Universita' degli studi di Milano

Facolta' di Lettere e Filosofia

Corso di laurea triennale in Scienze umanistiche per la comunicazione

A.A. 2008-2009

Storia della fotografia sovietica di propaganda;tra la prima e la seconda guerra mondiale


Indice

  • Alberto Greco
  • Storia della fotografia sovietica di propaganda;tra la prima e la seconda guerra mondiale

INTRODUZIONE     p. 8

 

1.0 STORIA DELLA FOTOGRAFIA DI PROPAGANDA SOVIETICA     p. 12

 

2.0 FUNZIONE POLITICA     p. 19
2.1 culto della personalità     p. 19
2.2 idealizzazione del cittadino     p.
2.3 azione sulle coscienze     p.

 

3.0 FINALITA’ DELL’IMMAGINE FOTOGRAFICA     p. 24
3.1 il falso storico     p. 24

 

4.0 FOTOGRAFIA     p. 28
4.1 la ripresa     p. 29
4.2 il foto montaggio     p. 36
4.3 l’impaginato     p. 42
4.4 il rapporto fra tipografia e fotografia     p. 44

 

5.0 MOSTRE E RIVISTE     p. 47
5.1 mostre     p. 47
5.2 riviste     p. 47

 

6.0 CONCLUSIONI     p. 51

 

BIBLIOGRAFIA     p. 53

Introduzione

  • Alberto Greco
  • Storia della fotografia sovietica di propaganda;tra la prima e la seconda guerra mondiale

