Il lettore - me compreso - accetta però di credere alla didascalia, e questo non tanto per un atto di fede - quanto mai appropriato all'evento - ma semplicemente perchè il giorno precedente ha visto in televisione quelle stesse immagini, seppur in movimento.
Evidentemente la certezza che il lettore del quotidiano sia anche lo spettatore televisivo ha portato alla decisione di pubblicare la suddetta foto in prima pagina. Dunque la fotografia diventa un semplice promemoria e il giornale un vademecum illustrato di quanto abbiamo visto in televisione: andrà a finire che saremo costretti a guardare la tv anche per comprendere le fotografie.
L'appropriato titolo de La Repubblica - "Il mondo prega per il Papa" - evoca però ben altre immagini, e andando a curiosare tra le prime pagine di altri quotidiani italiani e stranieri troviamo infatti belle fotografie di persone che pregano.
La Repubblica non riesce a confezionare un prodotto editoriale che sia
concorrenziale anche grazie alle immagini pubblicate e non soltanto grazie alla professionalità dei suoi giornalisti di penna: questione di mentalità, di cultura, di formazione? Resta un mistero.
Che uno dei maggiori quotidiani italiani ingaggi un valente fotografo per andare a coprire un evento in esclusiva pare oggi una pretesa - anche se questo uovo di Colombo è una realtà in certi giornali stranieri - ma che al suo interno ci siano delle persone capaci di scegliere immagini pertinenti possiamo considerarla una legittima richiesta.
Leonardo Brogioni