UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PADOVA

FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA

CORSO DI LAUREA IN COMUNICAZIONE

A.A. 2009-2010

INFORMAZIONE E IMMAGINI CRUENTE. UN DUPLICE EQUILIBRIO: RISPETTO PER CHI GUARDA E RISPETTO PER CHI È GUARDATO.


Indice

  • Alice Santi
  • INFORMAZIONE E IMMAGINI CRUENTE. UN DUPLICE EQUILIBRIO: RISPETTO PER CHI GUARDA E RISPETTO PER CHI È GUARDATO.

1. INTRODUZIONE     p. 5

 

2. LA REALTÀ: TRA FOTOGRAFIA E VERITÀ     p. 9
2.1 La realtà mediata     p. 11
2.1.1 Un’altra realtà: Timisoara     p. 12
2.2 La percezione e l’uomo     p. 14
2.3 Immagini, parole e metafore visive     p. 17

 

3. RUOLI E RESPONSABILITÀ     p. 21
3.1 Figure professionali: dallo scatto all’impaginazione     p. 21
3.1.1 Un nuovo profilo professionale: il Photo Editor     p. 23
3.1.2 Il direttore responsabile     p. 27
3.2 Codici deontologici e norme     p. 28

 

4. IMMAGINI VIOLENTE, MINORI E SOGGETTI DEBOLI     p. 33
4.1. Violenza reale o finzione? Tra film e informazione     p. 34
4.2 “Spettatori in erba” di fronte al telegiornale     p. 36
4.2.1 Un Tg per bambini: il Gt Ragazzi     p. 39
4.3 Sistemi di tutela     p. 41
4.3.1 Il ruolo delle istituzioni     p. 47
4.3.2 La presa di coscienza delle associazioni     p. 49

 

5. LA SPETTACOLARIZZAZIONE DELLA MORTE E DELLA VIOLENZA     p. 53
5.1 Sensazionalismo e teledipendenza     p. 55
5.2 Conflitti e teleguerre     p. 60
5.2.1 U.S.A: un caso particolare     p. 64
5.3 Morire in diretta tv     p. 71

 

6. DA MASS MEDIA A NEW MEDIA: LA REALTÀ A PORTATA DI CLICK     p. 77
6.1 “War Porn” e “Effetto Werther”     p. 82

 

7. TRA VOLONTÀ DI INFORMARE E VOLONTÀ DI IMPRESSIONARE     p. 87
7.1 Immagini: una trappola     p. 89
7.1.1 Fotofiction e Docufiction     p. 90
7.2 Immagini ritoccate: la caricatura del male     p. 94

 

8. GIORNALISTI, IMMAGINI E «LIMITI EVANESCENTI»     p. 99
8.1 «Vedo e non vedo, spostare il limite più in là» ‐ IJF     p. 99
8.2 Intervista telefonica a Pier Paolo Cito – Associated Press     p. 101

 

9. CRONACA NERA PER IMMAGINI: dovere o spettacolo?     p. 111
9.1 Stefano Cucchi: alla ricerca della verità     p. 111
9.2 Omicidio Bacioterracino: alla ricerca del copevole     p. 112
9.3 Asilo di Pistoia: alla ricerca del sensazionale     p. 113
9.4 Medio Oriente: alla ricerca del consenso     p. 115
9.5 Tibet: l’immagine che non c’è     p. 117

 

10. UNA RIFLESSIONE ETICA     p. 121

 

APPENDICE     p. 125
BIBLIOGRAFIA     p. 127
INDICE DELLE FIGURE     p. 135

Introduzione

  • Alice Santi
  • INFORMAZIONE E IMMAGINI CRUENTE. UN DUPLICE EQUILIBRIO: RISPETTO PER CHI GUARDA E RISPETTO PER CHI È GUARDATO.

