Il Sindacato Nazionale dei giornalisti britannici (NUJ) protesta con il governo

Jeremy Dear, segretario generale del Sindacato Nazionale dei giornalisti britannici, ha scritto al Ministro dell’Interno britannico (Secretary of State for the Home Department) per protestare contro la schedatura da parte della polizia di giornalisti e fotoreporter.
La lettera di Dear, spedita il 22 maggio, afferma che giornalisti e fotografi sono controllati e schedati dalla Forward Intelligence Team (FIT) della Polizia Metropolitana, e sottolinea che questo tipo di controllo equivale ad una molestia e che minaccia gravemente il diritto dei giornalisti a fare il proprio mestiere.
“Nonostante le numerose richieste non ci è stata data alcuna spiegazione convincente del perché i fotografi della polizia possano riprendere con videocamere e fotocamere (e poi catalogare) dei giornalisti mentre svolgono la loro professione”. Dear prosegue chiedendo delucidazioni sugli scopi e gli obiettivi della FIT.
Aggiunge poi “Il governo deve smetterla di schedare deliberatamente e continuamente fotografi e giornalisti attraverso la FIT. Questo minaccia la libertà di stampa e può scoraggiare i fotogiornalisti a svolgere il loro legittimo lavoro. Questi abusi, del resto, sono soltanto gli ultimi di una lunga lista di violazioni della libertà di stampa da parte della Polizia Metropolitana. Il diritto dei fotografi di lavorare liberi da minacce, molestie ed intimidazioni deve essere ribadito.”
Marc Vallee, fotogiornalista e membro del Sindacato Nazionale dei giornalisti, commenta così la notizia: “La libertà di stampa è un valore fondamentale della nostra democrazia ed è estremamente difficile lavorare mentre la polizia prende nota di quello che fai, ti filma e ti fotografa. E’ legittimo chiedersi da quali basi legali, morali e politiche traggano origine e legittimazione queste azioni repressive. Il Ministro dell’Interno ha il dovere di ribadire rapidamente che la polizia non ha alcun diritto di limitare o impedire in questo modo il lavoro dei giornalisti.”

tratto dal sito del British Journal of Photography
tradotto e adattato da Maria Grazia D’Alesio e Marco Capovilla