La politica della comparsa

Con il consenso dell’autore pubblichiamo questo articolo apparso su SocialDesignZine
Alzi la mano chi non lo ha mai fatto: cercare un’immagine in un archivio fotografico, senza curarsi troppo del contesto, della fonte, dei dettagli, inseguendo innanzitutto l’effetto visivo finale, magari pressati dal tempo tiranno. Ma la gustosa storia del manifesto che annuncia la manifestazione “Salva l’Italia” del Partito Democratico, ci pone degli spunti di riflessione da non trascurare. Riepiloghiamo brevemente i fatti: il PD convoca con largo anticipo una manifestazione “oceanica” di protesta contro l’attuale governo per il prossimo 25 ottobre, e annuncia l’avvenimento con un manifesto fotografico che mostra una fitta e indistinta folla, quasi un “pattern” astratto. In quel “visual” non è presente nessuna bandiera, nessun simbolo di partito, nessuna espressione particolarmente passionale nei volti e nei gesti dei manifestanti, o presunti tali. È già un’anomalia per una manifestazione politica, per di più indetta dagli eredi dei più grandi e organizzati partiti di massa in Italia.
Nei giorni scorsi qualche giornalista malizioso è andato ad osservare con la lente di ingrandimento il manifesto, scoprendo che quella ritratta è in realtà la folla di S. Pietro per un’udienza del Papa, con un’ampia rappresentanza di preti e suore.
Alcuni di noi potranno pensare che questo sia soltanto l’ultimo esempio di sciatteria e incompetenza che caratterizza il modo di fare comunicazione da parte dei partiti politici. Ma forse c’è qualcosa di più. La scelta casuale del soggetto fotografato è solo l’ultimo segnale che denota una tendenza in atto nella politica italiana. È una politica di quantità e senza qualità. È la politica dei sondaggi di opinione a ripetizione, dei numeri vuoti e senza collegamento con la realtà, della comparazione dello share televisivo ottenuto nei salottini televisivi. Che ad essere ritratti nel manifesto del PD siano i fedeli del Santo Padre e non i simpatizzanti e militanti (si dice ancora?) di partito, è quindi poco importante. L’importante è che sul manifesto sia presente una bella folla compatta, una siepe fitta fitta di testoline, ben fotogenica, senza colore, senza volto, senza anima. E dopo aver tanto decantato la scomparsa delle ideologie e delle passioni politiche, eccoci tutti lì, anonime comparse a riempire il set fotografico o televisivo. È la politica del terzo millennio, bellezza.