La vista, secondo i filosi dell’antica Grecia, è il più nobile tra i sensi.
Guardare è bello, facile e immediato, ma a volte preferiremo non vedere.
Di fronte a immagini di morte, di guerra o di violenza dove si trova il limite tra ciò che è giusto vedere e ciò che trasforma l’osceno in spettacolo?
Questo “confine” va valutato di volta in volta e presuppone una seria preparazione professionale e l’esercizio di una vera e propria responsabilità morale, di sensibilità sociale e di professionalità.
In generale esso è segnato dal rispetto della persona umana, il problema – però - sta nel tradurre questo principio in realtà, nel rispetto di chi guarda e di chi è rappresentato.
Da un lato la dignità del singolo va sempre tutelata, sia che si tratti di una vittima, che di un colpevole – tanto più se minori.
Dall’altro vanno considerate le realtà di coloro che vedranno le immagini, questi ultimi non sono né recipienti da riempire, né automi senz’anima ed hanno diritto di conoscere e di sapere senza vedersi rovesciare addosso qualunque cosa.
Questa tesi si pone l’obiettivo di presentare una panoramica sull’uso delle immagini cruente nel mondo dell’informazione, indagando gli effetti che esse possono produrre ed i sistemi di tutela che ne disciplinano l’utilizzo.
In queste pagine, con il termine “immagini” si farà riferimento sia a fotografie che video e, nello specifico, con “immagini cruente”, si farà riferimento ad ogni raffigurazione contenente la rappresentazione di comportamenti o situazioni che producono dolore nei protagonisti e, nei casi estremi, la morte.
Oggi, vi è una sorta di ossessione per le immagini che ha contagiato anche il giornalismo, trasformandone i linguaggi.
Tutto esiste per finire in una fotografia e la fotografia è sempre più spesso la notizia.
Quest’analisi si propone di studiare il ruolo delle immagini nella creazione del contenitore-notizia ed, in particolar modo, come l’uso delle immagini cruente abbia subìto delle trasformazioni nel tempo, testimoniando una volontà di spettacolarizzazione della notizia ed il diffondersi di una sorta di voyeurismo amplificato dalla diffusione dei nuovi media.
In questi capitoli si parte dal presupposto che nel complesso non vi sia una volontà esplicita di impressionare, ma piuttosto una scarsa sensibilità che si traduce in una mancata riflessione sulle conseguenze sia di carattere psicologico che valoriale.
Il lavoro di analisi è suddiviso in tre fasi principali.
Nei primi capitoli si discutono le varie caratteristiche dell’immagine in generale, i meccanismi che ne regolano la comprensione e gli elementi paratestuali che contribuiscono alla creazione di senso.
Nel capitolo 3 si presentano brevemente le figure professionali coinvolte nel processo di selezione, con particolare attenzione al ruolo del Photo Editor.
Inoltre, al fine di favorire una valutazione consapevole dei casi presentati, nello stesso capitolo, si forniscono anche le norme deontologiche di base cui il giornalista dovrebbe far riferimento.
In secondo luogo, l’analisi prosegue focalizzandosi sugli effetti che tali immagini possono produrre su minori e soggetti deboli, per poi passare ad osservare da vicino le diverse sfaccettature della spettacolarizzazione delle notizie.
Il capitolo 6 è dedicato alle conseguenze che la pubblicazione di tali immagini può produrre, con la presentazione del caso specifico del fenomeno del “War Porn”. Il capitolo 7, invece, elenca alcuni casi di uso improprio delle immagini, e presenta le nuove frontiere della spettacolarizzazione: fotofiction e docufiction.
Infine, è stata riportata la riflessione emersa nella conferenza “Vedo o non vedo spostare il limite più in là” svoltasi presso l’International Journalism Festival il 22 aprile 2010. Questo è stato possibile grazie a Pier Paolo Cito - fotoreporter dell’Associated Press - che ha fornito il materiale di analisi.
Grazie al contributo di Cito è stato possibile ricostruire il processo di selezione delle immagini cruente, che parte dal fotografo e si basa innanzitutto su di un limite umano.
Hanno contribuito alla compilazione di questo lavoro con suggerimenti e spunti di riflessione anche i membri di due importanti associazioni: FPA – Fotoreporter Professionisti Associati e AIART – Associazione spettatori onlus.
Nello specifico sono stati contattati telefonicamente o tramite email il Presidente Nazionale FPA Sandro Roticiani ed Evandro Inetti; mentre per l’AIART hanno contribuito Luca Borgomeo – Presidente Nazionale - Abele Dell’Orto, Bruno Rimoldi e Giancarlo Cattaneo, membri della stessa.
Il capitolo 9 elenca alcuni casi relativi alla cronaca nera degli ultimi anni, mentre il capitolo 10 conclude la panoramica con una riflessione finale.
L’uso delle immagini cruente nei media è un argomento che andrebbe studiato da molteplici punti di vista.
In primis, questo tema si adatta ad un’osservazione sociologica, ma può offrire spunti di esame interessanti anche per discipline come: psicologia sociale, comunicazione visiva, diritto dei media e molte altre.
Questa tesi si limita ad osservare il fenomeno dal punto di vista giornalistico, offrendo al lettore una base completa da cui partire per approfondire le diverse sfumature del problema.