Lo sviluppo della propaganda sovietica è un argomento complesso e difficile da trattare. Il problema principale deriva dal fatto che, mentre si crede di sapere perfettamente cosa sia la propaganda, in realtà non si è capaci di darne una definizione precisa, indipendentemente dall’epoca o dalla cultura politica in cui questa si situa. Gli studiosi spesso ne hanno cercato una definizione che riguardasse l’attività di persone di cui non condividevano i punti di vista. Alcuni hanno insistito sul fatto che la propaganda sia qualcosa di occulto, altri sul fatto che essa si appelli alle emozioni più che alla coscienza. Ma tali definizioni non hanno nulla a che fare con la realtà, dove essa è occulta in alcune occasioni ma meno in altre, talvolta è indirizzata alle emozioni, talvolta alla ragione. Chiaramente, propaganda spesso significa sottacere la verità, fuorviare e mentire, ma per meglio analizzare tale argomento è necessario comprendere che essa è nient’altro che un tentativo di trasmettere valori sociali e politici nella speranza di influire sul modo di pensare, sulle emozioni e infine sul comportamento degli individui. Tale tentativo è assolutamente discutibile. Quando si dice di disapprovare la propaganda, spesso non si discriminano i suoi metodi e i suoi obiettivi, che sono frequentemente ripugnanti e includono la manipolazione e la distorsione delle informazioni1.
Uno degli elementi caratteristici della propaganda sovietica era sicuramente l’attitudine dei leader all’indottrinamento. Lo stato sovietico era molto più permeabile alla propaganda rispetto agli altri, non solamente per l’ignoranza in cui versava la popolazione e la differenza di lingue, ma soprattutto perchè i bolscevichi adottarono soluzioni che miravano a creare una nuova umanità adatta a vivere in una nuova società. Nessuno stato prima di quello russo ebbe simili ambizioni, e nessun leader prestò cotanta attenzione al risultato della persuasione.
Le istituzioni sovietiche si formarono durante i difficili giorni della guerra civile. I rivoluzionari vittoriosi si trascinarono dietro non soltanto la lezione delle difficoltà della clandestinità, ma soprattutto un bagaglio ideologico che risultò particolarmente utile. In quanto marxisti, essi credevano nella perfezionabilità dell’essere umano e nella costruzione di una società razionale. Il loro impegno ideologico li mise in condizioni di rivolgersi a gente  povera che non aveva ancora  diritto di voto: un movimento marxista era impensabile senza delle masse politicizzate. Il compito dei rivoluzionari era, prima ancora di cercare il sapere, quello di distribuire i frutti dell’analisi marxista al proletariato. Tale aspetto dell’eredità marxista è cruciale per comprendere l’attitudine dei bolscevichi alla propaganda. Essi non erano solamente marxisti ma anche leninisti, e Lenin aveva contestato alla dottrina marxista la nozione che i lavoratori dovessero acquisire necessariamente la coscienza di classe per poter giungere  alla rivoluzione. Lenin credeva che i lavoratori dovessero invece essere guidati poiché  incapaci di comprendere autonomamente quali fossero i loro interessi. Lo strumento per guidare le masse era un partito all’avanguardia, chiaramente inteso come un’organizzazione manipolatrice: esso doveva condurre le masse alla rivoluzione sulla base della sua maggiore comprensione del processo storico.
L’attenzione che i comunisti posero nei confronti della propaganda è meglio comprensibile alla luce della situazione storica che la Russia aveva affrontato prima della nascita del partito bolscevico, guidato da Lenin2.
All’inizio del 1917, la Russia combatteva da tre anni come membro della triplice intesa. Le perdite ammontavano a più di sei milioni tra morti, feriti e prigionieri e, tranne alcune vittorie sul fronte austriaco, ormai vanificate dagli eventi, essa aveva subito una serie di gravi sconfitte che avevano comportato la perdita della Polonia russa, portando così il fronte all'interno dei suoi stessi confini.
Nelle città mancavano viveri e combustibile, anche a causa dello stato disastroso in cui versava il sistema ferroviario, e nelle campagne l'inquietudine dei contadini aumentava a causa del sempre maggior numero di reclutati per la guerra.
Il regime zarista, chiuso a riccio nella difesa del principio dell'autocrazia, aveva ormai perso del tutto il contatto con la realtà della Russia, al punto che anche molti degli elementi più conservatori delle classi tradizionalmente alleate del regime stavano prendendo coscienza che solo un'uscita di scena di Nicola II, e forse dello stesso zarismo, avrebbe permesso loro di mantenere il controllo dello stato.
La situazione precipitò drammaticamente nel 1917 quando la rivoluzione di febbraio, d'ispirazione borghese, spazzò via il regime zarista di Nicola II, e la seguente Rivoluzione d'Ottobre portò al potere il partito bolscevico, di ideali marxisti, sotto la guida di Vladimir Ulianov detto Lenin. Tale partito, come sopra precisato, era cosciente che il potere esercitato dal valore della sua dottrina esigeva un’adeguata propaganda, da interpretare nel suo significato originale di veicolo.
Nettamente distinta dalla propaganda era l’agitazione, alla quale ricorsero i russi bolscevichi per influenzare le masse: una pratica costante per creare lo stato d’animo adatto alla necessità politica del momento. La propaganda venne usata invece per presentare all’élite del partito sovietico qualche cosa di molto diverso dall’agitazione, ovvero la dottrina marxista-leninista.
La differenza fondamentale tra l’agitazione e la propaganda fu tracciata da G. Plekhanov, un pensatore marxista e attivista russo: <<Un propagandista presenta diverse idee ad una o poche persone; l’agitatore presenta una o poche idee, ma le presenta alla massa3>>. L’appello alle emozioni e alla demagogia fu un’arma accettabile nell’arsenale degli agitatori. Allo stesso tempo non c’era necessità di presentare una situazione del tutto falsa: gli agitatori non furono addestrati ad essere dei mentitori. Tale distinzione non è comunque utile a comprendere la propaganda sovietica: non è possibile stabilire chi faceva propaganda e chi faceva agitazione e, anche se ciò fosse possibile, non servirebbe a far chiarezza sull’attività dei bolscevichi4.
Nel campo della propaganda, i comunisti sperimentarono nuovi elementi, il più caratteristico dei quali fu la creazione in ogni settore di un apparato specificamente destinato alla propaganda e a tutte le forme di azione ad essa inerenti. A fianco del comitato centrale e della sua segreteria sorse l’ufficio dell’Agit-Prop, che fuse appunto agitazione e propaganda, incaricato di preparare le direttive e il materiale per le “campagne” promosse dalla direzione del partito e di dare istruzioni, per mezzo di circolari, a tutti gli organismi preposti a questo lavoro. L’Agit-Prop aveva una discreta autonomia tecnica, ma dipendeva politicamente dalla segreteria del partito. Questa sezione era tesa a coprire col suo campo d’azione propagandistico quasi tutta la mappa sociale del paese, pur non attribuendo ad ogni gruppo la stessa importanza, che variava a seconda delle circostanze e delle necessità del partito in una determinata situazione.
Una caratteristica fondamentale della propaganda sovietica fu la concentrazione, i cui fattori erano: la subordinazione dell’apparato tecnico della propaganda alla segreteria del partito; la centralizzazione politica di questa propaganda; il legame indissolubile fra l’azione particolare e quella complessiva.
Altro fattore fu l’organizzazione. I comunisti ebbero sempre poca fiducia nella spontaneità delle masse ed erano convinti che la propaganda, oltre a non essere redditizia se non accompagnata da un lavoro organizzativo, dovesse dare dei risultati valutabili in termini appunto di organizzazione5.
I maggiori presupposti dell’eredità dell’ideologia bolscevica erano basati su una chiara comprensione dell’importante ruolo che le idee hanno nella storia e sul fatto che alcuni lo sapessero meglio di altri, perciò non sarebbe stato saggio permettere al popolo di badare ai propri interessi. Probabilmente tutti i buoni propagandisti dovrebbero insistere fino ad un certo punto sulla propria audience, ma nel caso dei bolscevichi l’accondiscendenza fu estrema. Ciò fu evidente in tutte le attività propagandistiche, nello stile dei giornali sovietici, nell’organizzazione delle varie campagne, e nella meticolosa cura con cui istruzioni esatte non lasciavano spazio all’iniziativa locale o alla spontaneità, laddove erano inviate dal centro alle diverse realtà locali6.
In poche parole, il partito controllava tutte le organizzazioni ad esso sottostanti, senza lasciare il minimo spazio al caso e all’improvvisazione, come un nucleo che governa le sue diramazioni, dal centro alla periferia e dalla periferia di nuovo al centro.
La fotografia ebbe un ruolo fondamentale in questo processo di indottrinamento delle masse proprio perchè non parlava alle orecchie ma innanzitutto agli occhi. I fotografi sovietici furono bravi ad immortalare tutti i momenti rituali del regime, a partire da quelle dimostrazioni quali parate di piazza, comizi, che sostituivano le cerimonie religiose. Il partito, come una nuova fede, aveva fatto tabula rasa di ogni altra religione che potesse allontanare il popolo dal sostenerlo. Le fotografie di propaganda fecero da eco alla voce del regime, amplificandola con il supporto dell’avanguardia.

