Riflessioni di una photoeditor nella redazione di “Internazionale”

  • fonte: La copertina del primo numero di Internazionale del 6 novembre 1993

Un caso raro in Italia

Non è un caso se Internazionale è una rivista molto seguita e apprezzata in Italia. Non solo perché le inchieste pubblicate rispondono a gusti e sensibilità differenti, o perché a firmare gli articoli sono grandi nomi del giornalismo internazionale, ma anche perché la fotografia è un elemento fondamentale, non un semplice accessorio usato per riempire spazio nelle pagine. La fotografia guida e a volte determina alcune scelte editoriali e giornalistiche.

“Prima erano i grafici a comandare, adesso sono le photoeditor” mi ha raccontato con ironia uno dei giornalisti della redazione. La verità è che non ci sono lotte di potere tra giornalisti, grafici e photoeditor a Internazionale, non si fa a gara a chi avrà la meglio. C’è comunicazione, confronto e rispetto per il lavoro degli altri. Il dialogo tra il redattore e chi sceglie le immagini è una componente fondamentale per la riuscita di questa rivista che tiene al contenuto, ma anche alle fotografie che lo accompagnano.

  • didascalia: La copertina del numero 264 del 1 gennaio 1999

Come si sceglie un’immagine

Una volta scelto l’articolo da pubblicare, il photoeditor deve leggerlo e capire di cosa si tratta. Spesso deve leggerlo in lingua originale perché non è ancora arrivata la traduzione. Internazionale propone una grande varietà di temi, dall’attualità alla scienza, dall’economia alla cultura. Questo non significa che il photoeditor sia un esperto di ogni materia, ma nel caso in cui trovi difficoltà, o abbia bisogno di chiarimenti, si può rivolgere al redattore che si occupa di quell’articolo.

Immediatamente dopo, comincia la ricerca attraverso le famose “parole chiave”. Può sembrare strano, ma è la parte più delicata. Primo perché se si sbaglia nella ricerca non verranno presi in considerazione una serie di risultati, e secondo perché è in quella fase che entra in gioco l’abilità del photoeditor che deve avere (in parte) già in mente il genere di immagini che vorrebbe trovare. Le ricerche a Internazionale sono amplissime. Oltre alle agenzie cosiddette di news (come Afp, Reuters e Ap), si usano le grandi agenzie di reportage e fotogiornalismo (come Contrasto, VU, VII) oppure si possono contattare fotografi freelance che hanno lavorato su quel tema. Il freelance può essere un fotografo con il quale si è già lavorato in passato, o qualcuno di cui si trovano le immagini su un libro o su internet e che viene contattato espressamente per quel particolare articolo.

Una volta scelta la parola chiave da inserire nei software delle agenzie o negli archivi dei fotografi, il passo immediatamente successivo è la lettura delle didascalie. Accanto alle immagini infatti è sempre fornita anche una descrizione del contenuto della foto, la data e il contesto in cui è stata scattata.

La didascalia è fondamentale per il photoeditor perché l’immagine che sceglierà dovrà essere coerente e dialogare correttamente con l’articolo scritto, soprattutto nel caso di immagini che si riferiscono all’attualità. Le didascalie vanno infatti anche inviate al redattore che le inserirà accanto alla foto nell’articolo pubblicato.

Questa precisione nella scelta e nella pubblicazione non è solo un atto dovuto nei confronti del fotografo, ma anche un gesto di correttezza giornalistica nei confronti del lettore, al quale vengono fornite tutte le informazioni per leggere e comprendere l’immagine. Accanto all’immagine, verrà poi inserito il credit, cioè il nome del fotografo e dell’agenzia che lo rappresenta, nel caso in cui non sia un freelance.

Questo trattamento delle fotografie e delle componenti testuali che ad esse si accompagnano potrebbe sembrare scontato, ma in Italia molti giornali non pubblicano né il nome degli autori delle immagini né le didascalie, determinando in tal modo un danno sia nei confronti del fotografo, al quale non viene riconosciuta la paternità dell’immagine, sia nei confronti del lettore che avrà a disposizione poche informazioni per leggere e comprendere il contenuto dell’immagine.

Ritratto di un bravo photoeditor

I tempi per la scelta di un’immagine o di più immagini possono essere molto brevi, ma anche durare giorni. Per essere un photoeditor competente bisogna avere molta sensibilità, una cultura dell’immagine, tanta passione, e soprattutto molta, molta pazienza. A volte la foto che preferiamo si trova alla 26esima pagina dell’ archivio dell’agenzia in cui stiamo cercando. Questo significa spesso dover setacciare centinaia di immagini sullo stesso argomento.

La luce, la composizione, le informazioni contenute e l’originalità sono tra le caratteristiche più importanti per scegliere una foto. Inoltre, molto dipende dalla dimensione che andrà ad occupare nella pagina: se una foto verrà pubblicata in piccole-medie dimensioni, va considerata la sua leggibilità in maniera differente rispetto a una foto che andrà ad occupare mezza pagina della rivista.

Un’altra qualità è la disponibilità al confronto. Un team di photoeditor opera attraverso scelte condivise, soprattutto per conferire un’armonia globale alla rivista. È molto importante considerare le immagini che si trovano prima e dopo la foto che abbiamo appena scelto. Immagini troppo simili per composizione o luce generalmente non vengono pubblicate troppo vicine.