Conclusioni

  • Alice Santi
  • INFORMAZIONE E IMMAGINI CRUENTE. UN DUPLICE EQUILIBRIO: RISPETTO PER CHI GUARDA E RISPETTO PER CHI È GUARDATO.

Individuare il limite sottile che separa la volontà di diffondere immagini per dovere di cronaca, dallo sfruttamento della pietas e dello choc in esse contenuto è molto complesso.
Dalle diverse opinioni presentate in questa trattazione emerge una chiara divisione tra coloro che promuovono il “vedere ad ogni costo” e coloro che, al contrario, riconoscono le conseguenze di questo “vedere” e cercano una soluzione alternativa, nel rispetto di chi guarda e di chi viene guardato.
Fino a che punto è giusto scuotere lo spettatore?
È difficile trovare una risposta universalmente valida.
Eliminare tutti i contenuti più crudi per tutelare i soggetti deboli porterebbe ad una forma di censura difficilmente controllabile, allo stesso tempo eliminare tutti i filtri porterebbe ad una perdita di buon senso e ad una possibile assuefazione alla visione del dolore altrui.
Nascondendosi dietro l’ideale della cronaca senza filtri si finisce con il dimenticare che non è sempre fondamentale mostrare tutto.
I casi presentati in queste pagine hanno contribuito ad animare il dibattito e la ricerca di possibili soluzioni.
A livello tecnico si stanno introducendo i primi sistemi di tutela come il viewer’s discretion advised, a livello istituzionale sono nati i primi organi deputati al controllo e alle eventuali sanzioni, mentre parallelamente si sono sviluppate associazioni volte alla promozione del ruolo etico-educativo dei media.
Tutto ciò denota una grande sensibilità nei confronti di questo tema, diffusasi anche grazie all’introduzione dei nuovi media che hanno rivoluzionato le abitudini nella fruizione della notizia, destabilizzando gli utenti e ponendoli di fronte ad un overload informativo che spesso travalica il buon senso e mostra l’osceno.
In molti criticano questa volontà di proteggere bambini ed adulti dalla visione di immagini forti, ma la risposta più ragionevole è che nella realtà stessa provvediamo – in base all’agire comune - a proteggere i più sensibili da spettacoli di morte e violenza che, generalmente, salvo in zone di guerra, non sono certo comuni.
Inoltre, non si tratta solo di protezione, ma di educazione al rispetto.
Rispetto per chi guarda, ma anche e soprattutto rispetto per chi è rappresentato.
Il sentiero da seguire è quello del Codice Deontologico - nel rispetto della privacy e della dignità degli individui.
Si tratta di considerare questo confine come un limite labile, fluttuante, che dipende dalla notizia da pubblicare, dal tipo di fruitore cui è indirizzata e dal momento storico in cui si colloca, così come dalla coscienza personale di chi media la notizia.
Quest’ultima, in quanto “mediazione”, è una trasformazione non neutrale della realtà. La realtà e la rappresentazione della realtà non potranno mai coincidere, ma quando entrano in gioco sentimenti e situazioni delicate come la morte, la violenza e la guerra questa mediazione assume un ruolo ancora più importante, sia nelle parole che nelle immagini.
