Lo sfogo di JFLeroy

A maggio di quest’anno Jean Francois Leroy , direttore del Festival Internazionale di Fotogiornalismo "Visa pour l'Image ", ha attaccato i fotogiornalisti contemporanei definendoli noiosi, privi di talento e di immaginazione .

Lo ha fatto all’interno di un comunicato redatto per il lancio della 19° edizione del Festival (che si aprirà il 1° settembre a Perpignan). In particolare Leroy, prendendo spunto dai lavori a lui giunti come proposte per questa ultima edizione della manifestazione, ha puntato il dito sul sempre più massiccio utilizzo del ritratto posato in ambito fotogiornalistico e — pur ammettendo che ciò deriva da precise richieste editoriali — non ha esitato a incolpare i professionisti che fanno uso di questo genere fotografico, lamentandosi per la loro scarsa creatività.

Potete leggere l’intero editoriale qui sotto.

  • fonte: EPUK - Editorial Photographers UK - http://www.epuk.org/News/588/jean-francois-leroy-outburst

Alla spontanea domanda "ma Leroy ha ragione o torto?" potrei dare una risposta diplomatica dicendo che avrei bisogno di vedere quali lavori sono stati proposti a Leroy e cavarmela con un semplice "non sono in grado di dire di più". Ma voglio aggiungere qualcosa: indubbiamente le richieste editoriali condizionano le scelte e le proposte dei fotografi (come dice lo stesso Leroy, le testate vogliono sempre più ritratti) e indubbiamente i fotografi free lance potrebbero osare di più e "proporre" invece di "adeguarsi".

Ma è giusto far ricadere la stagnazione del linguaggio fotogiornalistico sempre e solo sulle spalle dei fotogiornalisti? E' giusto criticare sempre senza indicare una possibile strada da percorrere? Se si vuole scatenare una discussione (ed è improbabile che Leroy non lo voglia fare perchè è impossibile che non abbia pensato alle conseguenze di un testo così duro) perchè non fare nomi e cognomi, sia in negativo che in positivo? Grandi fotogiornalisti hanno sempre detto (e io concordo) che alle spalle di un grande fotografo c'è sempre un grande giornale. Occorre ribaltare questa frase - con un'operazione dialettico-matematica - e dire: se non ci sono più grandi fotogiornalisti è perchè non ci sono più grandi giornali, ovvero l'editoria non consente molti margini di manovra e dunque molte possibilità di proposta.

Non possiamo lasciare la responsabilità dell'innovazione nel linguaggio fotogiornalistico solo sulle spalle di fotoreporter coraggiosi o ricchi o amanti dell'azzardo che, infischiandosene dell'aspetto economico del loro lavoro, possono proporre novità invece di seguire l'onda editoriale.

E' impossibile, pericoloso e rischia di diventare anti-democratico: perchè lascia la possibilità di fare buona informazione solo a coloro che se lo possono permettere.

Fossi in JFLeroy andrei a cercarmeli i nuovi linguaggi, senza aspettare portfolio inviati sulla mia casella di posta elettronica o sul mio tavolo. Andrei a cercare lavori e nomi ovunque, a costo di svincolarmi dalla proposta di mostre perchè anche ostinarsi a proporre le "solite mostre" è noioso e insignificante.

Ci sono nuovi mezzi e nuovi nomi che meritano attenzione ed è compito di chi cura un festival così importante e prestigioso farli emergere. Per cui, tornando alla domanda iniziale, forse Leroy ha ragione, ma le sue parole non bastano, non sono sufficienti, anzi saranno gravemente insufficienti se da lui non arriveranno risposte oltre che domande o critiche. Risposte più concrete e soprattutto fatti, che ci si devono attendere da chi ha la direzione del più prestigioso strumento di diffusione del fotogiornalismo internazionale. Vedremo nei prossimi giorni cosa succederà a Perpignan.

Leonardo Brogioni