passati dei mesi e nel calderone mediatico non abbiamo ancora capito bene chi è vittima e chi carnefice. Non abbiamo capito perchè alcuni periodici (Oggi e l’Espresso) abbiano acquistato foto scottanti di politici o industriali (rispettivamente, Sircana e Della Valle) per non pubblicarle; non abbiamo capito perchè quando certe foto compromettenti escono su tutti i giornali non ci sono conseguenze per il soggetto ripreso e quando invece vengono pubblicate in esclusiva (o trattenute) le conseguenze sul personaggio si vedono eccome, nel bene (accrescimento fama) o nel male (danneggiamento reputazione). Stentiamo a comprendere questo mondo all’incontrario.

Però adesso tutti conosciamo Lele Mora, sappiamo tutti adesso chi è Fabrizio Corona (anzi lo abbiamo anche potuto ammirare su tv e stampa insieme all-avvenente moglie, o ex che sia), abbiamo tutti potuto constatare che i nostri intoccabili calciatori campioni del mondo sono dei bravi e bei ragazzi che si divertono ma non fanno niente di male, abbiamo tutti potuto vedere che anche i nostri politici possono fare una "stupida deviazione di percorso in una sera d’estate ".

Vedremo come andrà a finire: se tutto si risolverà in una bolla di sapone potremo dire che è stato molto proficuo per un agente, un manager di star, mettere in piedi un-operazione di marketing dell’immagine piuttosto che un banale e volgare ricatto con le immagini.

Per adesso le riviste rosa e i politici conservatori si fregano le mani: aumento di vendite, veleni sulla magistratura e giro di vite sulla tutela della privacy . Niente male.
E tutti vissero felici e contenti.

Leonardo Brogioni

a seguire il contributo di Fabiano Avancini sul tema : 28/03/2007

Sorprendente è la deriva che hanno subito dei giornali storici e non dopo l'avvento della televisione. L'autorità guadagnata in anni di attività giornalistica di cronaca, attualità, politica con inviati blasonati e rischi professionali ora sembra accartocciata ed usata come biglietto da visita per garantire la "veridicità" di quanto riportato. Ma viene riportato a grancassa il mondo della televisione ed il caravanserraglio al suo seguito. Tanto che oggi l'informazione diffusa pare essere la mera propaganda di quel teatro: il resto non esiste o viene usato come legittimazione per poter continuare a dare una parvenza d'organo d'informazione a cataloghi travestiti.
Chiediamoci oggi quanto marketing c'è addoso agli "starlets" di questo star system; notiamo quante foto di scarpe, borsette, abiti, vengono fatte alle apparizioni pubbliche di chi è stato reputato famoso e chiediamoci se le pagano gli uffici stampa dei produttori, le riviste, i fotografi o le agenzie.
Può essere che l'autorità e l'importanza della notizia vengono generate dalla pubblicazione e che le testate abbiano l'interesse a mantenere il ruolo di "infotainer" e hanno bisogno di questo tipo di personaggi. E' tutto un sistema che alimenta se stesso secondo una logica iperbolica ma economicamente stabile, scenari e mondi autogeneranti (o studiati a tavolino) che creano bisogni e conseguente benessere, o malessere controllabile, in una sequenza approssimativamente strutturata con questi personaggi: operai, impiegati, aziende, testimonial, starsystem, infotainement: consumatori.
Con il digitale le immagini possono essere manipolate (si può scambiare la faccia di Prodi con quella di Berlusconi) e ormai a nessuno interessa "cosa" viene detto ma "chi" lo dice e "di chi", anche internet ora gioca un ruolo importante.
Quindi il pagare per l'unicità della fotografia è inutile, si paga perchè non venga diffusa un'informazione potenzialmente dannosa per gli interessi economici e gli investimenti collegati alle persone citate.
Rimane carina una considerazione da fare: certe persone il carcere se lo dovrebbero pagare. Con tutti i "furbetti del quartierino" vien voglia di comprare quote di una ipotetica Rebibbia S.p.a.

Fabiano Avancini