Le immagini della stampa e le immagini della televisione hanno un impatto diverso sul pubblico. La televisione trasmette immagini che il pubblico è costretto a seguire passivamente, mentre i giornali sono scelti dal proprio pubblico e su questo essi modellano i propri limiti.
Ne consegue che il limite debba anche essere adattato a seconda del mezzo utilizzato per la diffusione della notizia.
Il giornalista ha il compito di selezionare le immagini sulla base del loro puro contenuto informativo, riproponendole corredate da elementi che ne consentano una giusta interpretazione.
Tale selezione deve basarsi su una riflessione che va al di là del solo aspetto commerciale e della logica di attrazione dei lettori, muovendosi su scelte di natura etica e morale.
Se si considera che, nella maggior parte dei casi, l’informazione è un prodotto di ingegno collettivo, si arriva a dedurre l’importanza di ogni singolo ruolo professionale all’interno delle redazioni.
Indubbiamente, il livello di qualità delle immagini e dei contenuti in esse racchiusi si innalzerebbe se si promuovesse uno speculare innalzamento del livello culturale e delle competenze di redazione.
In primo luogo, attraverso il riconoscimento di nuovi profili professionali specializzati come il Photo o Picture Editor ed, in secondo luogo, inserendo nel percorso di formazione di giornalisti e operatori dell’informazione insegnamenti di comunicazione visiva e psicologia sociale.
In questo modo si diffonderebbe un patrimonio di conoscenze e competenze professionali tale da autoregolare i professionisti nella selezione delle immagini, accrescendone la sensibilità.
Del resto, nessun telespettatore avrà mai la voglia di spegnere il televisore ed interrompere la visione delle immagini anche se indignato, poiché l’imperativo della nostra società è quello di essere al corrente, sempre.
Per questo, in quanto professionisti dell’informazione, è importante continuare a cercare nuove soluzioni e nuovi linguaggi, tenendo sempre in considerazione l’eterogeneità del pubblico.
Ci vuole dunque un duplice equilibrio, che permetta di distinguere le fotografie giornalistiche da quelle illustrative in cui viene rappresentata una violenza gratuita.
Le fotografie giornalistiche rappresentano il diritto delle persone coscienti di sapere-vedere ciò che gli esseri umani sono in grado di fare.
Le immagini dei lager nazisti ne sono ancor oggi un esempio.
Esse pur rappresentando situazioni atroci permettono di mostrare l’entità del genocidio e trasmettono l’alienazione ed il dolore dei sopravvissuti.
Non sono pornografia, né spettacolarizzazione. Se non fossero state pubblicate, qualcuno avrebbe potuto negarne l’esistenza.
L’importante è che i giornalisti siano sempre in condizione di spiegare e di giustificare le proprie scelte, condizione che spesso nella realtà manca.
Presentare immagini che possano impressionare fino al rifiuto di guardare oltre o favorire la creazione di una barriera tra le immagini e chi guarda per allontanare ciò che non si sopporta di vedere è controproducente, perché in fondo raccontare significa anche mettere al centro dell’attenzione i problemi con la speranza di risolverli.
L’informazione è vitale, la spettacolarizzazione uccide l’informazione.