A tavola con i grafici

Il passo successivo è la prova in pagina. Molto spesso quando si trovano tante foto interessanti, si è costretti a sceglierne solo due o tre e allora entra in gioco il grafico che aiuta a creare l’armonia tra l’articolo e la sequenza delle foto. Grafico e photoeditor lavorano insieme per verificare qual è la posizione e la successione migliore delle immagini, anche in base al titolo che è stato scelto per l’articolo, alla sua lunghezza e ovviamente al contenuto. 

Quando la pubblicità incontra la fotografia

Un’altra caratteristica di Internazionale è il particolare utilizzo delle inserzioni pubblicitarie. Anche la pubblicità si avvale di immagini per comunicare e spesso queste immagini possono entrare in conflitto con le tematiche affrontate negli articoli o con le foto selezionate dal giornale. Quando si presenta un caso del genere la scelta che ho visto fare più volte è stata quella di spostare la pubblicità in un’altra parte del giornale o addirittura eliminarla dal numero. La pubblicità è comunicazione proprio come un reportage fotogiornalistico e entrambe devono essere trattate come tali e avere il giusto peso e il giusto spazio, evitando accuratamente conflitti ed incompatibilità.

Il rispetto dell’autorialità

Pochi sanno, soprattutto tra coloro che non hanno una cultura dell’immagine, che anche il fotografo è un autore. Un autore, come nelle altre discipline letterarie e artistiche, è colui che possiede uno stile, un marchio di riconoscimento. Per semplificare, quando vediamo un’immagine, o un reportage, e riusciamo a capire quasi subito chi è il fotografo che le ha scattate, siamo di fronte a un autore. La fotografia, come le altre arti, fa parte delle opere d’ingegno, e come tale deve essere tutelata e usata in maniera consapevole, come si farebbe con un quadro di Picasso o una poesia di Baudelaire. Ma quante volte si vedono immagini tagliate, “quadratizzate”, scontornate, insomma spogliate dalle proprie caratteristiche originali? Esigenze editoriali, rispondono i “sarti dell’editoria”. A Internazionale non ci sono sarti. Non perché non ci siano esigenze editoriali, ma perché le immagini sono rispettate in quanto opere di un autore, del fotografo che le ha realizzate, il quale ha scelto di usare un determinato linguaggio, uno stile e un formato che non si può andare a modificare arbitrariamente. Laddove si crei un’esigenza particolare, ad esempio quando non si ha abbastanza spazio per l’intero contenuto dell’immagine, si può provare a contattare il fotografo e chiedere se è possibile fare delle piccole modifiche, ma se l’autore è contrario viene rispettato il suo volere.

  • didascalia: La copertina del numero 403, post 11 settembre, uscita il 4 settembre 2001

Oggi come nel 1993

Quando uscì il primo numero di Internazionale, io ero troppo giovane per comprarlo in edicola, e comunque non avrei potuto apprezzarlo con la maturità di oggi. Ma ora, dopo questa esperienza nella redazione, lo leggo in maniera ancora diversa rispetto a quando ero una semplice lettrice abbonata. Riesco a godermi ogni singolo dettaglio, ogni piccola accortezza, perché capisco che tutto è fatto in favore del lettore, del pubblico di affezionati e di tutti coloro che lo acquistano oggi per la prima volta. Di quante riviste si può dire lo stesso?

I vecchi numeri mi sono sembrati per molti versi molto simili agli ultimi. Precisi, approfonditi, stimolanti. Ovviamente sono stati fatti tanti cambiamenti: la foliazione è aumentata, le rubriche sono cambiate, la grafica è stata modificata più volte. Anche per la fotografia ci sono stati dei cambiamenti: ad esempio l’editing è stato affidato a più occhi che lavorano insieme per produrre un risultato sempre migliore, originale e mai noioso.

Un posto sicuro

Scegliere un’immagine significa leggerla, capirla e utilizzarla con consapevolezza. Non vuol dire solo metterla in pagina. Molti eventi nella storia vengono ricordati più per le fotografie che sono state realizzate che per gli articoli che sono stati scritti. Oggi, quasi alla fine del 2011, il ruolo delle immagini nella nostra società non può essere ignorato. E Internazionale non lo ignora, anzi lo asseconda e, a giudicare dai primi numeri, l’ha sempre assecondato.

Non so se e quando tornerò a lavorare a Internazionale. Quello che conta è il risultato di questa esperienza. Le persone che ho incontrato e le nozioni che ho acquisito.

Al tempo stesso la fotografia continuerà a cambiare i suoi linguaggi, a vivere su nuove piattaforme. Nasceranno nuovi spettatori per guardare e nuovi autori per raccontare.

Anche Internazionale probabilmente cambierà. Si aggiornerà alle nuove tendenze e saprà captare le nuove esigenze dell’editoria. Incontrerà nuovi lettori e farà conoscere sempre di più quello che accade lontano dalla nostra diretta esperienza. Ma sono sicura che su una cosa non cambierà. Internazionale rimarrà sempre una rivista dove la fotografia avrà un posto sicuro, un luogo in cui sarà compresa, rispettata, e offerta ai lettori con consapevolezza.

Rosy Santella

Rosy Santella si è laureata nel 2010 alla facoltà di Giornalismo di Roma con una tesi sul mestiere del fotogiornalista in Italia. Ha collaborato con l’Associated Press come giornalista e con Internazionale come photoeditor e ricercatrice iconografica. Scrive per varie testate on line e cura progetti sulla fotografia