Secondo Premio di Fotogiornalismo Multimediale

  • firma: Valentina Scognamiglio
  • titolo articolo: Magical
  • nota: Licenza CC BY-NC-ND 2.0

La giuria* della seconda edizione del Premio di Fotogiornalismo Multimediale organizzato da Fotografia & Informazione ha deciso all'unanimità di non assegnare il premio in questa edizione, con riferimento preciso all'articolo 7 del bando di concorso.

 

Pochissime tra le opere ammesse al concorso (16 in tutto) hanno infatti raggiunto una valutazione "più che sufficiente" ottenuta come media tra i voti assegnati dai giurati che hanno seguito i parametri di valutazione indicati anche sulla pagina delle FAQ del premio:

  • interesse e trattamento giornalistico del tema affrontato;
  • qualità tecnica delle immagini;
  • qualità estetica delle immagini;
  • efficacia comunicativa del multimedia (vale a dire il valore aggiunto alle immagini dal loro montaggio e dalla loro fusione con parole, suoni, testi ed effetti visivi).

 

Secondo la giuria le opere inviate, incluse quelle che hanno raccolto valutazioni per certi versi positive, hanno infatti evidenziato carenze in almeno uno tra i parametri su citati.

Partendo dalla considerazione che il Premio di Fotogiornalismo Multimediale è un'iniziativa volta a far conoscere e a supportare lavori giornalistici multimediali di eccellenza, tali da essere considerati un esempio positivo nel panorama italiano, anche in un’ottica di confronto internazionale, la giuria ritiene che il mancato raggiungimento di un adeguato livello qualitativo sia motivo sufficiente per la non assegnazione del premio.

 

Del resto anche la considerazione della natura e degli scopi sociali dell'ente organizzatore del Premio ha avuto un peso rilevante in questa sofferta decisione, dato che l’associazione Fotografia & Informazione, si distingue da sempre non solo per la sua capacità di riflessione critica sulla professione, ma anche per la volontà di proporre buone pratiche nel settore del fotogiornalismo.

Anche sotto tale luce, i membri della giuria hanno giudicato i progetti multimediali non sufficientemente rispondenti ai compiti statutari e agli scopi sociali del promotore.

Con rammarico annunciamo pertanto conclusi i lavori della giuria.

 

Pubblicheremo sul sito https://www.fotoinfo.net i pareri e le riflessioni personali di alcuni dei giurati.

* I membri della giuria:

Roberto Alfano e Laura De Marco, Spazio Labò di Bologna

Irene Alison, direttore magazine Rear View Mirror

Maurizio Garofalo, photo editor e art director

Rino Pucci, fotogiornalista, vincitore prima edizione del premio di Fotogiornalismo multimediale

Marco Capovilla, presidente di Fotografia&Informazione

Marco Vacca, vice presidente di Fotografia&Informazione

Leonardo Brogioni, membro del consiglio direttivo di Fotografia&Informazione.

La formazione di una giuria - un ristretto gruppo di addetti ai lavori ad ognuno dei quali è chiesto di dare un giudizio soggettivo - serve per sottoporre tali valutazioni individuali alla verifica di una discussione collettiva. Così è stato anche nel nostro caso e, a malincuore, questa giuria non se l'è sentita di assegnare il Secondo Premio di Fotogiornalismo Multimediale.

 

Personalmente ho sollevato il dubbio sull'opportunità di scegliere un vincitore, perché, a mio parere, premiare una qualsiasi delle opere pervenute avrebbe significato premiare il meno peggio e non era questo lo scopo dell'iniziativa. Cos'è mancato ai partecipanti per raggiungere un livello non dico di eccellenza ma almeno di efficacia?

 

A livello generale, parlando di multimedia, a qualsiasi settore si faccia riferimento, quello che conta è il dettaglio, l'attenzione ad ogni singolo particolare che serve per la loro realizzazione. Come scritto nel comunicato ufficiale della giuria "le opere inviate, incluse quelle che hanno raccolto valutazioni per certi versi positive, hanno infatti evidenziato carenze in almeno uno tra i parametri" di valutazione. Abbiamo ricevuto ogni sorta di trascuratezza, di tecnica o di metodo: link sbagliati che abbiamo dovuto rincorrere, errori di ortografia nei sottopancia, durata che supera i limiti ripetutamente richiesti, carenze tecniche, carenze giornalistiche e chi più ne ha più ne metta. Tutto ciò, personalmente, lo giudico inaccettabile.

 

A livello particolare ritengo che un prodotto fotogiornalistico multimediale debba fornire un valore aggiunto a quello che otterrei mostrando semplicemente delle immagini didascalizzate. Non ritengo sufficiente né la semplice aggiunta di musica alle foto, né un lavoro giornalistico che prevede la testimonianza di una sola persona (o fonte, che dir si voglia), né - al contrario - un lavoro che frammenta le testimonianze generalizzando i contenuti, né uno slideshow con diversi contributi (audio, foto o video) che rendono impossibile l'individuazione di un'atmosfera o di uno stile. Tutto questo, personalmente, lo ritengo insufficiente.

