Lotta al terrorismo: rischiare il carcere per una foto

  • didascalia: Robert Taylor was arrested February 12 after taking this photograph of a 2 Train in The Bronx
  • firma: Robert Taylor
  • fonte: www.pdnonline.com

L'americano Robert Taylor è stato ammanettato e arrestato a metà febbraio dalla polizia di New York mentre stava fotografando un treno nella stazione della metropolitana di Freeman Street, nel Bronx. L'uomo, che - ironia della sorte - lavora proprio per l'Authority che gestisce i trasporti metropolitani della città - stava scattando, fuori dal suo orario di lavoro, alcune fotografie amatoriali, quando un funzionario di polizia l'ha visto e gli ha intimato di smettere di fare riprese in quanto vietato dal regolamento. Taylor gli ha risposto che non c’è in realtà alcun divieto di fotografare, avviando così una discussione che si è conclusa con il suo arresto per “riprese fotografiche non autorizzate” — accusa poi caduta perché un simile reato non esiste — "turbamento della quiete pubblica e impedimento al traffico". Liberato poco dopo, l’uomo ad aprile dovrà difendere la sua posizione in tribunale.

Non è la prima persona a doversela vedere con la polizia per una semplice foto scattata in un luogo pubblico. Molte associazioni di fotografi americani da anni stanno denunciando simili limitazioni alle libertà individuali da parte delle forze dell’ordine, che dopo gli attentati dell’11 settembre hanno esteso e intensificato i controlli antiterrorismo grazie agli spazi di manovra concessi loro dalle leggi. Nella City, in particolare, a sostegno di alcuni fotografi e teleoperatori è intervenuta più volte anche la New York Civil Liberties Union, ma come si può notare dal caso di Robert Taylor la situazione continua a essere delicata (maggiori informazioni su pdnonline ).

Spostandosi dagli Stati Uniti al Regno Unito il quadro non migliora, anzi. A gennaio di quest’anno il parlamentare Andrew Pelling è stato controllato mentre stava scattando alcune fotografie a una pista ciclabile di Croydon Central per documentare i disagi provocati da alcuni lavori di manutenzione. Due agenti lo hanno fermato e perquisito, nonostante l’uomo avesse fornito documenti e spiegazioni. Stessa sorte era toccata pochi giorni prima all’artista Reuben Powell, fermato da tre agenti mentre stava fotografando l’evoluzione di un quartiere di Londra per una mostra in preparazione. Powell è stato trattenuto al commissariato per cinque ore ed è stato rilasciato solo dopo l’intervento di un parlamentare.

Le misure antiterrorismo britanniche consentono infatti ai poliziotti di fermare e interrogare ogni persona giudicata sospetta, soprattutto se notata in aree pubbliche “sensibili”, come possono esserlo le stazioni dei treni o della metropolitana. Poco importa l’identità, la professione o le credenziali della persona: una macchina fotografica in mano può trasformare qualunque cittadino in un potenziale terrorista. Il ministro inglese Vernon Coaker, responsabile della sicurezza interna, ha inoltre precisato nei giorni scorsi che la fotografia può essere limitata negli spazi cittadini se tale attività rischia di creare problemi all’ordine pubblico e alla sicurezza nazionale (fonte: British Journal of Photography )

In Gran Bretagna si può andare incontro alle manette, però, non solo fotografando una pista ciclabile, un edificio o un treno, ma anche un poliziotto. Dal 16 febbraio è infatti entrata in vigore una nuova legge - la sezione 76 del "Counter Terrorism Act" - per la quale chiunque sia sorpreso a scattare fotografie alle forze dell'ordine potrebbe essere multato o rischiare fino a dieci anni di prigione. Come spiega un articolo della BBC , questa legge consente l'arresto di chiunque "ottenga, pubblichi o diffonda informazioni sui membri delle forze armate, dei servizi d'intelligence o della polizia", se queste informazioni possono agevolare l’attività di eventuali terroristi.

Contro il provvedimento hanno protestato numerosi fotografi e giornalisti inglesi, stanchi delle intimidazioni e degli arresti che molti di loro hanno dovuto affrontare nei mesi scorsi per aver anche solo fotografato, come abbiamo visto, un’area pubblica. A fine gennaio — e quindi prima che la nuova legge entrasse in vigore — il fotoreporter Justin Tallis, mentre seguiva una manifestazione a Londra, è stato avvicinato da un agente che voleva strappargli la macchina dal collo solo perché era stato fotografato (BJP-online ). Alcuni poliziotti infatti – come ha ricordato la National Union of Journalists – credono, a torto, di avere il diritto di vietare le riprese foto e video o di cancellare le immagini. Pensano di fare il loro dovere, senza rendersi conto di commettere un abuso.

I fotogiornalisti inglesi, pur riconoscendo il valore della lotta al terrorismo, temono le possibili ricadute che la nuova legge avrà sul loro lavoro e il diritto/dovere d’informare. Basti pensare che le forze dell’ordine sono presenti praticamente ovunque, dalle partite di calcio alle manifestazioni pubbliche: non si potrà allora documentare liberamente più niente? Niente foto di scioperi o proteste? E chi garantisce, come è stato sottolineato da molti, che gli agenti, soprattutto i subalterni, non approfittino di queste leggi per nascondere ai superiori e all’opinione pubblica “eventuali situazioni scomode”? Come si potrà rendere conto del loro operato nelle varie situazioni?

La polizia di Londra ha precisato che, per poter parlare di violazione della legge, ci dev’essere il ragionevole dubbio che le informazioni raccolte potrebbero essere utilizzate per agevolare concretamente i terroristi. Scattare una fotografia alle forze dell’ordine, quindi, “non dovrebbe, eccetto casi veramente eccezionali, riguardare questo reato”. Ma, visti i precedenti e il clima che si è recentemente instaurato, i fotoreporter inglesi hanno capito che nei prossimi mesi dovranno alzare il livello di attenzione e di pressione per far sì che siano rispettate le condizioni minime che garantiscano loro di poter svolgere senza inutili restrizioni la loro professione.

Sull’argomento leggi anche epuk.org .

Monica Nardini