 

 

Note:

1 Kenez, Peter. The birth of the propaganda state - Soviet methods of mass mobilization 1917-1929. Cambridge University press, Cambridge 1985

2 Kenez, Peter. The birth of the propaganda state - Soviet methods of mass mobilization 1917-1929. Cambridge University press, Cambridge 1985

3 Kenez, Peter. The birth of the propaganda state - Soviet methods of mass mobilization 1917-1929. Cambridge University press, Cambridge 1985

4 ib idem

5 Angelo Tasca, Politica russa e propaganda comunista, Opere nuove, Roma 1957

6 Kenez, Peter. The birth of the propaganda state - Soviet methods of mass mobilization 1917-1929. Cambridge University press, Cambridge 1985

Conclusioni

  • Alberto Greco
  • Storia della fotografia sovietica di propaganda;tra la prima e la seconda guerra mondiale

I Bolscevichi conversero tutte le loro forze, le loro risorse, le loro energie per costruire uno straordinario apparato propagandistico mirato ad indottrinare le masse. Ma i loro investimenti furono realmente efficaci? Le loro migliaia di agitatori, le innumerevoli organizzazioni, i ripetuti incontri di massa riuscirono a cambiare il corso della storia?
Molti loro contemporanei credettero che le loro campagne riuscissero a raggiungere gli scopi prefissi. La maggioranza degli osservatori è stata enormemente impressionata dai metodi sovietici. Molti storici ostili hanno considerato la vera essenza dei bolscevichi come un insidioso lavaggio di cervello.
Non è facile dare una risposta a queste domande perchè non è sempre possibile separare il risultato dell’indottrinamento dalle conseguenze di altri aspetti del sistema sovietico. Chi può dire se il popolo sovietico appoggiò il regime perchè realmente coinvolto dalla propaganda o solamente per terrore? Allo stesso modo, com’è possibile scindere chi lo sosteneva perchè credeva veramente negli ideali del partito o perchè era stato manipolato dalla propaganda?
Ciò che è certo è che la propaganda costituì il grande motore del partito comunista, e che molto probabilmente, senza tutti gli apparati appositamente costruiti, le istituzioni coinvolte e la coercizione, il regime comunista non avrebbe avuto un impatto così grande e duraturo sulla storia della Russia.
La storia della propaganda sovietica inizia con una drammatica ironia. I Bolscevichi, una volta giunti al potere, credettero di dover indottrinare le masse senza mentire per portarle ad una veritiera visione del mondo. Fu proprio questa fede a qualificarli come propagandisti. Fermamente convinti della loro causa e senza la minima considerazione del pluralismo, essi finirono col costruire un apparato coercitivo  introducendo la repressione e la censura poco dopo aver ottenuto il potere.
D’altra parte però non va assolutamente dimenticato che nello sforzo propagandistico furono coinvolti numerosi artisti che su differenti livelli ebbero, almeno nei primi anni del regime, diverse opportunità di crescita e di sperimentazione. La storia della fotografia e della cinematografia sovietica costituisce una piccola illustrazione di tale sviluppo. Movimenti avanguardistici come quello del Costruttivismo, del Produttivismo, figure quali quelle di Rodchenko e di sua moglie Stepanova, Lissitzij, Alpert, avrebbero svolto lo stesso percorso artistico senza l’obbiettivo propagandistico? Le loro opere avrebbero avuto lo stesso valore e lo stesso significato per la storia? Molte delle caratteristiche stilistiche dei fotomontaggi russi sono utilizzate tutt’ora dai grafici e dai designer. Certo, l’arte è tale se non ha fini, ma nel caso sovietico la propaganda è stata essenzialmente un mezzo di crescita e di sviluppo di correnti che altrimenti non avrebbero raggiunto dimensioni così massicce.  
Resta da dire ancora che, nonostante la repressione, i contadini sovietici, divenuti cittadini, a differenza dei cinesi durante la loro rivoluzione culturale, non furono mai privati del piacere di un buon cinema e di una buona letteratura.
La prova suprema della società sovietica fu la seconda guerra mondiale: il Paese si trovò preparato non soltanto militarmente ed economicamente, ma soprattutto politicamente e qui la propaganda svolse il suo ruolo maggiore. Essa aiutò il mantenimento dell’unità nazionale sotto circostanze difficilissime, ed incanalò il patriottismo russo nell’immediato compito di vincere la guerra.

Bibliografia

  • Alberto Greco
  • Storia della fotografia sovietica di propaganda;tra la prima e la seconda guerra mondiale

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