 

Alcune righe più sopra ho scritto che la decisione é stata presa "a malincuore", nel comunicato ufficiale si legge: "con rammarico". Non é una frase di circostanza. Personalmente e come membro del consiglio direttivo di Fotografia&Informazione sento tutta la pesante responsabilità che un tale epilogo comporta. Sarebbe stato molto più semplice premiare con mille euro una qualsiasi opera, che non affrontare tutte le conseguenze di una mancata assegnazione del premio. Essendo la nostra un'associazione seria non si sottrarrà né alle eventuali polemiche che ne conseguiranno, né ad un dibattito approfondito e trasparente, con un prevedibile e faticoso impiego di tempo, energie e risorse (di coloro che sono dei semplici volontari).

 

E infine, c'è una grossa delusione: ritenevo che le produzioni fotogiornalistiche multimediali italiane non avessero niente da invidiare a quelle straniere, come succede in campo più strettamente fotogiornalistico. Mi devo ricredere? Per favore andate a guardare i lavori multimediali premiati all'ultimo World Press Photo Multimedia Contest, notate l'attenzione con cui viene utilizzata la fotografia (anche nel senso cinematografico del termine), fate caso al valore aggiunto in termini di informazione che mi viene fornito dall'utilizzo combinato di diversi media, soffermatevi sulla cura del dettaglio (tecnico e di contenuto), osservate lo stile personale che emerge in ogni lavoro. Perché in questa edizione del nostro Premio ciò non é presente? Mi piacerebbe avere una risposta da coloro che in Italia si dedicano a queste produzioni. Non ci sono soldi? Tutto deve essere fatto forzatamente in maniera autarchica? Non ne vale la pena? Il nostro premio era esiguo? Il dibattito è aperto.

Concordo con l'opinione di Leo Brogioni. Prodotti in grado di vincere in giro ce ne sono, ma non sono evidentemente tra i lettori di Foto&Info. E stranamente neanche tra quelli di coloro che hanno condiviso il link del concorso o lo hanno diffuso.


Forse perché lontani dalla nostra visione di fotogiornalismo?

Può essere che tra i nostri lettori ci siano più aspiranti reporter e studiosi che fotoreporter?


E' innato il trasporto dei giovani fotografi verso i diversi, le persone in difficoltà, gli ultimi; si pensa spesso che basti raccontare e fare quindi atto di presenza, con solo minima cura per il prodotto e la narrativa e quindi scarsa attenzione per chi quel prodotto vedrà. Ma il rischio è quello di produrre in maniera autoreferenziale.


Credo che in buona sostanza queste fossero le debolezze dei prodotti sottoposti alla nostra attenzione, oltre alla mancanza di novità e di storie da raccontare.


La scorsa (prima) edizione del premio ci aveva invece convinto che ci potessero essere autori capaci di guadarsi intorno, di padroneggiare i mezzi e con la sufficiente serietà professionale per fare un prodotto valido e piacevole.


Quando Marco Vacca mi ha invitata a partecipare come membro della giuria al secondo Premio di Fotogiornalismo Multimediale di Fotografia&Informazione, sono stata orgogliosa ed entusiasta della sua proposta: ho pensato che si trattasse di un bel modo di esplorare un linguaggio che mi interessa e mi appassiona, di una possibilità per avere accesso a contenuti che non avrei potuto vedere altrimenti, di un’occasione per approfondire, valutando e mettendo a confronto opere più o meno riuscite, la mia riflessione sulle forme dello storytelling.


Quello che avrei voluto vedere erano storie di ampio respiro articolate attraverso un’espressione consapevole del linguaggio visivo, che facessero un uso creativo dell’immagine per raccontare il contemporaneo ma anche per reinventare il contemporaneo, interpretandolo attraverso codici e simboli nuovi. Opere in cui ogni scelta estetica fosse funzionale al racconto di un determinato soggetto, dove l’intera progettualità fosse sorretta da una scrittura solida, articolata in modo coerente, e in cui foto, video, audio e grafica contribuissero armonicamente alla narrazione, arricchendosi l’un l’altro in un dialogo alla pari e sfruttando le possibilità e l’architettura della rete per contribuire a un’informazione più approfondita, multiforme e sfaccettata di quella consentita dall’uso di un solo medium.


Purtroppo, le opere che sono state ammesse in concorso hanno perso quest’occasione: molti, troppi dei multimedia che ci siamo trovati a valutare erano costruiti su delle basi fragilissime di scrittura, facevano affidamento sulla drammaticità della storia raccontata limitandosi a illustrarla, senza alcuna ricerca sulle forme visive del racconto, senza un reale approfondimento oltre la superficie della notizia, usando un linguaggio stereotipato tipico del fotogiornalismo del dolore e dell’emergenza, lasciando inesplorate le possibilità infinite di sperimentazione e di combinazione creativa tra fotografia e suono, tra immagine statica e immagine dinamica, tra documentazione e narrazione.


Quello multimediale è un linguaggio ancora giovane, non ancora sclerotizzato attorno a una rigida grammatica di riferimento, non ancora appesantito dalla sedimentazione di una letteratura ingombrante con cui è difficile confrontarsi: sono tanti gli esempi di narrazione multimediale riusciti e illuminanti (basti pensare a molti titoli del catalogo Mediastorm) ma c’è ancora molto spazio per sperimentare, osare, tentare strade nuove. L’impresa va affrontata con coraggio, estrema serietà e spregiudicato spirito creativo.


Spero che la decisione della giuria di non assegnare il premio possa essere uno stimolo in questa direzione.