Dal 18 gennaio in vigore legge su equo compenso giornalistico

  • fonte: pagina Facebook "Giornalisti Freelance e Collaboratori Precari"

La legge sull'equo compenso nel settore giornalistico è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e diventerà operativa dal 18 gennaio 2013. Approvata dalla Camera in via definitiva a dicembre, dopo un percorso, per così dire, “tortuoso” e che ha comportato modifiche al testo proposto inizialmente (come si può verificare nel blog dei giornalisti precari romani “Errori di Stampa”), è finalizzata a promuovere l’equità retributiva dei giornalisti iscritti all’albo dei giornalisti e titolari di un rapporto di lavoro non subordinato in quotidiani e periodici (anche telematici), nelle agenzie di stampa e nelle emittenti radiotelevisive.

 

«Ai fini della presente legge – recita l'art.2 – per equo compenso si intende la corresponsione di una remunerazione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione nonché della coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria in favore dei giornalisti titolari di un rapporto di lavoro subordinato».

 

Entro trenta giorni dall'entrata in vigore, dovrà essere istituita – presso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri – la Commissione chiamata a definire concretamente l’equo compenso nel giro di due mesi dall'insediamento. Quest'ultima, in carica per tre anni, sarà composta da un rappresentante, rispettivamente: del Ministero del lavoro e delle politiche sociali; del Ministero dello sviluppo economico; del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti; delle organizzazioni sindacali dei giornalisti comparativamente più rappresentative sul piano nazionale; delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei committenti comparativamente più rappresentative sul piano nazionale nel settore; dell'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani. Entro due mesi dal suo insediamento, la Commissione dovrà anche redigere un elenco delle testate che garantiscono il rispetto di un equo compenso, dandone adeguata pubblicità sui mezzi di comunicazione e sul sito internet del Dipartimento per l’informazione e l’editoria. Dal primo gennaio, infatti, la mancata iscrizione in tale elenco per più di sei mesi comporta, come si legge nell'art.3, «la decadenza dal contributo pubblico in favore dell’editoria, nonché da eventuali altri benefìci pubblici, fino alla successiva iscrizione». «Il patto», inoltre, «contenente condizioni contrattuali in violazione dell’equo compenso è nullo».
 
La legge n. 233 del 31 dicembre 2012 è, però, "a termine", secondo quanto spiegato su Facebook nella rete d'informazione e confronto per giornalisti freelance “Giornalisti freelance - http://freelance20.ning.com” (nota del 4 dicembre), «perché la sua applicazione si interromperà automaticamente a tre anni dalla sua entrata in vigore, quando cioè è previsto che la Commissione istituita per stabilire l'entità dell'equo compenso e per stilare l'elenco delle testate "virtuose" che l'applicano cesserà le sue funzioni. Per prorogarne la durata occorrerà quindi modificare l'attuale testo».

  • didascalia: La prima uscita pubblica dei "fantasmi freelance" del gruppo sindacale Senza Bavaglio (Circolo della Stampa di Milano, 2 febbraio 2006)
  • firma: Carla Mondino
  • fonte: http://win.senzabavaglio.info/new_fantasmi.htm

«La legge è stata figlia di una straordinaria mobilitazione, che ha visto impegnati in vari modi e livelli gli organismi ufficiali di categoria, parlamentari sensibili alla tematica, e vari movimenti e iniziative di base di freelance e precari» spiega Maurizio Bekar, coordinatore della Commissione nazionale Lavoro autonomo Fnsi. «Per garantire la pronta e corretta applicazione è quindi opportuno che questa mobilitazione non cessi. Ma continui, seguendo da vicino l’evolversi della situazione, monitorando i lavori della (futura) Commissione e la (futura) applicazione nella legge nelle varie realtà. E, se necessario, facendo sentire con forza la propria voce. Perché i diritti non si realizzano solo proclamandoli. Ma assicurandosi, con l’impegno personale, che questi vengano effettivamente applicati e rispettati. Ogni giorno e ovunque».

 

«Il Sindacato dei giornalisti, che si è battuto per l’approvazione di queste norme assieme ad altre realtà – si legge nel sito della Federazione Nazionale Stampa Italiana – seguirà ogni passaggio delle procedure previste dalla legge affinché non vi siano ulteriori ritardi e perché un atto con il quale il Parlamento italiano attua una preciso dettato costituzionale abbia piena e positiva attuazione nei tempi più rapidi possibili. Lo si deve ai tanti colleghi lavoratori autonomi spesso trattati in modo indegno ed è un atto necessario di regolazione di un mercato del lavoro selvaggio non degno di un Paese civile».  
 
Chi scrive si aspetta, dunque, che siano definiti ed esplicitati anche gli equi compensi nel campo dell'informazione visiva, vale a dire per tutti quei fotoreporter (e pure redattori grafici, telecineoperatori, vignettisti, ecc.) iscritti all'Ordine dei giornalisti, non titolari di un rapporto di lavoro subordinato. Questa legge non risolverà di certo tutti i problemi della categoria, ma almeno è (per ora) un importante e sofferto passo in avanti. Un passo rafforzato dalla cosiddetta “Carta di Firenze”, la Carta deontologica sulla precarietà nel lavoro giornalistico approvata dal Consiglio nazionale dell'Ordine l'8 novembre 2011, in cui si legge anche, tra i vari punti, che «le forme di collaborazione e solidarietà tra giornalisti devono riguardare tutte le tipologie di lavoro giornalistico»...