Bibliografia

  • Alice Santi
  • INFORMAZIONE E IMMAGINI CRUENTE. UN DUPLICE EQUILIBRIO: RISPETTO PER CHI GUARDA E RISPETTO PER CHI È GUARDATO.

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ARTICOLI
Tutti gli articoli qui elencati sono stati consultati, sia in versione cartacea che virtuale, nel periodo compreso tra giugno e agosto 2010.

 

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Martirano D., Maroni e il video-choc : «un errore mostrarlo», in il Corriere della Sera, pubb. il 2 novembre 2009 (versione cartacea)

Panza P., Quelle foto tra dovere di cronaca e orrore, in Il Corriere della Sera, pubb. il 1 novembre 2009 (versione cartacea)

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Riotta G., Lacrime e ipocrisia, in Il Corriere della Sera, pubb. il 2 dicembre 1997 (versione cartacea)

 

La Repubblica
Pantaleone S., La Bbc ha tradito il giornalismo, in La Repubblica, pubb. l’11 giugno 1995 (versione cartacea)

Perilli B., War porn: guerra e morte un fenomeno su youtube, pub. il 7/05/10 in www.repubblica.it/tecnologia/2010/05/07/news/war_porn-3888074/

Stagliano R., Le brutte notizie fanno bene al giornalismo online, in La Repubblica, pub. il 23/02/2001 (versione cartacea)

 

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Fotografia&Informazione
Pucci R., Giornalismo per immagini: informare o illustrare?, pub. l’8 febbraio 2003, in https://www.fotoinfo.net/articoli/detail.php?ID=118

Soglia P., Fotogiornalismo o fiction?, pub. il 16 novembre 2009, in https://www.fotoinfo.net/articoli/detail.php?ID=831

Capovilla M., Giornalismo, drag queens e distribuzioni statistiche, pub. il 7/05/2007, in https://www.fotoinfo.net/articoli/detail.php?ID=636

Della Bella F., Intervista a Giovanna Calvenzi (photo editor), pub. il 2/04/2009 in https://www.fotoinfo.net/articoli/detail.php?ID=772

 

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Hendler C., Whose photo is it?, pub. il 4/09/2009 in http://www.cjr.org/the_kicker/whose_photo_is_it.php

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Altre testate estere:
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Hedges M., Images of dying soldier renew war coverage debate, pub. il 31/01/2007, in http://www.chron.com/disp/story.mpl/metropolitan/4513193.html

Cooper R., The NY Times Once again denigrate our military, pub. il 31/01/2007, in http://urbangrounds.com/2007/01/ssg-hector-leija/

Bennet J., A tragedy that won’t fade away, pub. il 25/04/2009, in http://www.newsweek.com/2009/04/24/a-tragedy-that-won-t-fade-away.html

NYU Child Study Center, Media Exposure and traumatic events: how much is too much, in http://www.education.com/reference/article/Ref_Media_Exposure/

 

Altre testate italiane:
Scurati A., Se la tv passa dal reality alla realtà, pub. il 18/06/2007, in http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200706articoli/22793girata.asp

Montanelli W., Fenomenologia della violenza e new media, in http://www.comitatoperwandamontanelli.com/

Sal. L, La morte di Neda, martire della contestazione e icona del web, in pubb. il 21 giugno 2009.

Colford P., Statement from the Associated Press on its coverage of a fallen marine, 9/04/09 in http://www.ap.org/pages/about/pressreleases/pr_090409a.html

 

 

SITOGRAFIA

Siti consultati nel periodo compreso tra giugno e agosto 2010 per la stesura della tesi.

 

www.ap.org
Sito ufficiale dell’agenzia stampa internazionale Associated Press

 

www.cjr.org
Sito ufficiale della rivista “Columbia Journalism Review” edita in versione cartacea e online da una delle più prestigiose scuole di giornalismo americane, la Columbia University.

 

www.chron.com
Sito ufficiale della tetata giornalistica americana Houston Chronicle

 

http://journalists.org/
Sito ufficiale della Online News Association

 

www.jpost.com
Sito ufficiale della testata giornalistica israeliana Jerusalem Post

 

www.nytimes.com
Sito ufficiale della testata giornalistica americana The New York Times

 

www.repubblica.it
Sito ufficiale della testa giornalistica italiana La Repubblica

 

www.liveleak.com
Sito di video sharing dedicato al War Porn

 

www.gotwarporn.com
Sito di video sharing dedicato al War Porn

 

www.youtube.com
Sito di video sharing

 

www.youreporter.com
Sito di video sharing

 

www.fotogiornalisti.com
Sito ufficiale di Fotografia&Informazione, portale dell’Associazione Italiana Giornalisti dell’immagine.

 

www.photoeditors.it
Sito ufficiale del GRIN – Gruppo Redattori Iconografici Nazionale

 

www.photographers.it
Uno dei più famosi portali dedicati al mondo della fotografia

 

www.agcom.it
Sito ufficiale dell’Autorità Garante per le Comunicazioni

 

www.aiart.org
Sito ufficiale dell’Associazione Spettatori Onlus

 

www.censis.it
Sito ufficiale del Centro Studi Investimenti Sociali – Censis – istituto di ricerca statistica